"Mercato del lavoro e diseguaglianze", di Chiara Saraceno
C’è un dato relativamente nuovo nel Rapporto Ocse sulle prospettive dell’occupazione, per quanto riguarda l’Italia: l’aumento della disoccupazione di lunga durata. Contrariamente ad ogni mitologia sugli effetti benefici, per il dinamismo del mercato del lavoro, della flessibilità in uscita, emerge che chi perde il lavoro difficilmente ne trova un altro entro uno, e persino due anni. Nel migliore dei casi, la flessibilità in uscita si trasforma in turn-over, in sostituzione di un lavoratore con un altro. Nel peggiore, e più frequente, si trasforma semplicemente in perdita sia di lavoro per chi lo aveva, sia di occupazione complessiva. L’anno scorso il 51,9% dei disoccupati lo era da più di 12 mesi contro il 48,5% nel 2010. Oltre alla mancanza di reddito, questo dato nasconde enormi rischi di perdita di capitale umano e professionale e di fiducia nel futuro. Contribuisce anche ad alimentare il fenomeno dei lavoratori scoraggiati, ovvero di coloro che non cercano più un’occupazione ed escono, almeno ufficialmente, dalle file degli attivi. Lo aveva già segnalato una nota dell’Istat l’aprile scorso, allorché aveva evidenziato come …