Il Pd presenta un emendamento contro gli aerei militari. No anche di Vendola e Verdi. Guerra agli F-35. Contro la spesa da 12 miliardi per i 131 velivoli si sono mossi sei senatori pd, preannunciando emendamenti a Palazzo Madama, i Verdi e Nichi Vendola, oltre alle 75 mila firme consegnate in Senato per la campagna “Taglia le ali alle armi”, promossa da Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci! e Tavola della Pace. Un accerchiamento contro l’acquisto dei Joint Strike fighter già bocciati dai commentatori Usa di Foreign Politics e che, anche secondo il Pentagono, potrebbero essere senza difese in una guerra digitale. Per l’Italia quegli F-35 nella versione a decollo corto sono ideali per la portaerei Cavour, e così si sono salvati dalla scure della spending review. «Condividiamo la necessità di rivedere questa spesa» hanno spiegato i senatori democratici Francesco Ferrante, Roberto Della Seta, Roberto Di Giovan Paolo, Manuela Granaiola, Vincenzo Vita e Silvana Amati. La richiesta dei parlamentari è spostare i fondi su iniziative di carattere sociale. Duro anche Felice Belisario, capogruppo dell’Idv: «Soprattutto in questo particolare momento, l’inutile corsa allo shopping degli F35 è un vezzo che proprio non possiamo permetterci». Vendola ha parlato via Twitter: «Monti non ha coraggio di tagliare la spesa per gli F35 e per la schifezza delle spese per armamenti». Ma è Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, a fare i conti su tutta la spesa militare in Italia, valutata 40 miliardi: «Perché invece degli ospedali il governo non deciso di ha tagliare i programmi per l’acquisto caccia bombardieri F-35 (12 miliardi); l’acquisto di 8 aerei senza pilota (1,3 miliardi); l’acquisto di 100 elicotteri Nh-90 (4 miliardi); l’acquisto di 10 fregate Fremm (5 miliardi); 2 sommergibili militari (1 miliardo); il programma per i sistemi digitali dell’esercito che costerà alla fine oltre 16 miliardi di euro? Ognuno di questi aerei da guerra costa più di 120 milioni, la cifra necessaria per costruire e far funzionare 83 asili nido». Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, stima invece in 791,5 milioni la somma che già nel 2012 si potrebbe recuperare tagliando i fondi militari, e per Roberto Messina, presidente di Federanziani, quei 20 miliardi sono «l’ennesimo sperpero di denaro».
La Repubblica 13.07.12
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