Mese: Agosto 2012

Samia, l’atleta somala di Pechino 2008 morta su un barcone per raggiungere l’Italia

Il racconto di Abdi Bile, oro nei 1500 metri ai mondiali di Roma del 1987: «È morta per raggiungere l’Occidente» «Sapete che fine ha fatto Samia Yusuf Omar?». La platea riunita per ascoltare i membri del comitato olimpico nazionale resta in silenzio. Un silenzio spezzato solo dalle parole e dalla commozione di Abdi Bile, che dopo il trionfo di Mo Farah (atleta britannico di origine somale) alle Olimpiadi di Londra 2012, chiede di Samia. L’EROE – Anche Abdi è un atleta, un eroe per i somali, visto che a Roma, nel 1987 ha vinto un oro nei 1500 metri ed è stato il primo atleta somalo a farsi notare nell’atletica leggera. Abdi ha parlato di una sua connazionale, Samia Yusuf Omar, la più grande di sei figli di una famiglia di Mogadiscio cresciuta, come i suoi fratelli, in povertà. Nel 2008, questa ragazza piccola e gracile, partecipò alle Olimpiadi proprio in rappresentanza della Somalia. Nata nel ’91, figlia di una fruttivendola e di un uomo ucciso da un proiettile d’artiglieria, questa ragazza era riuscita con …

"Sono musulmana e non porto il velo. Ma non mischiate religione e violenza", di Rania Ibrahim

Velo o non velo? Sarà questo il problema della Umma musulmana? Credo proprio di no. Come al solito la strumentalizzazione avviene sempre sulla pelle e sulla dignità delle donne, da sempre in tutti i secoli e in tutte le religioni e civiltà. “Rania, a te manca solo il velo e saresti una musulmana completa”. Questo è quello che mi dicono molte amiche, per di più integrate e occidentalissime nuove italiane, nate e cresciute sempre ininterrottamente in Italia. Un po’ meno le coetanee del mio Paese d’origine. Il velo è divenuto negli ultimi decenni uno “strumento” di appartenenza palesemente sfoggiato da una comunità. Almeno, io lo interpreto così. Se di quella comunità vuoi fare parte, se vuoi essere accettata, devi sottostare a queste “piccolezze” . Per quanto mi riguarda il velo sta all’Islam quanto il crocifisso sta a una cristiana. Non è certo indossando un crocifisso al collo che si diventa buoni cristiani, fedeli impeccabili. Io prego, digiuno durante il Ramadan, faccio le mie zakat, beneficenza, mi occupo dei bisognosi e sono sempre disponibile quando gli …

"La vocazione all’auto-commissariamento", di Francesco Cundari

La tesi secondo cui per modernizzare e riformare l’italia ci sarebbe sempre bisogno di un qualche «vincolo esterno» ha una storia nobile e antica. Simili convinzioni sono state alla base dell’europeismo di gran parte delle nostre classi dirigenti. Si può non condividere il tratto elitario di quell’approccio, la scarsa fiducia nelle risorse politiche, culturali e civili dell’Italia e degli italiani, la diffidenza verso la stessa democrazia rappresentativa e le sue capacità di riformarsi. Ma non si può sottovalutarne l’importanza. L’impressione, però, è che negli ultimi tempi questa linea di pensiero sia evoluta in una sorta di vocazione al commissariamento, da parte di intellettuali, politici e commentatori di cultura liberale. L’impressione, insomma, è che si sia andati un po’ in là. Paradossalmente, dopo che l’Italia ha disciplinatamente accettato di mettere il vincolo al pareggio di bilancio addirittura in Costituzione, si direbbe che la fame di sempre nuovi vincoli e imposizioni (interne o esterne, auto o etero-imposte) sia addirittura cresciuta. Non annoiamo il lettore con il lungo elenco di proposte e appelli che in questi mesi sono …

"All'Italia serve l'import di cervelli", di Giovanna Zincone

Non sono tempi felici. La crisi colpisce l’occupazione e si restringono le prospettive di nuove assunzioni, non solo per gli italiani, ma anche per gli stranieri. Gli stranieri, però, se la cavano relativamente meglio. Questo almeno è quanto emerge dalle previsioni per il 2012 dell’indagine Unioncamere–Ministero del Lavoro. La domanda complessiva di lavoratori immigrati (stagionali inclusi) dovrebbe diminuire quest’anno del 18% rispetto al 2011, quella degli italiani del 31,6%. Quindi l’incidenza degli stranieri sulle assunzioni complessive dovrebbe salire ulteriormente (dal 16,3% dello scorso anno al 17,9% di quest’anno). Si consolida, insomma, il carattere strutturale della forza lavoro immigrata nella nostra economia: si tratta di una componente che anche di fronte alla crisi perde colpi, ma resiste relativamente meglio. Le sue caratteristiche confermano, però, alcune pesanti debolezze del sistema Italia, che è bene non continuare a trascurare. La nostra economia attrae un’immigrazione meno istruita rispetto a quella che raggiunge altri paesi europei. Nel 2010 i laureati rappresentavano solo il 10% degli immigrati in età lavorativa residenti in Italia. Decisamente meno non solo delle incidenze che troviamo …

"Da quale spirito nasce la grande coalizione", di Piero Ignazi

La Cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto di tutto per porsi agli occhi dell’opinione pubblica europea come una figura negativa, una testarda, teutonica maestrina dalla penna bruna. Ma non merita le caricature con baffetti hitleriani con cui l’hanno dipinta i contestatori greci. Per certi aspetti è ancora “la ragazza”, nomignolo attribuitole da Helmult Kohl quando era una sua protetta. La sua aria un po’ spaurita non evoca Sturm und Drang o tragedie nibelungiche. Ha più l’aspetto di una Heidi ben pasciuta che di una Brunilde furiosa. E poi il suo interesse primario riguarda la politica interna, con un occhio attentissimo al proprio partito. Dopo aver fatto fuori senza tanti complimenti il suo mentore Kohl, inguaiato da un affaire di finanziamenti occulti, in questi anni ha emarginato tutti i potenziali concorrenti all’interno della Cdu. Inoltre, e soprattutto, la Merkel non è un leader “carismatico”, capace di trascinare le folle verso un “sonderweg”, un destino speciale. In questi tempi di crisi, pur propizi per l’affermarsi di un tale tipo di leadership, la Cancelliera non indica soluzioni originali …

"Lotta al debito e strani rimedi", di Emilio Barucci

Come un fiume carsico, riemerge sistematicamente la tentazione di ricorrere a misure straordinarie per abbattere il debito pubblico. Partiamo da qualche numero. Il debito pubblico è pari al 125% del Prodotto interno lordo e il suo finanziamento costa tra i 5 e i 6 punti di Pil. Questa situazione ovviamente non appare sostenibile: il debito dovrà essere ripagato dalle generazioni future. Già oggi, per finanziarlo, lo Stato italiano drena ingenti risorse dall’economia. La non comprimibilità di larga parte della spesa pubblica fa sì che lo Stato in queste condizioni non sia in grado di svolgere un ruolo adeguato nel welfare, negli investimenti e nella politica industriale. Nelle ultime settimane sono fiorite tutta una serie di proposte per abbattere il debito. Quelle avanzate da personalità di grande rilievo appaiono per lo più boutade estive, frutto della pochezza del dibattito politico o dell’acume di qualche commentatore con la verità ‘‘facile’’ in tasca. Un’ancora importante per orientarci è rappresentata dal fatto che le privatizzazioni e tutte le manovre straordinarie dal 1994 a oggi hanno fruttato meno di 250 …

"Quell'Italia inquinata da bonificare", di Roberto Giovannini

Una ricerca ha analizzato i decessi nelle zone dei poli industriali: sono migliaia più della media Migliaia di morti, causati dall’inquinamento industriale diretto o indiretto, tra il 1995 e il 2002. Parliamo di tumori polmonari e malattie respiratorie a Gela e Porto Torres. Tumori della Pleura a Casal Monferrato e nelle zone dove si lavorava l’amianto. Insufficienze renali dovute all’esposizione a metalli pesanti, a Massa Carrara, Piombino, Orbetello, nel basso bacino del fiume Chienti e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese, in Sardegna. Malattie neurologiche a Trento nord, causate da piombo, mercurio e solventi organo-alogenati. Linfomi dovuti all’esposizione a Pcb (policlorobifenili) a Brescia, nell’area Caffaro. Malformazioni congenite a Massa Carrara, Falconara, Milazzo e Porto Torres. E naturalmente, Taranto: tumori al polmone, malattie respiratorie acute, dell’apparato digerente, ischemie. A seconda delle tecniche statistiche adoperate, si può parlare di una forchetta tra i 3508 e i 9969 decessi «aggiuntivi», plausibilmente correlati proprio all’inquinamento diretto (emissioni industriali) o indiretto (discariche, aree durevolmente contaminate, depositi di materiale nocivo). Un bollettino di guerra. Che arriva da fonti autorevoli e ufficialissime: il rapporto «SENTIERI» (Studio …