Siamo già a 640 mila ore di cassa integrazione autorizzate quest’anno, con luglio che registra un vero record con 115 milioni di ore: viaggiamo sui livelli dell’anno nero 2010, quando fu sfondata quota un miliardo e duecentomila ore di cassa richieste dalle aziende. Il bollettino dell’Inps sugli ammortizzatori sociali è uno degli strumenti più veritieri per misurare lo stato di salute del nostro sistema economico. E i dati, che fanno il paio con quelli sulla disoccupazione al 10,8%, segnalano una grande sofferenza. Con la recessione che — secondo le stime aggiornate ieri dalla Confcommercio — si protrarrà anche al prossimo anno: in conseguenza di un andamento peggiore dei consumi, al -2,8%, e della «caduta profonda» degli investimenti (-6,5%), quest’anno il prodotto interno lordo segnerà il -2,2% (dal -1,3% delle previsioni di marzo), mentre nel 2013 calerà ancora la ricchezza prodotta, allo -0,3% (dallo zero).
«Il sistema produttivo — dice il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua — mostra ancora forti segni di debolezza; si poteva sperare che il 2010 fosse stato il punto più basso della crisi», infatti nel 2011il ricorso alla cig è leggermente calato, ma «nei primi sette mesi di quest’anno dobbiamo registrare un incremento». L’8,7% in più. E nel solo mese di luglio + 21,3% rispetto a giugno (95,4 milioni di ore) e +44,2% rispetto a luglio scorso (80,3 milioni). Cui si aggiungono oltre 92 mila richieste di disoccupazione, e 7.700 mobilità. Rispetto a un anno fa cala la cassa ordinaria del 71%, quella straordinaria del 36% e quella in deroga del 33%.
Una batteria di cifre che nasconde, secondo la Cgil , oltre 2 miliardi di reddito in meno per le loro famiglie e oltre mezzo milione di persone in cassa integrazione a zero ore, vicine quindi a perdere il lavoro. In un circolo vizioso che si traduce in meno consumi, crisi aziendali e licenziamenti. Infatti i dati dell’Inps fanno il paio con quelli della Confcommercio sulla spesa delle famiglie, con «la caduta più forte almeno dal dopoguerra». In questo modo il Pil in Italia «sta raggiungendo i suoi minimi storici», spiega il direttore dell’ufficio studi, Mariano Bella: tradotto in termini pratici per il commercio significa che tra aperture e chiusure nel 2012 c’è «un saldo negativo di oltre 20 mila esercizi, ma forse la stima è ottimistica».
Il Corriere della Sera 03.08.12