Mese: Agosto 2012

"La democrazia al bivio", di Nadia Urbinati

La democrazia rappresentativa è in crisi. Lo si legge con frequenza quotidiana. A questa, che sembra ormai una verità assodata, manca un codicillo di non poca importanza: non è in crisi dovunque. Né la sua riuscita è percepita come problematica ovunque. La democrazia rappresentativa è in crisi in Italia più che in Germania o in Finlandia o in Francia. Contestualizzare è necessario. Anche per comprendere bene la portata della partita che si sta giocando, non soltanto fra poteri eletti e non eletti all’interno dei confini nazionali, ma soprattutto fra gli stessi Paesi europei, tra quelli nei quali la democrazia è un fatto acquisito e quelli nei quali pare lo sia meno. Abbiamo appreso anche di recente che da Oltralpe si guarda con preoccupazione all’eventualità – che è un atto dovuto, costituzionale – che in Italia ci siano nuove elezioni e che Monti possa non essere più primo ministro. Leggiamo il testo preoccupato riportato qualche giorno fa su questo giornale in un articolo di Alberto D’Argenio: «Sul medio periodo il pericolo maggiore per l’Italia è che …

"Il lavoro tradito", di Luciano Gallino

La chiusura ventilata della Carbosulcis avrà forse delle ragioni economiche, ma per diversi aspetti ha un forte contenuto politico, e un non meno rilevante potenziale di innovazione del modello industriale. Se le ragioni economiche finissero per prevalere sulle altre, come rischiano di prevalere, sempre in Sardegna, nei casi dell’Alcoa, dell’Euroallumina, della Portovesme, le relazioni industriali in Italia farebbero un altro passo all’indietro, e le spinte a innovare qui e ora un modello industriale superato subirebbero un lungo rinvio. Il contenuto politico deriva dal fatto che si tratta di minatori. La memoria non può non andare al durissimo attacco che venne sferrato dal governo Thatcher nel 1984-85 contro il sindacato nazionale dei minatori, il più forte del Paese. Ben più che ridurre i costi dell’industria mineraria o avviarla a qualche tipo di conversione, esso aveva lo scopo manifesto di spezzare le reni all’intero movimento sindacale. L’operazione ebbe successo. I sindacati britannici non si sono mai più ripresi da quella sconfitta. Inflitta loro dal governo a carissimo prezzo per l’intero Paese. Tra perdite di produzione, riduzione degli …

"Le Province «passano» ai sindaci", di Antonello Cherchi

Il conto alla rovescia per il riordino delle Province è cominciato. Già entro la prossima settimana, secondo lo stringente cronoprogramma fissato dal decreto legge sulla spending review (il Dl 95, convertito a inizio agosto dalla legge 135), dovrebbe essere sistemato il primo mattone di questa nuova costruzione istituzionale, che sarà pronta – come è stato ricordato anche dal consiglio dei ministri di venerdì – entro fine anno e promette di essere assai più leggera ed economica dell’attuale sistema. Entro il 5 settembre dovrebbe, infatti, vedere la luce il decreto del Governo che individua le funzioni di competenza statale che ora sono svolte dalle Province e che, nel futuro assetto, saranno trasferite ai Comuni. Il cantiere ferve, però, anche a livello locale, dove le amministrazioni destinate a scomparire si ingegnano per trovare la quadra della nuova geografia, con accorpamenti di territori che consentano di rientrare nei parametri indicati dal Governo: almeno 350mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati di superficie. Per ora si tratta solo di ipotesi, più o meno realizzabili. Non sarà comunque facile, come spiega …

"Insulto dunque navigo", di Beppe Severgnini

Pierluigi Bersani ha ragione, ma sbaglia aggettivo. Chi approfitta di Internet per insultare gli avversari non è «fascista»: è un maleducato. Immaginate, tuttavia, due leader di partito che, di questi tempi, si danno del maleducato. Qualche anziana maestra capirebbe, ma pochi altri. «Fascisti!». Nel grido bersaniano contro Grillo & C. c’è molta autobiografia. Quarant’anni fa, quando la chiesa comunista faceva sul serio, il vocabolo era una scomunica. «Fascista!». E qualsiasi discussione – dalle assemblee sindacali ai collettivi studenteschi – si chiudeva lì. La cosa grave è che a quei tempi i (neo)fascisti c’erano davvero, ed erano pericolosi; ma degli aggettivi, mussolinianamente, se ne fregavano. Detto ciò, Bersani ha ragione. L’urlo di chi non sa più parlare sta diventando insopportabile. L’avversario non si contesta più: lo si demolisce. Non c’è solo Beppe Grillo e il suo popolo votante (in genere meno esagitato di lui). Il dibattito sui quotidiani, in questi giorni, è sconcertante; e dobbiamo ringraziare l’estate, altrimenti il tutto verrebbe amplificato in televisione. Considerare l’insulto come la forma più genuina di democrazia, ed etichettare come …

"Ecologia e provocazioni I due volti della Biennale", di Stefano Bucci

Da una parte, un bosco di cinquemila felci. Dall’altra, il Belpaese riciclato da Michelangelo Pistoletto. Il Padiglione Italia della XIII Biennale d’Architettura di Venezia, curato da Luca Zevi, si gioca tutto tra questi due estremi che anche fisicamente lo aprono e lo chiudono. E nell’idea di un terreno comune, quel «Common Ground» che dà il titolo alla mostra diretta da David Chipperfield, che può essere, proprio come le cinquemila felci della prima sala e gli avanzi dell’allestimento riuniti da Pistoletto per la sua installazione temporanea al Giardino delle Vergini, frammento di passato degrado o tassello di futura crescita. Quello di Zevi è il racconto delle «Quattro stagioni del Made in Italy», un racconto che prende le mosse da Adriano Olivetti e dalla sua idea «che il fare impresa non possa prescindere da un atteggiamento etico e responsabile nei confronti dei lavoratori del territorio che accoglie le fabbriche», un racconto in grado di coinvolgere i migliori designer e architetti del suo tempo. Ed è un esperimento riuscito se si pensa alle case per impiegati di Figini …

"“Quota 96”: lettera aperta al ministro Francesco Profumo", di Antonio Pane *

Gentile Signor Ministro Francesco Profumo, dal prossimo primo settembre circa tremila dipendenti del Suo Ministero (fra docenti e Ata) si ritroveranno, loro malgrado, ‘sequestrati al lavoro’, forzosamente costretti a rimanere in servizio nonostante siano in possesso dei requisiti (la ‘quota’ 96 o i quarant’anni di contributi) per accedere alla pensione di anzianità secondo le regole previgenti alla cosiddetta riforma Fornero (articolo 24 della legge 22 dicembre 2011, n. 214). Un simile stato di ‘illegale detenzione’ si è determinato a causa di una difettosa formulazione della ‘norma di salvaguardia’, contenuta nel comma terzo della riforma anzidetta. Fissando al 31.12.2011, per tutti i lavoratori, il termine ultimo per la maturazione dei requisiti utili ad ottenere il pensionamento con le regole precedenti, questa norma ha ‘dimenticato’ che i lavoratori della scuola rimangono sottoposti, in materia pensionistica, al regime speciale stabilito da Leggi tuttora in vigore e non abrogate dalla ‘riforma Fornero’. Citiamo l’Art. 1 del D.P.R. 351/1998, che vincola la cessazione dal servizio nel comparto Scuola «all’inizio dell’anno scolastico o accademico successivo alla data in cui la domanda …

"Dopo tre mesi è già futuro", di Enrico Grazioli

Sono passati tre mesi dalle scosse che hanno piegato la Bassa e non sono passati invano. Persino un freddo comunicato di Palazzo Chigi certifica ufficialmente che “l’analisi sull’attuazione delle misure a sostegno delle popolazioni terremotate ha confermato una ripresa graduale del circuito economico locale e della vita delle famiglie”: è la frase che accompagna la proroga (sofferta più del lecito, parziale molto più del necessario) almeno fino a novembre della sospensione degli adempimenti fiscali per chi ha subito danni. Ma è anche il riconoscimento, senza enfasi e senza accaparrarsi meriti particolari, che l’Emilia ferita ha risposto nei fatti e in prima persona all’accanirsi del destino e della natura. E anche al timore che una delle zone storicamente simbolo di sviluppo, coesione ed efficienza si trasformasse in un’altra area cronicamente assistita o da assistere. A tre mesi da un disastro di queste dimensioni, di questa persistenza, nessuno in Italia è mai arrivato così avanti nel percorso di ritorno alla normalità: possiamo dirlo, consapevoli che difficoltà, contraddizioni, incongruenze, incertezze sono ancora tante e tante saranno; ma convinti …