"La Consulta ci ridà sorella acqua bocciata la privatizzazione", di Calo Petrini
Il malvezzo della politica italiana di aggirare i responsi dei referendum popolari complice il passar del tempo, l’immobilismo e qualche decreto legge, ieri ha subito una sonora lezione. Grazie a una sentenza della Corte costituzionale. Dichiarando inammissibile l’articolo 4 del decreto legge 138 del 13 agosto 2011, la Corte esplicita chiaramente il vincolo referendario che vieta la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali. Dinanzi a quel decreto legge voluto dal governo Berlusconi per aggirare il voto di milioni di italiani, bene ha fatto la Regione Puglia a ricorrere alla Consulta. Tuttavia, questa sentenza non deve solo suscitare la gioia per chi ha a cuore la democrazia e la tutela dei beni comuni, ma dove spronare tutti nel costruire nuove idee e nuove pratiche per la gestione di questi beni. Qui iniziano le difficoltà, e la sfida di saperle affrontare con saggezza e pragmatismo è il terreno fertile di una nuova politica. Non è sufficiente denunciare la sistematica aggressione dei beni comuni, occorre sostenere esempi nuovi di gestione di quei patrimoni pubblici. In fondo, la …