attualità, politica italiana, scuola | formazione

Scuole, l’allarme delle Province “Con i tagli salta la riapertura”, di Silvio Buzzanca

Metà delle Province al dissesto e migliaia di scuole che non apriranno i battenti. Effetto immediato dei 500 milioni “tagliati” dal governo. Comuni quelli di Roma, Salerno, Napoli e Palermo in grande sofferenza. Anche per questo l’Anci e migliaia di sindaci con la loro bella fascia tricolore “assedieranno” oggi i senatori impegnati a discutere della spending review. E dunque anche dei 500 milioni di euro che dovrebbero sparire quest’anno dai bilanci dei comuni.
Un taglio “lineare” che non convince neanche Piero Giarda. Al punto che il ministro per i Rapporti con il Parlamento scrive al vicepresidente dell’Unione delle Province: «Ho cercato invano di far cambiare quella norma. È contraria a tutto quello che ho sempre pensato in materia di finanza locale. Speriamo che il Senato sia più saggio del governo».
Saggezza cercasi, dunque, a Palazzo Madama. Con incontri a raffica, vertici, attese. Ieri pomeriggio il presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione alla testa di una delegazione ha incontrato il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi.
Ma hanno parlato dei problemi connessi al funzionamento delle future città metropolitane e delle competenze delle Province che resteranno dopo gli accorpamenti.
Dei soldi, di quelli che servono per aprirle a settembre le scuole, se ne parlerà oggi. Perché, causa spread, il Senato ha fretta e vorrebbe anticipare a mercoledì il sì al provvedimento. E dunque i due relatori potrebbero presentare già oggi il loro pacchetto di modifiche. E in quelle modifiche sperano Province e Comuni. «Noi diciamo, e non esageriamo, che non riapriremo le nostre istituzioni scolastiche. Non si potrà riaprire il nuovo anno scolastico con questi tagli che sono per noi insostenibili e lo abbiamo detto al governo con grande determinazione », dice Castiglione.
Il presidente dell’Upi si spinge anche oltre. Quel taglio, spiega, «porterà la metà delle Province in dissesto. Anzi tecnicamente lo siamo già». Quadro drammatico, che suscita ogni tipo di reazione. Così Massimo Ferrarese, presidente della provincia di Brindisi, destinata a scomparire, invita, «tutti i cittadini pugliesi ad apporre la firma per abrogare i 3.500 euro al mese di diaria dei parlamentari». E le Province del Nord minacciano di sfrattare le Prefetture.
L’allarme che arriva dall’Anci, l’associazione dei comuni, non è più roseo di quello dell’Upi. Graziano Del Rio, sindaco di Reggio Emilia e presidente dei sindaci, dice senza mezzi termini: «C’è un problema di crisi di liquidità dei comuni. C’è un problema di cassa. Come le imprese faticano a trovare denaro, così i comuni. Molti comuni hanno problemi di crediti non riscossi, come il comune di Napoli».
Un allarme che non risparmia Roma. Anche la capitale, dice Del Rio, «andrà in grande sofferenza, almeno per le notizie che abbiamo noi da Alemanno. Si rischia che arrivi un commissario che faccia una serie di provvedimenti, come l’aumento delle tasse e la sospensione del Consiglio ». In serata, però Del Rio spiegherà che si tratta solo «di un esempio generico». Ma problemi simili sembrano avere anche Palermo e Salerno.
Così oggi, dopo la manifestazione, l’Anci sarà ricevuta da Schifani. Anche se, secondo i sindaci, la questione non si chiude con l’approvazione della spendig review. I primi cittadini
vogliono riprendere il discorso con il governo a settembre. Discutendo su dati certi e scientifici. Anche perché per il 2012 il taglio è di 500 milioni. Per il 2013 dovrebbe essere di un miliardo. Come per le Province. Per il momento i sindaci chiedono «di tagliare sprechi con azioni efficaci. Un metodo nuovo contro gli sprechi, senza mandare in dissesto i comuni».

La Repubblica 24.07.12

******

I presidi: “È in pericolo la sicurezza” E la Cgil chiede l’intervento di Profumo, di Salvo Intravaia

Mondo della scuola in apprensione dopo l’allarme lanciato dal presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione. I tagli che la spending review opera ai bilanci delle province, secondo, Castiglione, metteranno a rischio l’avvio dell’anno scolastico. La Cgil si dice molto preoccupata e chiede al ministro della Pubblica Istruzione, Alessandro Profumo, di intervenire; i presidi temono per la sicurezza degli edifici scolastici e i genitori sono quasi rassegnati all’ennesimo taglio dei servizi agli alunni.
«L’allarme che si leva dalle province è preoccupante – dice il leader della Flc Cgil Domenico Pantaleo – perché le difficoltà degli enti locali si sommano ai tagli della spending review sulla scuola e a quelli operati dal precedente governo, che continueranno. In questo contesto già difficile occorre capire — continua — come il governo intende garantire l’avvio dell’anno scolastico. Sarebbe il caso che il ministro Profumo pronunciasse una parola chiara in merito». I dirigenti scolastici temono per l’incolumità di alunni e personale. «Il timore espresso dal presidente dell’Upi — dichiara Giorgio Rembado, presidente dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi — è fondato e ci preoccupa. Penso — aggiunge — soprattutto alla messa in sicurezza delle scuole che potrebbe subire una ulteriore battuta d’arresto». I rappresentanti delle famiglie sono quasi rassegnati. «Ormai — spiega Angela Nava, presidente del Coordinamento genitori democratici — abbiamo imparato che di fronte ai tagli ai bilanci e ai trasferimenti alle scuole occorre chinare la testa. La scuola, nonostante tutto, regge. Ma per quanto? Già in tempi di vacche grasse gli istituti erano costretti a sudarsi l’assistenza ai disabili, che ottenevano dopo mille proteste. Adesso le cose possono solo peggiorare. E per quanto attiene all’edilizia scolastica il senso di insicurezza fisica aumenterà”.
Sono le province infatti a garantire il larga parte il funzionamento delle scuole superiori: forniscono gli arredi, assicurano il riscaldamento e pagano le bollette telefoniche, della luce e dell’acqua. In altre parole gli istituti secondari, a causa dei tagli della spending review, rischiano a settembre di rimanere al buio e al freddo. Ma non solo. Le province garantiscono anche la manutenzione, ordinaria e straordinaria, degli edifici scolastici e la loro messa in sicurezza. Inoltre, assicurano il trasporto, da casa a scuola e viceversa, dei portatori di handicap e forniscono alle scuole personale ad hoc
per le pratiche igieniche degli stessi. E, in presenza di soggetti affetti da alcune disabilità (ciechi e sordi) dovrebbero anche inviare nelle scuole facilitatori della comunicazione: specializzati nella lingua dei segni e nel Braille. Ora la spending review potrebbe contribuire a farli sparire. Il presidente dell’Unione delle province d’Italia spiega in maniera semplice come stanno le cose. «Il governo considera come consumi intermedi (3,7 miliardi), anche importanti
servizi che le province erogano ai cittadini. Secondo i nostri conteggi i consumi aggredibili dalla manovra ammontano a 1,3 miliardi, pari a 176 milioni per il 2012. Se il taglio invece sarà di 500 milioni come preventivato i bilanci salteranno e le province non potranno erogare alle scuole importanti servizi».

La Repubblica 24.07.12