Pd, Pdl e Udc lavorano per presentare emendamenti unitari che impediscano tagli lineari nel settore sanitario, men- tre il governo prepara un maxiemendamento su cui porre la fiducia. Sulla spending review il confronto tra l’esecutivo e la maggioranza che lo sostiene in Parlamento non sarà in discesa. E il fatto che i tempi per la discussione siano stretti non aiuta a trovare un punto di convergenza prima di arrivare alle votazioni: il termine per presentare le proposte di modifica scade domani a mezzogiorno, dopodiché la commissione Bilancio del Senato discuterà fino a mercoledì prossimo, quando il decreto sarà portato in Aula. Sarebbe a questo punto, secondo quanto trapela da Palazzo Chigi, che il governo accorperebbe il decreto dismissioni nella spending review, presentando un maxiemendamento su cui l’esecutivo è pronto a porre la fiducia.
Il problema è che l’opera di razionalizzazione della spesa pianificata dal governo preoccupa seriamente non soltanto enti locali e sindacati, ma anche quelle forze politiche che garantiscono a Monti una maggioranza in Parlamento. A cominciare dal Pd, che dopo aver visto fallire gli incontri tra esecutivo e Regioni e Comuni punta ora a modificare la spending review in Parlamento.
Pier Luigi Bersani in questi giorni ha più volte discusso dell’argomento con il presidente della Conferenza delle Regioni (oltre che dell’Emilia Romagna) Vasco Errani e con quello dell’Anci Graziano Delrio. Ieri ha anche incontrato nella sede del Pd i sindaci (membri dell’ufficio di presidenza Anci) di Livor- no Alessandro Cosimi, di Lodi Lorenzo Guerini, e di Bologna Virginio Merola, per ragionare con loro sugli scenari che si aprirebbero per i Comuni, anche quelli virtuosi, nel caso fossero confermati i tagli prospettati dal governo. E non ci è voluto molto per capire, in base alle simulazioni fatte durante l’incontro dal senatore del Pd Paolo Giaretta, che è relatore per il decreto sulla revisione della spesa, che dopo le misure approvate nelle precedenti manovre, ulteriori tagli sarebbero insostenibili per le realtà territoriali. E di conseguenza, come dice il responsabile Enti locali del Pd Davide Zoggia sottolineando che sarebbe «impossibile pensare di mantenere la stessa efficienza e diffusione dei servizi» nel caso il governo andasse avanti, per i cittadini.
La convinzione di Bersani è che gli enti locali siano fondamentali per la ripresa del Paese e che continuare con i tagli lineari non sia la ricetta giusta per farci uscire dalla crisi. Per questo invia al governo un estremo messaggio di allarme, dopodiché il confronto si sposterà a colpi di voti in Parlamento. Agli emendamenti sta lavorando un gruppo di lavoro creato ad hoc e guidato dal responsabile Economia del Pd Stefano Fassina. Ma in queste ore sono in corso contatti anche con i parlamentari di Pdl e Udc, per arrivare per domani a mezzogiorno con proposte di modifica blindate in partenza.
FACCIA A FACCIA CON CASINI
Ma la preoccupazione di Bersani va al di là della spending review. I dati economici dicono, per il leader del Pd, che il governo deve fare di più e meglio sul fronte crescita e sviluppo, che non sia sufficiente approvare nuove norme sul lavoro per affrontare il drammatico nodo della disoccupazione che e invece siano necessarie politiche economiche, investimenti, misure che aiutino le imprese in una crisi che, ormai va ripetendo Bersani negli ultimi giorni, «è la peggiore dal dopoguerra ad oggi».
Una preoccupazione che il leader del Pd condivide con Casini. Ieri i due si sono incontrati alla Camera e hanno discusso di economia, degli attacchi speculativi, delle scelte del governo e di quel che sarebbe necessario facesse per portare il Paese fuori dalLa crisi. «La situazione è seria e siamo preoccupati – dice il leader dell’Udc al termine del faccia a faccia – non si può fare una manovra al mese».
Altra cosa che allarma Bersani è la reazione dell’establishment di fronte a questa situazione. Non si capacita, il leader del Pd, come sia possibile da parte dei principali organi di informazione dare tanto spazio a vicende come il ritorno di Forza Italia, il simbolo dell’Aquilone, la vicenda Minetti, e così pochi approfondimenti sulla crisi economica.
l’Unità 18.07.12
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