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"Terremoto: niente case sequestrate ma gli sfollati in affitto", di Francesco Dondi

Tendopoli chiuse entro l’autunno. Lo aveva già annunciato l’assessore Paola Gazzolo a Mirandola, ma solo a patto che fosse pronto in tempi rapidi il “Piano Casa”. E ieri è stata emanata un’ordinanza, firmata dal presidente Errani, che inizia a fare chiarezza sulle modalità di ospitalità degli sfollati. La tanto temuta requisizione sembra scongiurata, ma soltanto se tra disponibilità di alloggi sfitti e moduli temporanei sarà possibile soddisfare le richieste di tutti i nuclei familiari. Per prima cosa il Comune emanerà un bando per capire quanti effettivamente necessitano di una casa in affitto. Non potranno farne richiesta coloro che sceglieranno di richiedere il contributo di autonoma sistemazione. Avranno la priorità chi ha l’abitazione crollata o completamente inagibile e a seguire si terrà conto del numero dei componenti della famiglia, della presenza di disabili, di anziani e minorenni e di persone con patologie croniche gravi. Il sindaco, comunque, avrà un minimo di flessibilità nell’individuare le priorità e stilare una lista. La durata massima dell’affitto è di 18 mesi e andrà interrotto appena la propria abitazione tornerà agibile anche dopo i lavori di ristrutturazione. L’affitto – quantificabile in base ai canoni Acer e per cui è previsto uno stanziamento regionale di 25 milioni per reperire circa 2mila alloggi – sarà pagato dalla Regione mentre l’assicurazione per eventuali danni arrecati sarà a carico dell’affittuario. Il risarcimento non potrà superare i 3500 euro, ma se il danno sarà superiore saranno il Comune o l’Acer a rimborsare il proprietario, rivalendosi poi sull’assegnatario. Ma se la famiglia in affitto non dovesse uscire di casa? Il proprietario sarà indennizzato dell’affitto più un ulteriore 20% mentre l’assegnatario pagherà 30 euro al giorno a Comune/Acer. Saranno a carico della famiglia ospitata anche le spese condominiali mentre saranno loro riconosciuti, come contributi una tantum, un massimo di 1000 euro per il trasloco e ulteriori 2mila per l’arredamento nel caso la “nuova” casa dovesse essere priva di mobilio. Gli oneri per mettere in pratica l’ordinanza ammontano a circa 6 milioni di euro che, come ormai vuole la consuetudine, saranno presi dal fondo per la ricostruzione. Le stime parlano di un provvedimento che riguarderà circa 550 nuclei familiari attualmente sfollati. A ciò andranno aggiunti circa 500 moduli temporanei e rimovibili da destinare a chi abita nelle zone rurali e che ha la necessità di restare vicino alla propria azienda. Il censimento è in corso insieme alle associazioni di categoria. Ma è ormai certo che diversi paesi dovranno installare i moduli abitativi – le famose casette temporanee – riservati a chi non ha trovato una casa in affitto oppure attraverso l’autonoma sistemazione. I moduli, per evitare le new town, andranno posizionati in aree vicine al centro, preferibilmente già urbanizzate. Errani, per reperire sul mercato le nuove casette, sta sondando il mercato alla ricerca di strutture di 30, 40 o al massimo 60 metri quadrati. «Ma nel contratto d’affitto per i moduli – precisa il presidente – inseriremo anche lo smontaggio per evitare situazioni di abbandono riscontrate altrove».

La Gazzetta di Modena 15.08.12

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Salgono a 900 euro i contributi per il Cas

Nuove sovvenzioni per le sistemazioni autonome: nella prima fase, ancora da saldare, spesi 39 milioni. E chi non volesse andare in affitto sfruttando il canale istituzionale? Ecco la seconda soluzione per coloro che hanno la casa inagibile e si apprestano ad affrontare l’autunno. La Regione, nell’ordinanza 24, determina un sostanzioso aumento del contributo per l’autonoma sistemazione (Cas) che passa da un massimo di 600 a 900 euro. In dettaglio: sarà riconosciuto un contributo di 200 euro per ogni componente del nucleo familiare a cui si potranno eventualmente aggiungere 100 euro mensili per persone portatrici di handicap o disabili con invalidità superiore al 67%; altri 100 euro per ogni anziano over 65 e ulteriori 100 euro per ogni under 14. L’importo del contributo non varia se un componente del nucleo familiare risponde a più stati. Nel caso di single il contributo sarà di 350 euro mensili contro i 200 previsti nel provvedimento precedente. Per le sistemazioni di durata inferiore al mese il contributo è determinato dividendo il contributo massimale spettante per i giorni del mese, moltiplicato per i giorni di mancata fruibilità dell’abitazione. Ancora incerta la stima di spesa per la Regione anche se si parla di cifra da capogiro. Per le 40mila persone, corrispondenti a circa 15300 nuclei familiari, che avevano fatto domanda di Cas entro il 7 luglio sono stati messi a budget 39 milioni e 200mila euro. Soldi che ancora non sono stati erogati anche se, a Bologna, si dice che arriveranno entro la fine del mese. L’impegno per il nuovo Cas è ulteriormente esoso e ricadrà, come sempre, sul budget per la ricostruzione. Ecco perché, dicono i maligni, molte abitazioni, ad una seconda verifica, sono state declassate da inagibili a parzialmente inagibili o addirittura ad agibili con prescrizioni. Per ottenere il nuovo contributo sarà necessario recarsi di nuovo presso il proprio Comune e stipulare la nuova domanda. Potranno richiedere il contributo anche coloro che, seppur sfollati, avevano soprasseduto nella prima tranche. Non potranno ottenere il beneficio i proprietari di seconde case agibili in cui sceglieranno di vivere in attesa della sistemazione della propria abitazione principale. Spetterà invece ai Comuni comunicare a coloro che usufruivano del vecchio Cas, ma che nel frattempo sono tornati agibili, l’inammissibilità al nuovo regime. (f.d.)

La Gazzetta di Modena 15.08.12

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“Ecco le procedure per riparare le case con inagibilità lievi”, di Alberto Setti

Contributi dell’80% su 120 metri quadri, parametri elastici E in alcuni casi il limite di sicurezza sismica scende al 60%. L’ordinanza numero 24, una delle tre firmate ieri dal presidente Errani, prova a fare un po’ più di chiarezza sulle procedure e sui limiti nella sistemazione delle abitazioni colpite da inagibilità di tipo B, C ed E lieve. Due paginette che lasciano comunque spazio ai dubbi, di natura procedurale e tecnica. Vediamo. Edifici con abitazioni principali inagibili ma recuperabili con pronti interventi o parzialmente inagibili. Qui non si tratterà di rendere antisismica tutta la casa, ma solo di risolvere i problemi in parti singole. «Gli interventi – spiega l’ordinanza – consistono nella riparazione o sostituzione di singoli elementi strutturali (travi, architravi, pilastri, pannelli murari…) o parti di essi, senza cambiare il comportamento globale della struttura e della resistenza sismica». In questi casi «non è richiesta l’analisi sismica dell’intero edificio, ma la sola valutazione dell’incremento di sicurezza delle parti strutturali in cui si interviene». La documentazione da presentare è semplificata: domanda, relazione sul nesso di causalità tra sisma e i danni, perizia, progetto degli interventi strutturali. «Dovrà essere indicata anche l’impresa esecutrice dei lavori», precisa l’ordinanza. Dalla domanda (che vale anche come “denuncia di inizio attività”) il Comune ha 60 giorni per verificare la pratica e mettere il famoso timbro che autorizza il contributo. E qui viene il bello, perché tra prezziari, 80% della spesa, metratura e formulette “magiche” la questione per i profani si burocratizza. «Il contributo – dice l’ordinanza – è concesso nella misura massima dell’80% della minore somma tra importo dei lavori ammissibili e riconosciuti e quello ottenuto moltiplicando la superficie complessiva dell’unità immobiliare per un costo parametrico». Diciamo pure che si poteva scrivere in modo più semplice. Comunque «il costo parametrico (che l’ordinanza non specifica) è incrementato in relazione alla dimensione degli alloggi, alle caratteristiche tipologiche, localizzative e alla presenza di vincoli». L’ordinanza richiede per lo più interventi strutturali e ammette che, se fatti con coerenza, possano essere rimborsati anche gli interventi già eseguiti. Edifici totalmente inagibili ma con livelli di danno e vulnerabilità inferiori ad una soglia determinata. Per questi (inagibilità di tipo E lieve) è richiesto invece che i lavori portino almeno al 60% del livello di sicurezza antisismica stabilito dalla normativa del 2008. E in questo caso sono previsti interventi strutturali minimi inderogabili e una verifica sismica dell’intero edificio, prima e dopo l’intervento. Anche in questo caso si passa dal Comune, per ottenere il via libera al contributo. La cui entità (altra frase “speciale”) «è commisurato alla dimensione delle unità immobiliari, all’importo dei lavori strutturali, e di finiture connesse e al costo parametrico massimo fissato per unità immobiliari fino a 120 metri quadrati». Spuntano qui i famosi 120 metri e anche qui il costo parametrico è incrementato in relazione alla dimensione degli alloggi e ad altri fattori. E anche qui il contributo «non potrà superare l’80% del minore importo tra spesa effettiva e costo parametrico».

La Gazzetta di Modena 15.08.12