I giochi saranno più chiari in settimana, il 5 o il 6 settembre, quando sarà convocata la capigruppo della Camera per decidere il calendario dei lavori del mese. Un paio di giorni, appunto, in cui i partiti che sostengono il governo Monti dovranno decidere che fare sulle intercettazioni. Le posizioni sono sul tavolo. Il Pdl cavalca strumentalmente il caso Quirinale-trattativa Stato-mafia e accelera sulla necessità di fare quello che non è riuscito a fare in quattro anni: modificare le intercettazioni nel senso di impoverire lo strumento di indagine e impedire alla stampa di pubblicare. La posizione del Pd è altrettanto inequivocabile: il caso procura Palermo-Quirinale non ha nulla a che vedere con il disegno di legge sulle intercettazioni e chi spinge su questo portando ad esempio l’altro mistifica sapendo di farlo (con quali obiettivi è un altro tema). Non solo: il “vecchio” testo Alfano-Bongiorno – in aula alla Camera in terza e definitiva lettura e il cui destino potrebbe essere deciso in settimana- è da cestinare. Impossibile lavorarci sopra con aggiustamenti e modifiche. Se il governo vuole
intervenire sul tema può farlo, ovvio, ma solo con un nuovo testo a firma del ministro Paola Severino.
La novità è nella posizione del governo. E di questo si sta parlando in queste ore nei colloqui informali tra via Arenula, sede del ministero della Giustizia, e palazzo Chigi alla vigilia della settimana in cui riapriranno i lavori parlamentari. «La priorità – si ripete da settimane – è il disegno di legge contro la corruzione (già approvato alla Camera e fermo da giugno in Commissione al Senato, ndr) su cui il governo ha messo la faccia nonché ha scommesso per rilanciare il sistema Paese». Le nuove norme – tanto sul penale quanto sulla parte che riguarda la pubblica amministrazione – costituiscono sicuramente un deterrente per una piaga che ci costa 60 miliardi l’anno. E sono il segnale che l’Italia ha veramente cambiato pagina. Così come sull’evasione fiscale.
Insomma, un passaggio così impor- tante quello sulla corruzione che il governo sarebbe anche disposto ad accettare un compromesso pur di approvarlo. Il prezzo del compromesso si chiama legge sulle intercettazioni.
L’apertura di palazzo Chigi su questo punto è rintracciabile in modo palese nelle dichiarazioni di Casini, il leader dell’Udc e il più «montiano» tra i leader della maggioranza: «Si possono fare entrambe le riforme, corruzione e intercettazioni. È un treno che non passa più». Casini pur consapevole che la legge sugli ascolti è tema diverso dal caso intercettazioni Qurinale-procura di Palermo, crede in questo modo di facilitare il cammino altrimenti quasi chiuso del testo che combatte le corruzione. Oltre al fatto che il leader centrista non ha mai fatto mistero di considerare le intercettazioni una specie di arma impropria se non regolamentate in modo più stringente nella parte che riguarda le persone ascoltate ma non indagate, i cosiddetti “terzi”.
Occhi puntati quindi sulla capigruppo di mercoledì¬ o giovedì¬. Fabrizio Cicchitto (Pdl) potrebbe chiedere di calendarizzare in aula il testo intercettazioni Alfano-Bongiorno sapendo di poter avere dalla sua Casini che a sua volta chiederebbe di blindare e far approvare l’anticorruzione al Senato, un boccone amarissimo per la squadra di onorevoli-avvocati in quota Pdl.
In questo nuovo scenario il Pd sarebbe in difficoltà. Perché non vorrebbe dover essere costretto a mettere la materia all’ordine del giorno. Altre sono le priorità adesso nel Paese. Il responsabile Giustizia Andrea Orlando, la capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera Donatella Ferrante e la sua “collega” al Senato Silvia della Monica lo hanno ripetuto per tutta l’estate: «Il testo Alfano-Bongiorno non va bene, va modificato ma essendo alla terza lettura esiste il problema della doppia conforme. Ovverosia esistono passaggi (ad esempio la modifica della legge Falcone, ndr) che non vanno bene e che però non possono più essere corretti». Un busillis tale per cui è necessario, sostiene il Pd, un nuovo testo Severino. La quale ha le idee molto chiare sul da farsi relativamente ai contenuti. Gli uffici stanno lavorando all’ipotesi di derogare alla doppia conforme. A quel punto si aprirebbe la strada per un maxiemendamento. Su cui poi poter anche pensare di mettere la fiducia. Una forzatura. In cambio del approvazione dell’anti-corruzione.
L’Unità 02.09.12
Pubblicato il 2 Settembre 2012