Medaglia d’oro alla disoccupazione, che segna un nuovo record a giugno e si posizione a quota 10,8 per cento. Un primato che vale solo in casa nostra e non basta ancora a sbaragliare la media dell’Eurozona, dove in diciassette Paesi con la moneta unica il tasso dei senza lavoro è di 0,4 punti più alto di quello italiano e si contano diciotto milioni di braccia conserte. Di questi, quasi tre – 2 milioni e 800mila per l’esattezza – hanno residenza in Italia e spesso sono donne e giovani. Ma anche gli uomini non scherzano: col tempo la crisi cerca di livellare le discriminazioni di età, genere e provenienza (geografica). Una cifra mai vista I ritmi di crescita della disoccupazione, dice l’Istat, segnano aumenti di tre decimi percentuali da maggio a giugno e di 2,7 punti in un anno: in termini assoluti si trasforma in un record storico assoluto, una cifra mai vista almeno da quando sono cominciate le rilevazioni statistiche, cioè dal lontano 1992. Unica nota positiva, se così può dirsi, è che il mostruoso 35 per cento di giovani (15-24 anni) disoccupati nel mese di maggio a giugno si è ridotto di un punto. In seicentomila restano in giro per agenzie di lavoro in cerca di un’occupazione, che è sempre più precaria (otto assunzioni su dieci). Complessivamente i disoccupati sono aumentati di 760mila unità in un anno. In un quadro del genere c’è chi riprende le parole del premier, che ieri ha iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel. Luigi Angeletti, per esempio: «Se per uscire dalla crisi si intende il tentativo di salvare l’euro – dice il segretario Uil – credo forse l’operazione è raggiungibile. Se per la crisi si intende quella vera, ovvero la perdita di posti di lavoro e la recessione, allora non siamo per nulla all’uscita del tunnel». Dalla Uil alla Cgil, che imputa lo stallo del mercato del lavoro alle scelte del governo tecnico. E nell’evidenziare «l’urgenza dell’adozione di un piano straordinario per il lavoro», la segretaria confederale Serena Sorrentino punta il dito contro la ministra Fornero: «Il provvedimento sul lavoro – dice la sindacalista – con l’annessa diminuzione delle coperture sugli ammortizzatori, combinato con l’allungamento dell’età pensionabile ha determinato un corto circuito nel mercato del lavoro». «È troppo presto per vedere gli effetti della riforma», sostiene per contro Giorgio Santini, segretario Cisl, che vede con timore un possibile nuovo record, quello dei tre milioni di senza occupazione. «Ridistribuire il carico fiscale a tutela dei redditi più bassi e delle famiglie e attuare politiche di rilancio», è l’unica via che vede il sindacato di Raffaele Bonanni per uscire dal tunnel del (non) lavoro. Un concetto ripreso dal democratico, ex sindacalista proprio della Cisl, Sergio D’Antoni, che chiede al governo di non commettere «l’errore più grave che si può fare in questo momento: distinguere la questione economica dalla questione sociale». Per il resto, il fronte politico – opposizione e maggioranza – punta quasi tutto il governo. Al palo Tornando ai numeri, l’altro lato della medaglia è l’occupazione. L’Istat sostiene che a giugno di quest’anno gli occupati sono diminuiti di un decimo di punto rispetto al mese precedente. In Italia, questa primavera, lavoravano quasi 23 milioni di persone (22,9). Lavoravano spesso in imprese e industrie che, secondo l’ultimo rapporto di Mediobanca sulle cinquanta maggiori società quotate italiane, hanno perso da qualche parte gli ultimi quattro anni. Dal 2008, il margine operativo netto delle società analizzate è salito del 3,8 per cento solo grazie alle acquisizioni all’estero, come quella di Enel sulla spagnola Endesa e di Fiat sulla americana Chrysler. Mentre in casa «l’attività nazionale langue».
l’Unità 01.08.12
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“IN ITALIA QUASI TRE MILIONI DI SENZA-LAVORO”, di Luisa Grion
Un esercito di 2 milioni 792 mila persone con molti giovani, molte donne, ma dove anche gli uomini risultano in aumento; un esercito in crescita. E’ così che i dati Istat di giugno descrivono la platea dei disoccupati italiani: le cifre sono da record, in termini assoluti non siamo mai andati così vicini al tetto dei tre milioni, non almeno da quando – nel 1992 – è iniziata la nuova serie storica di rilevazioni statistiche sul tema. Il tasso dei senza lavoro ha raggiunto quota 10,8 per cento (mai così alto dal 2004), in aumento dello 0,3 per cento sul precedente mese di maggio e del 2,7 su giugno 2011. In un solo anno le persone che non hanno lavoro e ne stanno cercando uno sono aumentate di 761 mila unità (più 37,5 per cento sul 2011), di cui 73 mila solo fra maggio e giugno: segno evidente che, per quanto riguarda l’occupazione, non stiamo uscendo dal tunnel.
C’è semmai una sorta di riposizionamento in corso: resta a livello allarmante la disoccupazione giovanile nella fascia compresa fra i 15 e i 24 anni. Il tasso tocca ora il 34,3 per cento e i ragazzi e le ragazze in cerca di lavoro sono 608 mila. Guardando al genere, è pari al 10 per cento la disoccupazione maschile e al 12 quella femminile (entrambe in crescita, ma con una maggiore velocità della prima sulla seconda). Sono invece in decisa flessione gli inattivi, ovvero quelle persone che non hanno un lavoro, ma nemmeno lo cercano più: questa platea di delusi e rassegnati è diminuita, in un
anno, di ben 752 mila unità. Segno che il perdurare della crisi sta comunque spingendo le persone a provarci: peccato che all’aumento nell’offerta non corrisponda un aumento nella domanda.
Non è confortante, in realtà, nemmeno il quadro europeo. Nei Paesi dell’area euro, a giugno, il tasso di disoccupazione ha toccato l’11,2 per cento, il livello più alto dal 1999, ovvero dalla creazione dell’Eurozona. Un anno fa era fermo al 10 per cento: i senza lavoro sono 17,8 milioni. Si va dal 6,8 per cento, dati di luglio, della Germania (6,6 un anno fa), ai picchi drammatici di Spagna e Grecia (24,8 e 22,5 per cento secondo le rilevazioni Eurostat di giugno).
Un quadro che – nonostante il raffreddamento dell’inflazione passata, a luglio, al 3 per cento sul 3,3 di giugno (ma sale a 4 tenendo conto solo del carrello di beni acquistati con maggior frequenza) – preoccupa molto i sindacati. Per la Cgil la riforma del lavoro «con l’annessa diminuzione delle coperture sugli ammortizzatori, combinata all’allungamento dell’età pensionabile, ha determinato un corto circuito nelle dinamiche del mercato del lavoro». Secondo la Cisl dietro a tale risultato ci sono invece «anni di politiche sbagliate »: ora – per innescare la svolta – è necessario «ridistribuire il carico fiscale a tutela dei redditi più bassi e delle famiglie e attuare politiche di rilancio degli investimenti». Per la Uil, i dati Istat dimostrano «che non siamo riusciti a fare una politica del rigore aumentando la capacità produttiva del Paese; se per la crisi si intende quella vera, ovvero la perdita di posti di lavoro e la recessione, allora non siamo per nulla all’uscita del tunnel».
La Repubblica 01.08.12
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“IL LAVORO NON C’È PIÙ LA DISOCCUPAZIONE SALE AL 10,8%”, di Giampiero Di Santo
Si rotola nel fango della recessione. E i posti di lavoro continuano a diminuire. Nel mese di giugno i disoccupati, secondo gli ultimi dati dell’Istat, hanno toccato in Italia il livello di 2,8 milioni, 2,792 per le precisione, qualcosa come il 10,8% della forza lavoro. È il peggiore risultato dal primo gennaio del 2004, fa sapere l’Istituto nazionale di statistica. Che segnala anche come l’aumento percentuale rispetto al maggio del 2012 sia dello 0,3%, mentre rispetto al giugno dell’anno precedente il peggioramento è addirittura del 2,7%. L’Italia, insomma, è tornata a fare registrare tassi di disoccupazione record, come era già accaduto nel 1984, quando appunto fu toccato il 10.8% replicato in giugno. Nel complesso il numero dei disoccupati è aumentato di 73mila persone e la crescita su base annua, pari al 37,5%, segnala che ben 761.000 sono gli italiani restati senza lavoro nell’ultimo anno. Meglio, si fa per dire, è andata per la disoccupazione giovanile: l’incidenza dei senza lavoro tra i 15 e i 24 anni è calata dal 35,3% di maggio al 34,3% Secondo l’Istat i giovani disoccupati rappresentano il 10,1% della popolazione di questa fascia di età, e sono 608mila quelli in cerca di occupazione.Le cifre parlano di un aumento dei senza lavoro sia tra le donne, sia tra gli uomini. Anzi i senza lavoro maschi sono aumentati di più, del 2,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre le donne sono cresciute del 2,5% su base annua. In confronto a maggio, invece, il peggioramento è stato dello 0,3% sia per la componente maschile sia per quella femminile della forza lavoro. Ma le percentuali sono rimaste diverse, rispettivamente del 10% e del 12%. Cifre comunque estremamente preoccupanti,che hanno spinto il segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, ad alzare il tiro sul premier Mario Monti, accusato di «pensare alla riforma elettorale piuttosto che al lavoro». Una analisi rafforzata dai sindacati, in particolare dalla Cgil. Che attraverso il segretario confederale Serena Sorrentino ha attribuito al «provvedimento sul lavoro, con l’annessa diminuzione delle coperture sugli ammortizzatori, combinato con l’allungamento dell’età pensionabile deciso dalla riforma Fornero», il «corto circuito nelle dinamiche del mercato del lavoro». Il segretario generale aggiunto della Cisl, Giorgio Santini, ha chiesto «un piano straordinario per il lavoro» per evitare «di alimentare una spirale recessiva che avrà nuovi, pesanti effetti». Altrettanto allarmati i commenti di Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, e di Paolo Varesi. pari grado nell’Ugl. Ma a essere allarmati su quella chge è ormai un’emergenza mondiale sono un po’ tutti. Secondo Eurostat La disoccupazione nell’eurozona in giugno è rimasta ferma all’11,2% registrato in maggio, ma rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, quando era stata pari al 10%, l’aumento è netto. E anche la Germania, con il suo tasso del 6,8% registrato in luglio, è in difficoltà.
ItaliaOggi 01.08.12