attualità, economia, lavoro

"La trappola dell'anti spread", di Stefano Fassina

Il bollettino di guerra del lavoro arriva, anche da noi, puntuale ogni mese. Allarghiamo lo zoom. Guardiamo alla comunità della moneta unica. I dati di luglio sulla disoccupazione nell`euro-zona sono l`effetto inevitabile della recessione in corso. Una emorragia continua in particolare per le generazioni più giovani, per le quali si arriva, anche nel nostro Mezzogiorno, al 50% di senza speranza. Recessione in corso, stagnazione prevista per il prossimo anno e ulteriore au- mento della disoccupazione si riflettono nell`innalzamento del debito pubblico in tutti i Paesi dell`Eurozona, in particolare per quelli impegnati nei programmi sottoscritti con la troika Commissione Europea, Bce, Fmi. Distruggiamo piano piano le condizioni di crescita potenziale: lavoro e impresa. Di quali ulteriori prove abbiamo bisogno per riconoscere che la ricetta conservatrice prevalente, ossia austerità auto-distruttiva e svalutazione del lavoro, non soltanto non funziona, ma aggrava i problemi della finanza pubblica e gli squilibri macroeconomici?
Gli spread dei Paesi periferici rimangono elevati perché la strada seguita rende sempre meno sostenibile l`euro, sul piano politico, prima che economico.
Per ridurre il debito pubblico, obiettivo imprescindibile, è necessario cambiare rotta nell`E urozona, rianimare la domanda aggregata e ridurre le divergenze tra gli andamenti della produttività. Quali priorità, lungo la strada dell`unione politica?
1) Arrivare alla fiscal union, come condizione politica per sbloccare il cammino. L`inserimento nelle Costituzioni dell`equilibrio di bilancio pubblico e l`approvazione del fiscal compact sono insufficienti a garantire le opinioni pubbliche dei “Paesi virtuosi”. Per evitare di continuare a normare obiettivi sempre meno realistici, e quindi sempre meno credibili nella folle corsa lungo la strada dell`ammanettamento dei risicati spazi nazionali della politica, va prevista l`autorizzazione preventiva da parte del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo dell`Eurozona per la presentazione al Parlamento di ciascun Paese membro della Legge di Bilancio. Insieme, vanno previste correzioni automatiche, come raccomandato dall`Institute for New Economie Thinking, in termini di maggiori imposte e minori spese correnti, per compensare sforamenti.
2) Allentare, in tutta l`Eurozona, l`austerità autodistruttiva, in particolare nei Paesi sotto programma e in quelli, come l`Italia, dove le scelte irresponsabili del Governo Berlusconi hanno fissato il pareggio di bilancio al 2013, in un disperato tentativo di colmare un`irrecuperabile assenza di credibilità politica. Ad esempio, introdurre una golden rule per dare ossigeno agli investimenti produttivi.
3) Lanciare, in quantità adeguata, euro-project bonds (da garantire secondo lo schema Prodi-Quadrio Curzio) e applicare una tassa sulle transazioni finanziare per realizzare investimenti trans-europei e contribuire a recuperare i differenziali di produttività tra aree della moneta unica.
4) Contrastare i paradisi fiscali e la competizione fiscale al ribasso e applicare uno standard retributivo per evitare il dumping salariale e tenere agganciata, in ciascun contesto nazionale, la dinamica settoriale delle retribuzioni alla corrispondente produttività.
5) Definire e attuare la banking union programmata al Consiglio europeo del 28 e 29 Giugno scorso.
6) Introdurre un regime di ristrutturazione del debito pubblico, senza perdite in conto capitale, con significativo allungamento delle scadenze e abbattimento dei tassi di interessi applicati. In tale contesto istituzionale e macroeconomico, perderebbe centralità la funzione del fondo “Salva-Stati” sul quale anche il nostro Governo continua a insistere nell`infondata convinzione che gli elevati spread dipendano da mercati intellettualmente ritardati o preoccupati dal ritorno dei barbari a Palazzo Chigi dopo la stagione della tecnocrazia illuminata. Non dobbiamo chiedere l`intervento del Fondo.
Sarebbe dannoso sul piano economico e democratico, data l`assenza di mandato elettorale del governo Monti e le elezioni in arrivo. Per ragioni di spazio non ripetiamo le priorità di politica economica interna. Sono note: infrastrutture; politiche industriali; redistribuzione del carico fiscale; pubbliche amministrazioni, in primis la macchina della giustizia; legalità; assetto delle istituzioni politiche.
Tuttavia, i problemi esistenziali dell`euro sono sistemici. Forse, tale punto andrebbe ricordato alla signora Merkel che ci promuove mentre capitali tedeschi, raccolti a tassi negativi, si preparano a fare shopping a buon mercato delle nostre aziende di qualità. Insomma, è necessaria una politica economica progressista, innanzitutto europea, orientata allo sviluppo e al lavoro, come indicato nell`Agenda Bersani. Altrimenti, oltre a un futuro di debito pubblico sempre più alto, condanniamo le generazioni più giovani, in Italia e in Europa, a un presente di disperazione e le spingiamo tra le braccia dei populismi anti-europeisti, nazionalisti e xenofobi.
L’Unità 01.09.12