"Tasse università: aumenti indecenti", di Mariagrazia Gerina
Le tasse pedagogiche sono l’ultima frontiera della spending review. Qualcuno in passato era arrivato a sostenere la bellezza del tributo versato allo Stato. Ma nessuno, ancora, si era spinto a suggerirne quasi il valore educativo, insieme all’aumento. Più si paga, più si impara? Se così fosse, gli studenti italiani dovrebbero davvero eccellere. Visto che le tasse che pagano sono già adesso tra le più alte d’Europa (più care, solo quelle di Regno Unito e Olanda). E invece succede che le università italiane devono fare i conti con 31mila matricole in meno rispetto a dieci anni fa. Ventenni, certo, scoraggiati anche dai costi dell’università. Non a caso, finlandesi, norvegesi, danesi, svedesi, islandesi, cechi per incentivare le iscrizioni non fanno pagare tasse. Il governo Monti ha scelto tutt’altra strategia. Nella revisione della spesa ha inserito una serie di norme che permetteranno in sostanza gli atenei di far pagare più tasse ai loro studenti. Il ministro Profumo, appunto, sostiene anche che ci sia un risvolto pedagogico in tutto questo. Il «processo di responsabilizzazione dei nostri studenti» – spiega …