“Basta con il 3 in pagella” la battaglia dei voti che divide la scuola, di Maria Novella De Luca
Incoraggiano. Scoraggiano. Servono. Non servono. Sopra il 4, sotto il 4, a volte c’è anche il “meno-meno”, in mezzo ci sono gli studenti frastornati, le famiglie ancora di più, e un sistema di valutazione, quello italiano, più contraddittorio che mai. Voti alti, voti bassi: la discussione dura esattamente da 35 anni. Da quando nel 1977 i “numeri” della pagella scolastica vennero sostituiti dai giudizi, per riapparire però pochi anni dopo, riveduti, corretti e accompagnati da asterischi e postille, in una contabilità di meriti e demeriti ancora più complicata. E se negli anni la battaglia ha riguardato prima il sei politico e poi il diciotto garantito, oggi al centro del contendere c’è il quattro. E molto di più, come ha raccontato su Repubblica la scrittrice (e insegnante) Maria Pia Veladiano, spiegando perché è inutile, anzi controproducente, mettere agli studenti voti troppo bassi, sotto il quattro appunto, sotto quell’asticella simbolica che spesso i ragazzi traducono con «io non valgo, io non sono». Trasformando a volte un’interrogazione fallita in un disagio esistenziale. Ed è da qui infatti che …