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Diciamo BASTA alla violenza sulle donne

In Europa ogni giorno 7 donne vengono uccise dai loro partner. L’Italia, in Europa, ha questo drammatico primato: nel 2011 sono morte 127 donne ( il 6,7% in più rispetto al 2010) e nel 2012 fino al mese di giugno ci sono state già 63 vittime. Abbiamo il dovere di fermare questo massacro silenzioso.
Chiediamo al governo italiano:
1) di rafforzare le politiche, anche di carattere finanziario, per sostenere il lavoro dei centri antiviolenza, per promuovere campagne di sensibilizzazione, per dotarsi di strumenti di conoscenza del fenomeno e per la formazione degli operatori
2) di firmare quanto prima la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e alla violenza domestica, e di permettere così al Parlamento di ratificarla.
La Convenzione di Istanbul prevede per la prima volta a livello internazionale misure di prevenzione, di tutela in sede giudizi aria, di sostegno alle donne vittime di violenza.
Per la prima volta, la violenza sulle donne è definita come una violazione dei diritti umani fondamentali e una forma di discriminazione da contrastare, raggiungendo l’obiettivo di un’eguaglianza di genere, di fatto e di diritto.
La Convenzione indica specifiche misure che gli Stati firmatari devono adottare per prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire gli autori dei reati. Sono previste, in particolare, azioni di prevenzione nel settore educativo e dell’informazione; sanzioni contro la violenza fisica, psicologica e sessuale, i matrimoni forzati, le mutilazioni genitali, lo stalking; strumenti di sostegno medico, psicologico e legale alle vittime; meccanismi di monitoraggio sulla piena attuazione della Convenzione.
Ad oggi, la Convenzione di Istanbul è già stata firmata da 21 paesi europei.
Nonostante il pronunciamento favorevole del Parlamento, l’Italia non ha ancora aderito alla Convenzione: è ora che lo faccia. Nonostante il lavoro di tante associazioni, enti locali, operatori ed operatrici, le politiche fin qui attuate rischiano di non riuscire ad affrontare un fenomeno tanto pervasivo: è ora di
rilanciare una strategia complessiva. I diritti, la dignità e il rispetto delle donne non possono più attendere.
Le donne democratiche

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