Giorno: 21 Luglio 2012

"Ma chi ha spento la radio pubblica?", di Giovanni Valentini

La radio è il primo risultato di quella tecnologia che via via si è sviluppata a grandissima velocità ben oltre le aspettative dei suoi fondatori. (da “Storia della radio e della televisione in Italia” di Franco Monteleone – Marsilio, terza edizione, 2003 pag. 4). Quando si parla di Rai, e negli ultimi tempi le occasioni non sono mancate, in genere si parla di televisione pubblica e raramente di radio pubblica. La “grande sorella” e la “piccola sorella”. Eppure, per riconoscimento comune, la radio fa più servizio pubblico della tv. È più pluralista; meno schierata; offre mediamente un “prodotto” di qualità superiore, sia sul piano dell’informazione sia su quello dell’intrattenimento. Non è un caso che in campo radiofonico la concorrenza in Italia sia di gran lunga maggiore in confronto al mercato della televisione. Senza la suggestione delle immagini, senza la spettacolarizzazione e l’imbonimento televisivo, la radio privilegia la sostanza rispetto all’apparenza: qui è più importante che cosa si dice, di come si dice. E poi, è uno strumento più capillare, meno invasivo, che consente di ascoltare …

"Di Pietro, il punto di non ritorno", di Pietro Spataro

Antonio Di Pietro sembra ormai arrivato al punto di non ritorno. L’attacco al Quirinale ha superato infatti i confini, anche i più duri, della critica politica ed è diventato una vera e propria aggressione, spesso con toni e argomenti che ricordano molto da vicino le vergognose e devastanti campagne berlusconiane degli anni passati. Il problema serio è che in gioco non c’è la persona di Giorgio Napolitano, un uomo che ha comunque fatto della correttezza e del rispetto delle istituzioni il centro della propria vita politica e parlamentare. Qui è in gioco la Costituzione, il ruolo del Quirinale e le sue prerogative, il formale rispetto della separazione dei poteri: insomma, i principi fondativi della democrazia e dello Stato di diritto. Napolitano infatti, come abbiamo titolato qualche giorno fa in prima pagina, «difende il Quirinale». Ed è quanto di più lontano ci sia dalla cura, in altri luoghi esercitata in modo disinvolto, di interessi personali. Ecco, l’attacco di Di Pietro rischia di trasformarsi in un attacco al cuore del sistema costituzionale. Gli argomenti usati per tentare …

"Province, cambia l’Italia ne resteranno solo 43 e dieci città metropolitane", di Valentina Conte

Il governo fissa i nuovi criteri e alla fine, di Province, ne restano 43 su 107. «Una riforma storica, la prima dall’epoca napoleonica », si brinda alla Funzione pubblica, il cui ministro Patroni Griffi, autore della nuova fisionomia che stravolgerà la geografia italiana, assicura che, alla fine della “cura” (2013-2014), il processo di «soppressione e riordino» porterà a «40 Province, 10 Città metropolitane». L’iter non sarà breve (tempi e modi ancora da definire, secondo il ministro). E coinvolgerà innanzitutto le Regioni ordinarie, poiché su quelle Speciali vale il “muro” dell’autonomia e l’adeguamento seguirà procedure diverse. Al contrario, le prime dovranno affrettare il passo e stilare l’elenco, entro l’anno (quando l’accorpamento sarà legge), delle “ripescate”, le 50 Province destinate a perdere il loro status per “accorpare” sedi, funzioni, personale con le vicine (sarebbero 64 con quelle di Sicilia, Sardegna e Friuli). Basta che siano popolate da almeno 350 mila abitanti ed estese quantomeno per 2.500 chilometri quadrati (dai 3 mila ipotizzati in prima battuta). Parametri minimi, stabiliti ieri dal Consiglio dei ministri, a cui rispondono, secondo …

"Un Pd da Tabacci a Vendola", di Michele Prospero

Al crepuscolo della seconda Repubblica torna a riproporsi con forza il tema del partito come sbocco ad una transizione che, apertasi con il tonfo epocale dell’asse Berlusconi-Bossi, rischia di avvitarsi senza trovare approdo in un nuovo sistema. Non si esce dal pantano dell’antipolitica, egemone in questi ultimi vent’anni, evitando ancora una volta l’appuntamento con il partito. appuntamento culturale prima ancora che organizzativo: ha ragione Asor Rosa. Per sconfiggere l’antipolitica come eterna ricetta caldeggiata dai vari conservatorismi nostrani occorre, infatti, dare una rapida sepoltura alla grande illusione di rimuovere la forma partito per edificare una ragnatela di poteri personali che, messi alla prova, si rivelano incapaci di esprimere autentiche culture politiche, autorevoli classi dirigenti, un vero radicamento sociale. Il partito è ancora oggi una sfida democratica lanciata contro i grandi poteri, non è la difesa dell’esistente (centri opachi di comando con agganci nel cinico mondo degli affari e dei media), alla quale semmai si aggrappano con le unghie tutti i potentati che invocano ancora l’alluvione di micro partiti personali. Il nuovo non risiede certo nella venerazione …

"Scuola, l’Italia resta divisa in due", di Raffaello Masci

La scuola italiana si è misurata la febbre per il quarto anno di fila e ha capito di stare un po’ meglio, sia pur all’interno di una diffusa patologia, particolarmente grave nelle regioni del Sud. Ieri mattina è stato presentato il Rapporto dell’Invalsi (l’istituto del ministero dell’Istruzione che si occupa della valutazione) e questo è il dato di sintesi. L’Istituto ha valutato «i livelli di apprendimento» in italiano e in matematica raggiunti nelle classi seconda e quinta elementare, in prima e terza media e nel secondo anno delle superiori. Un lavoro immane, effettuato da valutatori esterni, che ha coinvolto 31 mila istituti, per un totale di 141 mila classi e 2 milioni e 900 mila studenti: non una campionatura, dunque, ma un vero screening. Per quanto riguarda l’italiano «gli studenti sembrano trovare più facili le domande relative ai testi narrativi, rispetto a quelle dei testi espositivi e argomentativi, in cui viene richiesto anche di interpretare dati e grafici funzionali all’esposizione dei contenuti del testo». Quando però si tratta di ricostruire il significato globale di un …

"Quella parola che fa paura", di Andrea Bonanni

Il contagio prosegue, avverte Mario Monti. La tempesta d’agosto, tanto temuta e largamente preannunciata, si sta addensando sul capo degli europei e della loro moneta. È a suo modo una tempesta perfetta perché allinea tutti i possibili fattori negativi e li fa interagire così che si rafforzino l’un con l’altro. LA CRISI dei titoli di debito sovrano aggrava la crisi delle banche che li hanno acquistati. La crisi delle banche costringe i governi a versare denaro pubblico per salvarle (4.500 miliardi fino al 2011) aumentando così i propri debiti. Il rigore nei conti pubblici imposto dai debiti crescenti alimenta la recessione. La recessione rende più difficile raggiungere gli obiettivi di risanamento delle finanze statali costringendo a nuovi tagli e nuove tasse. I tagli alla spesa creano malcontento, disordini, instabilità politica. L’instabilità politica aumenta la sfiducia nella capacità dei governi di far fronte alla situazione. La sfiducia provoca una fuga degli investitori dai titoli dei Paesi più esposti. La fuga degli investitori fa salire gli interessi e aumenta i costi del servizio del debito a carico …

"La Consulta ci ridà sorella acqua bocciata la privatizzazione", di Calo Petrini

Il malvezzo della politica italiana di aggirare i responsi dei referendum popolari complice il passar del tempo, l’immobilismo e qualche decreto legge, ieri ha subito una sonora lezione. Grazie a una sentenza della Corte costituzionale. Dichiarando inammissibile l’articolo 4 del decreto legge 138 del 13 agosto 2011, la Corte esplicita chiaramente il vincolo referendario che vieta la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali. Dinanzi a quel decreto legge voluto dal governo Berlusconi per aggirare il voto di milioni di italiani, bene ha fatto la Regione Puglia a ricorrere alla Consulta. Tuttavia, questa sentenza non deve solo suscitare la gioia per chi ha a cuore la democrazia e la tutela dei beni comuni, ma dove spronare tutti nel costruire nuove idee e nuove pratiche per la gestione di questi beni. Qui iniziano le difficoltà, e la sfida di saperle affrontare con saggezza e pragmatismo è il terreno fertile di una nuova politica. Non è sufficiente denunciare la sistematica aggressione dei beni comuni, occorre sostenere esempi nuovi di gestione di quei patrimoni pubblici. In fondo, la …