Le misure anti-corruzione? «Inderogabili e imprescindibili. Sono la chiave di volta per garantire la crescita del Paese. E poi ce le chiede l´Europa, e non possiamo certo fingere indifferenza e attendere ancora». L´ha detto tante volte Paola Severino. E l´ha ripetuto ancora durante il consiglio dei ministri di venerdì. E anche ieri, con chi le chiedeva la sua opinione sulla legge contro i corrotti in attesa ormai dalla primavera 2010, ripeteva la stessa frase. Convinta com´è che «la legge debba essere approvata il prima possibile», con corsia preferenziale su tutto il resto. Con la fiducia com´è già accaduto alla Camera, se è necessario per spezzare una melina che dura ormai da troppo tempo. È un´eredità pesante del governo Berlusconi questo ddl anti-corruzione. Originariamente firmato dall´ex Guardasigilli Angelino Alfano, oggi segretario di quello stesso Pdl che mette di continuo ostacoli al via libera definitivo. L´ultimo, al Senato, è consentire una sola seduta a settimana nelle commissioni.
L´attuale ministro della Giustizia, invece, non ha dubbi. Norme anti-corruzione, misure per una detenzione giusta, strumenti per ridurre l´arretrato civile. Sono i suoi tre poli d´importanza. Eccola dire: «In un consiglio dei ministri dedicato alla crescita del Paese, una volta giunti al capitolo della giustizia, non si poteva che mettere al primo posto la necessità di approvare al più presto la legge anti-corruzione». Un pacchetto che si muove su un doppio binario, quello della prevenzione con le nuove regole in campo amministrativo, e quello penale, con la revisione dei reati di corruzione, che pure hanno suscitato – soprattutto la divisione della concussione che la “figliato” la contestata corruzione per induzione – molte polemiche e messo in seria difficoltà il Pd.
Ma il punto adesso è superare l´empasse politica. Come ha detto il Guardasigilli in consiglio dei ministri, «l´anti-corruzione è un atto dovuto per questo governo, è una legge che non si può non fare, è una mission per cui l´Esecutivo Monti è nato». Chiudere la legislatura, e lasciare ad altri il testimone delle norme contro i corrotti, sarebbe una grave sconfitta per un governo di tecnici che ha fatto della sua sintonia con l´Europa un costante punto di riferimento.
Se fosse stato per Severino il testo sarebbe già stato approvato da tempo. Basti ricordare che, nella sua prima intervista da Guardasigilli che dette proprio a Repubblica a dicembre 2011, il suo annuncio fu: «Introdurrò il reato di corruzione tra privati». È stata di parola, quel reato fa parte del testo di legge che, da metà giugno, è parcheggiato al Senato dopo il sì della Camera con forti polemiche in aula. Il Pdl l´ha votato obtorto collo, numerosi i dissensi, e sin dal primo minuto post voto è partita la perentoria richiesta del capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto di una modifica profonda. Non va il reato di traffico di influenze illecite perché, come ha detto più volte Enrico Costa, il capogruppo berlusconiano in commissione Giustizia, «con quelle norme si dà ai pm un potere troppo forte e indifferenziato per cui chiunque può finire per ritrovarsi indagato». Non va neppure la corruzione tra privati perché non prevede la clausola della «querela di parte». Non vanno gli aumenti delle pene minime perché, dice il Pdl, «così si toglie discrezionalità al giudice». E non va neppure il lieve aumento delle pene massime perché «la prescrizione diventa troppo alta».
In realtà proprio qui sta il punto debole, in una prescrizione che invece resta di fatto invariata, mentre i magistrati hanno sempre chiesto di aumentarla. E non va il reato di corruzione per induzione, una figura giuridica costruita dalla stessa Severino, che fa calare la pena rispetto alla concussione: anziché da 4 a 12, la pena va da 3 a 8 anni, ma sarà punito fino a 3 anni anche il privato co-protagonista del reato. Se approvato, il nuovo articolo 319quater del codice penale può mettere a rischio molti processi, tra cui quello all´ex presidente della Provincia di Milano Penati e il processo Ruby di Berlusconi.
Il Pdl in verità non è neppure contento, chiede di tornare alla vecchia concussione, restringendola però, con l´emendamento Sisto subito ribattezzato salva-Ruby, alla sola promessa di “denaro o altra utilità patrimoniale”.
Al Senato il Pdl annuncia battaglia, il capogruppo Maurizio Gasparri è ormai un nemico giurato di Severino, e gliel´ha detto pure in faccia, dopo il taglio del tribunale di Rossano, preannunciandogli una furibonda campagna d´autunno. L´anti-corruzione non andrà avanti se non camminano anche intercettazioni e responsabilità civile dei giudici. Ma è proprio su questo, già a fine luglio, che il Guardasigilli è stata inamovibile: “Prima l´anti-corruzione, poi il resto”.
La Repubblica 26.08.12