"Il pericolo di tanti piccoli Sulcis", di Marco Alfieri
La chiamano polveriera Sulcis, minatori e operai disposti a fare «gesti pazzi» per difendere dignità e posti di lavoro. Una bomba sociale tutt’altro che inattesa. In questo scorcio di Sardegna ruvida, nella latitanza di istituzioni e programmazione economica sta infatti collassando quel che resta dell’industrializzazione forzata: la riconversione flop dopo la fine delle attività estrattive di metà Anni 90; la filiera dell’alluminio di Portovesme incardinata intorno ad Alcoa, il gigante americano che in mancanza di offerte di subentro il 3 settembre avvierà lo spegnimento degli impianti; e adesso le proteste in Carbosulcis, l’ultima società carbonifera in produzione. Nel 1995 Eni l’aveva ceduta alla Regione che ogni anno spende parecchi milioni per mantenere le attività estrattive. Costretta da Bruxelles alla privatizzazione per evitare l’infrazione «aiuti di stato», ha bisogno del via libera (e dei finanziamenti) al progetto di produzione di energia a basse emissioni di CO , altrimenti nessun gruppo troverà conveniente investirci dei soldi, garantendo l’occupazione ai 463 dipendenti. Ma bisogna tornare al 1993 per capire lo sfacelo di oggi, quando al tramonto dello stato …