Non li darà ai prof migliori e neanche alle scuole migliori. Nel rush finale pre vacanziero, oggi approda al consiglio dei ministri un decreto, di cui ItaliaOggi è in grado di anticipare i contenuti, che manda definitivamente in soffitta i premi agli insegnanti e alle scuole più capaci. Il decreto ridisegna il sistema di valutazione delle perfomance: rispetto alla riforma Gelmini non sarà più collegato a forme di premialità, servirà esclusivamente a individuare i punti di carenza delle scuole e dare un aiuto ai docenti in classe. Come? Con un nucleo di esperti-osservatori che saranno inviati, sotto l’indirizzo e il coordinamento dell’Invalsi, l’istituto nazionale di valutazione, nelle scuole per capire e individuare i miglioramenti possibili, sia nella didattica che nella gestione amministrativa. Gli esperti saranno individuati dal ministero in un secondo momento. Ma non ci sarà nessuna penalizzazione per chi rende di meno, così come nessun premio a chi eccelle. Perché la retromarcia rispetto ai proclami di meritocrazia del precedente governo? Premiare il merito è stato il vessillo degli ex ministri della funzione pubblica, Renato Brunetta, e dell’istruzione, Mariastella Gelmini, (molto) prima ancora di Luigi Berlinguer, che da ministro di sinistra fu costretto a dimettersi a causa delle proteste di piazza contro il cosiddetto concorsone, che prevedeva un aumento di stipendio per chi superava una selezione periodica. Nei fatti tutti, a destra e a sinistra, hanno provato quanto sia difficile valutare le performance del personale e delle scuole, perché mancano indicatori certi e scientificamente validi, perché i sindacati sono tradizionalmente contrari a sottrarre competenze al contratto rispetto a strumenti privatistici di valutazione; e perché poi differenziare i salari dei docenti, così come le entrate delle scuole, richiederebbe maggiori investimenti e non invece, come capita i tempi di crisi, riduzioni di spesa. La Gelmini aveva avviato due sperimentazioni. Quella dei prof è morta dopo neanche un anno. La seconda, valutare le scuole, andrà avanti fino a scadenza naturale. La nuova valutazione messa sul piatto dal ministro Francesco Profumo si articola nell’autovalutazione della scuola e nella rilevazione affidata a osservatori esterni. Un modello, quello degli osservatori esterni, che in Usa sta sperimentando, pare con buoni esiti, la fondazione di Bill Gates.
da ItaliaOggi 10.08.12
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“Una rivoluzione nella scuola Test per tutti, dati pubblicati. La relazione inviata al Consiglio di Stato. Esaminatori anche dall’esterno”, di Flavia Amabile
Arriva la rivoluzione nella valutazione delle scuole e una parte dei sindacati insorge. La procedura è appena agli inizi: ieri il consiglio dei ministri ha effettuato la prima lettura del regolamento messo a punto dal Miur. Il testo dovrà poi ottenere il via libera del Consiglio di Stato, delle commissioni competenti e poi tornare a Palazzo Chigi per la lettura definitiva e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Il regolamento è formato da sette articoli e una condizione più volte ripetuta nel testo: non ci sarà alcun aggravio di spese, il nuovo apparato sarà varato a risorse invariate. È chiaro quindi che le parti sociali abbiano immediatamente fatto sentire la loro voce per chiarire che si tratta di una soluzione che non può essere approvata così com’è, senza premi o incentivi, senza un solo euro in più per affrontare la nuova mole in arrivo nelle scuole.
Il regolamento prevede la nascita del Sistema nazionale di valutazione formato dall’Invalsi, dall’Indire e da un nucleo di ispettori interni al Miur ma anche esterni, reclutati dalla società civile, dal mondo delle università, degli enti di ricerca, delle associazioni professionali.
Almeno ogni tre anni il ministro dell’Istruzione dovrà indicare le priorità «strategiche» della valutazione del sistema educativo. Nella sede dell’Invalsi verrà insediata una conferenza di coordinamento del nuovi Sistema di valutazione. Anche in questo caso a costo zero. L’Invalsi avrà il compito di fare da capofila e coordinare l’intero sistema, definendo il programma delle visite nelle scuole, gli indicatori di efficienza e di efficacia sulla base dei quali le scuole verranno valutate. L’Indire si occuperà della ricerca, innovazione e formazione mentre gli ispettori effettueranno le valutazioni e le visite nelle scuole.
Per le scuole il processo prevede innanzitutto l’autovalutazione, quindi una valutazione esterna, la messa a punto di miglioramenti per aumentare le loro performances e la pubblicazione e la diffusione dei risultati raggiunti. Per la prima volta si analizzerà il valore aggiunto degli istituti, ovvero il grado di miglioramento conseguito dagli studenti fra l’ingresso e l’uscita da una data scuola.
Ieri il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo in una lettera di auguri per le vacanze inviata a tutti quelli che lavorano o hanno a che fare con il mondo della scuola, ha avvertito tutti: «Il nostro programma di azione nei prossimi mesi è quasi temerario, se si pensa alle fragilità del nostro Paese. Eppure sono certo che esso è alla nostra portata. Troppo spesso infatti le fragilità italiane sono invocate come alibi e non, invece, usate come stimolo a fare di più e con maggior impegno. E’ nella storia del nostro Paese sia la prima sia la seconda possibilità. Noi scegliamo la seconda!»
Nella lettera non c’è un riferimento esplicito alla rivoluzione della valutazione in arrivo ma di sicuro si tratta di una sfida «temeraria» a giudicare dalle prime reazioni. Il sottosegretario del Miur Marco Rossi Doria sul suo blog ha difeso la riforma in arrivo ma sostenendo una posizione di apertura a eventuali modifiche e quindi di «proseguire la discussione su quali siano gli strumenti e le modalità più adatte».
Critici alcuni sindacati. Domenico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil chiede «partecipazione, coinvolgimento, condivisione di tutti i soggetti».«Nulla di tutto questo – aggiunge emerge dalla bozza di regolamento che, in ossequio alle peggiori tradizioni del nostro paese, viene calendarizzata per un primo esame del consiglio dei ministri a ferragosto. Un passaggio così delicato non può essere elaborato nel chiuso delle stanze senza un reale confronto con il mondo della scuola. E la distanza con il mondo dell’istruzione è evidentissima dai contenuti della bozza». Favorevole la Cisl-Scuola che chiede maggiore celerità: «Con una settimana di ritardo rispetto a quanto era stato annunciato nell’incontro con i sindacati, lo schema di regolamento sul sistema di valutazione della scuola approda al consiglio dei ministri, che tuttavia lo legge ma ne sospende l’approvazione. Strano modo di procedere, anzi, di non procedere, e viene da chiedersi per quali ragioni. Noi non ne vediamo di serie ».
La Stampa 11.08.12
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“Le pagelle anche per le scuole Un nuovo sistema di valutazione”, di Valentina Santarpia
Ispezioni con gli esperti e dossier autoprodotti dagli istituti. E ora anche alle scuole verranno date le pagelle. Lo stabilisce il «regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione», ieri in prima lettura al Consiglio dei ministri, che introdurrà di fatto esami e voti anche per docenti e dirigenti scolastici. Il nuovo sistema elaborato dal ministero dell’Istruzione si baserà su tre elementi: l’Invalsi, l’istituto che attualmente si occupa di rilevare gli apprendimenti degli studenti attraverso i famigerati test; l’Indire, che invece segue la formazione degli insegnanti; il nucleo di valutazione esterna. L’Invalsiavrà il ruolo chiave di tutto il sistema e definirà gli indicatori di efficienza a cui le scuole e i loro dirigenti dovranno rispondere, oltre a redigere un rapporto periodico sul sistema scolastico (in modo da consentire anche una comparazione su base internazionale). È come se anche il personale della scuola, e soprattutto i suoi responsabili, dovessero «fare bene i compiti» per poter poi ottenere «buoni voti», cioè risultati positivi, al momento dell’«interrogazione», ovvero dell’ispezione.
Il regolamento prova dunque a far cambiare mentalità ai responsabili scolastici, che dovranno abituarsi a fare «autovalutazione», elaborando periodicamente un rapporto in base alle indicazioni dell’Invalsi. E poi dovranno sottoporsi alle ispezioni: un dirigente tecnico (l’ispettore vero e proprio) e due esperti selezionati dall’Invalsi valuteranno come la scuola sta provando a raggiungere gli obiettivi dichiarati, prendendo in considerazione anche il «valore aggiunto» degli istituti, ovvero il grado di miglioramento conseguito dagli studenti fra l’ingresso e l’uscita. Se un ragazzo entra con un basso punteggio Invalsi, e ne esce con uno alto, significa che la scuola funziona bene. Il «voto» dato dal nucleo di valutazione sarà importante per spronare la scuola a migliorare i punti deboli della gestione, ma influirà anche sul premio di produzione dato ai dirigenti scolastici. Perché il dirigente della scuola che esibisce una performance deludente, non avrà il suo bonus economico.
Importante anche il ruolo dell’Indire, che dovrà sostenere i «processi di innovazione» delle scuole, favorendo l’uso delle nuove tecnologie in ambito didattico. Quanto costerà tutta questa rivoluzione? Niente, visto che il ministero dell’Istruzione ha introdotto diverse clausole per specificare che la valutazione si fa «nell’ambito delle risorse disponibili». Ma prima dell’introduzione ufficiale, manca qualche passaggio formale: il regolamento dovrà passare dal Consiglio di Stato, dal Consiglio nazionale della pubblica istruzione, alla Camera e al Senato e infine tornerà a palazzo Chigi per l’approvazione definitiva. Intanto potrebbe succedere di tutto. Confindustria e Unione presidi approvano, ma i sindacati sono divisi. «Pur con aspetti da approfondire e precisare meglio, l’impianto del regolamento che ci è stato presentato ci sembra apprezzabile», osserva il segretario della Cisl scuola Francesco Scrima. Sulla stessa linea la Uil, mentre la Cgil è pronta a dare battaglia: «Un regolamento troppo schiacciato sull’Invalsi, che lascia poco spazio all’autovalutazione — commenta il segretario Cgil Scuola Mimmo Pantaleo —. Ben venga la valutazione delle scuole, ma crediamo sia necessario aprire un confronto ampio, non subire una decisione unilaterale».
Il Corriere della Sera 11.08.12
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“Valutazione delle scuole: una visita ogni 4 anni?”, di Reginaldo Palermo
Nella bozza di regolamento si parla di visite alle scuole da parte dei nuclei esterni (secondo notizie fornite dal Miur potrebbe essere alcune centinaia all’anno). Nella migliore delle ipotesi ciascuna scuola verrebbe “visitata” una volta ogni 4 anni. Ma i costi sarebbero comunque molto elevati. La decisione del ministro Profumo di varare il nuovo sistema nazionale di valutazione ha provocato, come era inevitabile, prese di posizione di una parte significativa del mondo sindacale.
Le critiche riguardano non solo il metodo ma anche il merito del provvedimento.
“Lo schema di regolamento viene approvato a scuole chiuse, senza alcun confronto con le scuole”, accusa la Flc-Cgil.
“Il nuovo meccanismo comporterà un aumento dei carichi di lavoro dei docenti” rincara la Fgu-Gilda.
Nel merito si sta disquisendo se sia corretto affidare all’ Invalsi e agli ispettori tecnici il compito di definire gli indicatori di efficacia e ed efficienza rispetto ai quali procedere alla valutazione complessiva degli istituti scolastici.
C’è però da chiedersi se il regolamento potrà davvero trovare applicazione.
I dubbi non sono pochi.
Per esempio, si parla di visite periodiche alle scuole da parte degli ispettori e dei nuclei di valutazione esterna precisando subito che tutto questo dovrà avvenire “senza maggiori oneri per le finanze pubbliche”.
E allora c’è da chiedersi chi mai accetterà di far parte dei nuclei ben sapendo che non solo non riceverà alcun compenso ma dovrà pure pagarsi le spese di trasporto e di permanenza fuori sede.
Che dire poi dell’ipotesi che ogni anno vengano sottoposte a visita alcune centinaia di scuole?
Ora, i conti sono presto fatti: le istituzioni scolastiche sono circa 8mila e se anche si arrivasse a mille visite all’anno ogni scuola verrebbe visitata esattamente una volta ogni 8 anni.
Con duemila visite, la verifica verrebbe fatta una volta ogni 4 anni.
Per arrivare ad uno standard accettabile (visita ogni due tre anni per ciascuna scuola) bisognerebbe mettere in cantiere non meno 2.500/3.000 verifiche all’anno: obiettivo impossibile da raggiungere soprattutto se si pensa di non spendere neppure un euro.
D’altronde il Governo dei professori dovrebbe ben sapere che già nel 2008, tre loro illustri colleghi (Andrea Ichino, Andrea Checchi e Giorgio Vittadini) avevano provato a mettere a punto un progetto per attribuire all’Invalsi compiti analoghi a quelli previsti dall’attuale bozza di regolamento.
Ma i costi erano tali che il ministro Gelmini, da poco arrivata a Viale Trastevere, decise di non farne nulla. Il progetto dei tre super-esperti sfiorava un costo di 80 milioni di euro, con una differenza significativa rispetto al programma di Profumo: non erano previste le visite alle scuole da parte dei nuclei esterni.
Ad un primo esame, insomma, il provvedimento esaminato dal Consiglio dei Ministri sembra più un libro dei sogni che non un progetto concreto.
Per il momento Flc-Cgil, Fgu-Gilda e movimenti no-Invalsi di varia estrazione possono dormire sonni tranquilli: il progetto di Profumo non sembra facilmente realizzabile in tempi rapidi.
La Tecnica della Scuola 14.08.12
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