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"Un sacrario per Graziani con i soldi della Polverini", di Roberto Rossi

Il raduno in Piazza San Sebastiano prima, la conferenza di Don Ennio Innocenti a seguire, e poi la deposizione di una corona di fiori presso la tomba, santa messa, intervento delle autorità, cena a buffet e, per finire, spettacolo musicale. E tra le danze – una volta saziati anima e corpo – ieri sera ad Affile (comune della provincia di Roma, 1700 abitanti a 600 metri sul livello del mare) si è chiusa l’inaugurazione, all’interno del parco Radimonte, del sacrario dedicato al fu Maresciallo d’Italia e viceré d’Etiopia, Rodolfo Graziani.

Non proprio quel che si dice un eroe della Patria. Tutt’altro. Un generale fascista condannato dallo Stato italiano a 19 anni di prigione, collaborazionista dei nazisti, per un periodo ricercato come criminale di guerra dalla giustizia internazionale.

Una breve nota biografica, aiuterà a capire di più il personaggio. Graziani fu per tutta la vita un militare. Si fece tutte le guerre dell’epoca. Iniziò da quella di Libia, del 1911, per poi tuffarsi nel conflitto mondiale del ‘15-‘18 con il grado di capitano. Ma è stato in Africa che Graziani ha legato il suo destino. Nel 1921 venne inviato in Libia, quando la colonia era quasi totalmente sfuggita al controllo italiano. In Cirenaica era presente un forte movimento che reclamava l’indipendenza.

A guidarlo era il «leone del deserto», Omar al Mukhtar. In Libia Graziani sperimentò le stesse tecniche di repressione, trasferimenti coatti, massacri collettivi, che utilizzerà in seguito. Nel giro di qualche anno la Libia tornò sotto il controllo italiano, mentre Mukthar fu catturato e ucciso. Quando nel 1935 Mussolini, per coronare il suo sogno imperiale, aggredì l’Etiopia, Graziani tornò a dimostrare tutta la brutalità applicata in guerra usando in maniera sistematica e indiscriminata i gas.

Diventerà viceré d’Etiopia scalzando Badoglio. Fu uno dei periodi più tragici e sanguinosi per il popolo etiopico. Graziani fu responsabile di una persecuzione spietata, distrusse quasi interamente Addis Abeba, uccise migliaia di etiopici e massacrò la comunità copta vescovo compreso. Una volta terminato il conflitto, l’imperatore d’Etiopia, Hailé Selassié chiese che Graziani fosse inserito nella lista dei criminali di guerra e la United Nations War Crime Commission lo collocò al primo posto nella lista dei criminali di guerra italiani.

Ma non solo. Graziani fu anche, tra i militari, quello che nel 1944 si mise al fianco dei tedeschi sotto la guida del generale Albert Kesselring che comandava il fronte italiano. Con la fine del fascismo anche lui abbandonò il Duce alla sua sorte. Nel giugno del 1948 fu processato e condannato a 19 anni di reclusione, ma tra amnistie e condoni, 17 anni gli vennero cancellati. Il tribunale, come ricorda il sito dell’Anpi, argomentò che Graziani non era stato in grado, nonostante i bandi, le fucilazioni e i rastrellamenti, di incidere sulle decisioni del governo di Mussolini.

Ma egli non si smentì, aderì al Movimento sociale italiano di cui divenne presidente onorario lasciandolo solo alla fine dei suoi giorni. Questo era Rodolfo Graziani per il quale, a 67 anni dalla sua morte, è stato eretto un sacrario in un parco pubblico. Il comune di Affile, che lo scorso 26 maggio ha reso omaggio a Giorgio Almirante (ex segretario dell’Msi, nonché repubblichino, segretario del giornale Difesa della Razza e tante altre cose), con un busto scoperto nell’omonima piazza, ha motivato questa scelta annoverando Graziani tra i suoi concittadini celebri.

In realtà il Maresciallo, che nacque a Filettino (Frosinone) l’11 agosto 1882 e morì a Roma l’11 gennaio 1955, ad Affile passò solo alcuni anni della sua vita, andando a rifugiarsi nelle sue proprietà solo dopo essere uscito dal carcere. Ma al sindaco di Affine, Ercole Viri, poco importa. Tant’è che nel sito del Comune Graziani è ricordato come «uno dei protagonisti dei burrascosi eventi che caratterizzarono quasi mezzo secolo della storia italiana». «È come se – ha ricordato Esterino Montino consigliere regionale Pd del Lazio ­ in Germania in un qualche sperduto paese di un qualsiasi Land si facesse un monumento per ricordare Goering o Hesse». Con soldi pubblici tra l’altro. Perché il progetto di completamento del parco Radimonte la Regione Lazio ha stanziato 180mila euro. Soldi finiti per esaltare la memoria di un criminale di guerra.

L’Unità 12.08.12