Eccolo il nuovo piano per la crescita firmato Monti-Passera. Sarà il cuore degli ultimi mesi del governo. C’è tanto Internet, con il Mezzogiorno chiamato a trasformarsi nel magazzino dei dati lanciati in Rete. Si punta poi a trasformare l’Italia nello snodo europeo del gas
valorizzando il ruolo di Snam. Tanta Green economy, ma anche nuovo petrolio nostrano. E infine Start up, capitali freschi dall’estero e riorganizzazione degli aeroporti. Il comandamento di Palazzo Chigi e Via Veneto è: «Basta parlare solo di recessione e spread». Se possibile. Così si prepara il secondo piano per la crescita di Passera. Un primo pacchetto sarà approvato a settembre (agenda digitale, nuove imprese e semplificazioni). Poi di mese in mese altre misure (energia, aeroporti e infrastrutture).
Intanto Monti ha chiesto ai suoi ministri di presentare al Cdm del 24 agosto le proprie idee per irrobustire la cura anti-crisi preparata in Via Veneto. Particolari aspettative su sanità (settore farmaceutico), agricoltura e turismo. E a settembre ci sarà anche un check up sulle liberalizzazioni, con la cernita dei decreti attuativi e dei regolamenti non ancora approvati per renderle effettive. Partirà poi un monitoraggio sul territorio per verificare che a livello locale le cose cambino davvero (per esempio sull’aumento delle farmacie o dei notai).
La crescita sarà una delle armi che l’Italia cercherà di mettere in campo nella “battaglia d’autunno”. Quella che da settembre deciderà le sorti dell’euro tra ripresa delle aste dei titoli di Stato, possibili scossoni in arrivo da Grecia e Spagna e negoziati a Bruxelles. L’Italia vuole farcela da sola. Dunque impressionando i mercati con nuove riforme da affiancare al costante risanamento dei conti. Se non bastasse il contagio non dipende solo da noi – rinforzarsi nel negoziato per l’eventuale attivazione dello scudo anti-spread (con successivo intervento della Bce) con le nuove riforme da mettere sul tavolo europeo. In modo da scoraggiare i falchi del Nord ad avanzare richieste di nuovi impegni lacrime e sangue monitorati da una Troika in stile Grecia.
AGENDA DIGITALE
Uno dei tre pilastri del secondo pacchetto crescita è l’agenda digitale che Passera ha scritto con i colleghi Barca, Profumo, Patroni Griffi e Peluffo. La misura più evocativa riguarda il Mezzogiorno: impiantare nelle regioni del Sud una serie di Data Center.
Enormi centri per lo stoccaggio dei dati digitali nel quale fare affluire le informazioni presenti in Rete. L’esempio è l’Islanda, che si è trasformata in un “Mega-server” dove i più grandi siti del mondo conservano le loro informazioni. Lo stesso farà il Sud. Se possibile per le aziende della New economy italiana e planetaria. Di certo per ospitare i dati che arriveranno con la totale digitalizzazione della Pubblica amministrazione, uno degli obiettivi del piano. Non solo, si incentiveranno le aziende protagoniste del Made in Italy ad andare in Rete (E-commerce) anche per aumentare le vendite all’estero. Si lavora poi all’azzeramento del
digital divide entro il 2013: portare la banda larga per Internet (2 megabite al secondo) in tutto il Paese con il cavo o tramite il wireless. Strumenti da usare anche per lanciare la banda ultra-larga (fino a 20 megabite) per la navigazione veloce e per la televisione. Si partirà con il cablaggio delle grandi città. Poi, con programmi misti (pubblico e aziende che vincono le gare per le metropoli) estensione della copertura al resto del Paese.
IMPRESE
Gli altri due pilastri del nuovo pacchetto di settembre saranno semplificazione e start up. Primo, un programma definito con le categorie per facilitare la vita alle aziende italiane. Procedure burocratiche e autorizzazioni più semplici. Sempre guardando al mondo produttivo, aiutare le Start up, ovvero rendere più facile aprire un’impresa. In tutti i settori, dalla tecnologia all’artigianato. Il primo punto è l’accorpamento di tutti i fondi per gli aspiranti imprenditori da far convergere in un unico contenitore, il “Fondo dei fondi” che nelle intenzioni di Passera dovrà essere più efficace, di più facile accesso e con una più equa distribuzione delle risorse sul territorio.
INVESTIMENTI ESTERI
Per favorire l’arrivo degli investimenti stranieri, occupazione e soldi freschi per una nazione in crisi, un gruppo di lavoro tra il ministero di Via Veneto e Confindustria ha ideato una sorta di sportello unico ai quali gli imprenditori di fuori si potranno rivolgere. Un modo per rendere più attrattiva l’Italia rendendo più facile il contatto la “temutissima” burocrazia italiana ed eliminare le differenze normative regionali. Una sorta di tutor che consiglia e segue le pratiche nella doppia veste di “avvocato” dell’imprenditore e di funzionario pubblico che alla fine concedere tutte le autorizzazioni del caso.
GAS E PETROLIO
Nel trimestre ottobre-dicembre il piano per la crescita verrà arricchito da altri provvedimenti. Spicca la nuova strategia nazionale per l’energia. L’ultima risale a tre lustri fa. Il ministero dello Sviluppo economico punta a trasformare l’Italia nell’hub europeo del gas. Un centro di arrivo, conservazione e smistamento nel resto del Continente del metano in arrivo dal Nord Africa e dall’Est. Oltretutto un modo per valorizzare Snam Rete Gas (si vuole trasformarlo in un grande player europeo) che con le liberalizzazioni è stato separato da Eni. E ancora, il governo punta a rilanciare la produzione di idrocarburi: tornano i piani per l’estrazione del petrolio Made in Italy che, insieme al gas nostrano, dovrà coprire il 20% del fabbisogno nazionale (il doppio di oggi). C’è spazio anche per la Green economy e per le sue enormi potenzialità per crescita e occupazione che ruota intorno alle rinnovabili (il resto d’Europa è avanti, noi siamo stati rallentati dal governo Berlusconi). E allora, si confermano e si spera di superare gli obiettivi europei per il 2020 (20% dei consumi nazionali di energia pulita) tramite idroelettrico, fotovoltaico e geotermia, la produzione energetica con le biomasse. Un’opportunità di sviluppo anche per l’agricoltura italiana. E ancora, efficienza energetica.
AEROPORTI
Ancora entro Natale, arriverà quel piano aeroporti fino ad oggi mai scritto in Italia, lasciando le decisioni alle necessità (elettorali) del mondo politico. E allora, un riorganizzazione degli scali con la soppressione di quelli inutili o in perdita (potrebbero essere rimpiazzati da nuove strutture più strategiche). La riscrittura della geografia aeroportuale basata su dati del traffico, slot e tipologia degli scali (turistica, commerciale, low cost…). Passera punta anche a sbloccare le risorse per attuare il suo piano infrastrutture (strade, autostrade…): per ora sono stati attivati 35 miliardi, vuole arrivare a 60.
La Repubblica 12.08.12
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