Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, ha visto che il ministro Fornero dice «il rigore da solo non basta»?
«Noi l’avevamo già detto… Soprattutto, il rigore da solo non funziona, in particolare quando si colpisce l’economia reale. Siamo in una spirale manovre recessive-recessione-allontanamento degli obiettivi di finanza pubblica. Invece bisogna avere come priorità lavoro e imprese».
Infatti è stata fatta la riforma del lavoro…
«Il fatto è che, com’è noto, nonostante l’ideologia degli ultimi trent’anni, le regole del mercato del lavoro non fanno sviluppo. Sono come l’olio nel motore: ora il nostro motore non gira perché manca la benzina, ossia la domanda che non c’è».
Il ministro parla anche di riduzione del carico fiscale sui più deboli: su questo sarà d’accordo, no?
«Beh, lo diciamo da qualche decennio… Infatti tra le misure che non condivido della riforma c’è di sicuro l’aumento dei contributi previdenziali per le partite Iva iscritte alla gestione separata, perché sono soggetti a redditi bassi».
Però il ministro dice anche che oggi le condizioni per questa redistribuzione del carico fiscale non ci sono…
«Ma non è così. Rinviare la redistribuzione a dopo lo sviluppo significa non aver capito le cause della crisi, che affonda le sue radici nella diseguaglianza e nell’arretramento delle condizioni di lavoro».
Lei quindi inverte l’ordine dei fattori: redistribuire per creare sviluppo, non prima la crescita e poi la redistribuzione…
«Diciamo che una maggioranza progressista avrebbe introdotto un’imposta patrimoniale ordinaria ed evitato l’Imu alle famiglie con abitazioni di valore medio-basso. Avremmo ottenuto lo stesso gettito facendo meglio non solo in termini di equità, ma anche di utilità per l’economia, perché avremmo lasciato più potere d’acquisto a chi ne ha poco. E poi sulla riforma mi permetta di ricordare che resta ancora in larga parte da affrontare il drammatico errore sugli esodatì».
La Fornero è «abbastanza soddisfatta» dei primi nove mesi del governo Monti. Lei che ne pensa?
«Non c’è dubbio che abbia fatto fare passi avanti all’Italia: siamo tornati a giocare una partita dalla quale con Berlusconi eravamo stati esclusi».
Quali le prime cose da fare ora?
«Oggi la priorità è la politica industriale. Il governo è disattento all’economia reale per concentrarsi sulla finanza pubblica: invece, senza rianimare l’economia reale, non si raggiungono nemmeno gli obiettivi difinanza pubblica».
Oggi il premier Monti s’è detto preoccupato per toni antitedeschi che si diffondono in Italia: condivide?
«Preoccupanti sono il populismo e le semplificazioni, chi non prende in considerazione che l’opinione pubblica tedesca è comprensibilmente inquieta. Ma è anche preoccupante l’ampia parte di classe dirigente tedesca che non riconosce i vantaggi portati dall’euro alla Germania e i problemi sistemici della monete unica, che riguardano anche le loro scelte di politica economica».
A proposito di Europa: condivide l’opinione di chi dice che occorre recuperare sovranità nazionale?
«Mi pare un discorso incomprensibile: l’abbiamo persa da tempo e non solo noi! Stiamo insistendo per arrivare a un’integrazione politica dell’area euro, per condividere una sovranità che a livello nazionale abbiamo perso in larga misura. Poi è ovvio che qualunque governo deve muoversi dentro a impegni e vincoli definiti: noi lavoreremo per riscriverne alcuni, insieme all’Europa».
La Stampa 06.08.12