"Droga leggera, carceri piene. Ma legalizzare resta un tabù", di Massimo Solani
Legalizziamo le droghe, e i crimini di strada crolleranno». L’economista Milton Friedman lo scriveva nel maggio del 1972 e la sua, più che una proposta concreta, sembrava solo una provocazione. Quarant’anni dopo, però, il tema della legalizzazione delle droghe, almeno per quanto riguarda le droghe leggere, è diventato argomento di riflessione serissima ma troppo spesso confinata fuori dai grandi media o dagli ambienti della politica. A poco, in questo senso, sono serviti anche gli «endorsement» del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia («un dibattito interessante, non sono contrario. Anzi sono per il sì»), del procuratore generale di Firenze Beniamino Deidda («serve una cauta depenalizzazione e una cauta liberalizzazione»), del governatore della Toscana Enrico Rossi («sono favorevole ad una distinzione fra droghe leggere e pesanti e a forme di legalizzazione di quelle leggere») o di Roberto Saviano. L’argomento, purtroppo, resta un tabù perché, per dirla col procuratore Deidda, «c’è un po’ di fariseismo e l’ideologia prevale su una serena valutazione dei fatti». IL DIBATTITO ALL’ESTERO Il tema però, almeno all’estero, è di grandissima attualità e ampiamente …