Penso che le liste d’attesa in sanità siano un problema strutturale che non può essere risolto con interventi regolatori estemporanei: decreti e ingiunzioni che stabiliscono tempi massimi non servono. Bisogna intervenire sulle cause e le condizioni che creano nelle strutture ospedaliere l’impossibilità di rispondere al bisogno reale di salute dei cittadini. Da tempo affermo che è necessaria una ristrutturazione profonda del sistema ospedaliero, che rifletta più fedelmente la medicina moderna. Il ruolo dell’ospedale va ripensato nel suo insieme . Innanzitutto la diagnostica deve essere separata dalla terapia e deve essere accessibile «sotto casa», per fare in modo che ogni cittadino abbia la possibilità di ottenere una diagnosi tempestiva, senza dover affrontare grandi spostamenti. L’ospedale deve svolgere due funzioni : l’ approfondimento diagnostico e la terapia. Deve essere altamente tecnologizzato e contemplare ricoveri brevi per avere un ricambio frequente di pazienti, che devono restare in ospedale lo stretto tempo necessario per ricevere le cure adatte alla fase «acuta» della loro malattia.
E qui sta la chiave per risolvere il problema delle liste d’attesa : la degenza media in ospedale, dai sei/sette giorni attuali deve ridursi a tre/quattro giorni. Per ottenere questo e dimettere i pazienti precocemente, dovrebbe sorgere nelle vicinanze dell’ospedale una struttura di «accoglienza protetta», dove i pazienti possono restare il periodo che occorre per una buona ripresa, senza occupare un letto necessario per chi si deve sottoporre ad un intervento terapeutico. Questa è la soluzione adottata dai sistemi sanitari più avanzati a livello internazionale ed ha dimostrato di essere ottima per una efficienza globale del sistema ospedaliero. Con una rete diagnostica territoriale e la riduzione drastica della degenza media, il problema delle liste d’attesa per esami e ricoveri si annullerebbe automaticamente.
La liste d’attesa sono un problema quasi ovunque e non credo siano influenzate dalla Spending Review. Stiamo parlando di riorganizzare e razionalizzazione un sistema complesso, in fase di profonda trasformazione in tutto il mondo. Bisogna anche sottolineare che questa trasformazione è difficoltosa, ma estremamente positiva per i malati e i loro familiari. Il principio fondante della concezione di ospedale moderno è infatti, accanto all’eccellenza della cura, l’ attenzione alla qualità di vita della persona, un parametro fino a ieri inesistente nella progettazione ospedaliera. Certo, la soluzione strutturale profonda ai problemi sanitari richiede un investimento pubblico che in questo momento sembra un’utopia. Al contrario, proprio ora, io credo che sia un dovere investire nel rilancio dei lavori pubblici – in particolare in un’area strategica come la sanità che possono fare da volano a molti settori e contribuire a ridarci il bene più prezioso che la temporanea situazione di crisi ci ha sottratto : la fiducia nel futuro.
La Stampa 30.07.12