"La strada obbligata delle dimissioni", di Gad Lerner
MA CHE gli è preso a Roberto Formigoni? Pareva in preda a ebbrezza da perdizione ieri sera mentre tirava sciabolate ai direttori dei “giornaloni” e ai “gazzettieri della Procura di Milano”, colpevoli di anticipare da mesi l’ovvio e il risaputo, cioè che da governatore della Regione Lombardia ha favorito l’arricchimento dei suoi amici, traendone vantaggi politici e materiali. Ora che la Procura di Milano quantifica in 8,5 milioni di euro la percentuale della corruzione transitata in circuiti esteri per depositarsi infine nel suo tornaconto di uomo di potere, Formigoni ci offre un esempio da manuale: la politica-spettacolo che si ritorce contro il suo artefice. Sarcastico, gradasso, compiaciuto nel presentarsi solo contro tutti, è come se confidasse in un popolo che se le beve tutte: basta che ti mostri forte. E magari ti fai accompagnare da un sottomesso vicepresidente leghista, Andrea Gibelli, che aspira all’incarico di reggente quando — ormai è chiaro — il Celeste dovrà rassegnare le dimissioni. Da tempo la manfrina del leader popolare contrapposto ai poteri forti non incanta più neanche i militanti …