Quello che è accaduto il 20 e il 29 maggio ha segnato le vite di chi vive nei comuni di Emilia, Lombardia e Veneto in modo indelebile. E lo dico per esperienza personale, vivendo a Carpi. In quelle scosse è andato tutto perduto. Tutto, ma non la determinazione e la dignità con la quale quelle persone chiedono alle Istituzioni, alla politica, di fare presto, di dare a queste comunità gli strumenti per una immediata ripartenza. Quindi bene il rigore, bene la revisione della spesa pubblica, bene il controllo dello spread, ma noi parliamo di case, di scuole, di ospedali e di imprese che occupano migliaia di lavoratori. In momenti straordinari, occorrono provvedimenti straordinari, non servono giri di parole, occorrono fatti. Il decreto in conversione è un primo passo per superare l’emergenza e cominciare ad impostare la ricostruzione. Molti altri ne restano da compiere, sebbene il testo sia stato integrato.
Bisogna dar merito alla Commissione Cultura, che presiedo, di aver trovato una sintesi unitaria per definire soluzioni ai problemi. Problemi che la Commissione ha potuto toccare con mano nella missione che ci ha portato a Cavezzo, a San Benedetto Po e Pegognaga. Un viaggio per acquisire la consapevolezza necessaria ad assumere decisioni che incideranno sulla vita delle persone che ora si attendono dallo Stato non miracoli, non regalie, ma strumenti per poter rendere esigibile il loro diritto alla casa, al lavoro, all’istruzione.
Nel parere unanime della VII Commissione vi erano le richieste di incrementare le risorse stanziate per l’edilizia scolastica, potenziare l’organico del personale, intervenire a favore del diritto allo studio; disporre un fondo per la messa in sicurezza del patrimonio culturale; aumentare il personale degli uffici periferici del Mibac; disporre, a fronte dell’inagibilità di teatri e cinema, misure per sostenere le imprese e tutelare i lavoratori del settore; prevedere interventi che consentano agli impianti sportivi, che oggi ospitano gli sfollati, di tornare alla loro funzionalità originaria.
Forse queste richieste appaiono non tutte prioritarie, ma vengono
dagli amministratori che stanno progettando strategicamente il futuro e sanno di non poterlo fare se non tenendo insieme le misure per contrastare il disagio con quelle per sostenere l’agio. Perché espressione di identità culturale significa socialità espressa nei luoghi della cultura, luoghi che parlano della idea di comunità. Di questo elenco di richieste un traguardo, non scontato, è stato raggiunto con due emendamenti. Il primo dispone che, per il ripristino e la messa in sicurezza delle scuole, venga assegnata alle province e ai comuni il 60% dello stanziamento di 200 milioni per l’edilizia scolastica del Paese. È congruo che parte delle risorse nazionali vada a quei territori dove i dati sulle scuole inagibili sono impressionanti.
Solo in Emilia sono 429 gli istituti colpiti, con oltre 770 classi inagibili, 18 mila studenti, che nel prossimo anno scolastico troveranno sede in moduli e scuole prefabbricate. Altrettanto importante il secondo emendamento approvato, che si compone di due commi. Il primo prevede, per il personale degli uffici periferici del Mibac che dal 20 maggio lavora 12 ore al giorno, il compenso per prestazioni di lavoro straordinario e il rimborso delle spese di missione. Il secondo dispone 20 ml di euro da mettere in capo alle direzioni regionali, per affrontare la messa in sicurezza degli immobili, il ricovero dei beni culturali mobili, la rimozione controllata delle macerie; interventi che riguarderanno, solo in Emilia, circa 1.335 strutture del patrimonio culturale Si tratta di interventi delicati e onerosi, che vanno affrontati anche per rimuovere i pericoli per l’incolumità dei cittadini e per l’agibilità di edifici privati che derivano, ad esempio, da una torre civica o da un campanile dissestati. Se il fondo di 20 ml non dovesse realizzarsi si condannerà alla definitiva chiusura i centri storici, al crollo edifici civici e religiosi, ma soprattutto si vanificheranno anche i finanziamenti disposti per l’edilizia scolastica e privata. Il Parlamento dovrà fare di tutto perché un terremoto non obliteri testimonianze altissime di civiltà. Un impegno che riguarda tutto il Paese, perché senza le province coinvolte dal sisma l’Italia non sarebbe tale e noi, senza il resto dell’Italia, non saremmo che antichi principati in cerca di identità.
* Presidente Commissione Cultura, scienza e istruzione
L’Unità 10.07.12
*******
«Per l’Emilia terremotata questi fondi non bastano» di Giulia Gentile
Al netto del «buon lavoro» già compiu- to, serviranno più soldi per ricostruire l’Emilia-Romagna martoriata dalle scosse di terremoto di fine maggio e inizio giugno. E occorrerà trovarli al più presto, per evitare che – fra decreti per il contenimento della spesa pubbli- ca ed altre manovre – ci si fermi a quei due miliardi che per molti rappresen- tano solo la metà dell’occorrente. Nel giorno in cui la Camera dei deputati inizia a discutere il decreto sulla ripar- tizione dei fondi per la ricostruzione post-sisma, varato la scorsa settimana dall’esecutivo Monti, parlamentari e mondo dell’economia ragionano su ciò che già è stato inserito nel docu- mento, e su cosa servirà invece per far sì che, dice il deputato ferrarese Pd Alessandro Bratti, «la nostra terra muoia dieci volte, invece di una».
OLTRE DUE MILIARDI ALL’EMILIA
Il testo firmato il 4 luglio prevede di destinare all’Emilia-Romagna il 95% dei due miliardi e mezzo già annuncia- ti per i lavori di ripristino nelle regioni
colpite, e il restante 5% a Lombardia e Veneto. Ma già, all’indomani del “sì” al provvedimento, il governatore e commissario straordinario per la rico- struzione dell’Emilia-Romagna, Va- sco Errani, aveva precisato che sareb- bero serviti «altri soldi. Anche se l’im- portante, adesso è partire».
Alla Camera «stimiamo che ne ser- viranno almeno il doppio» sottolinea Sandra Zampa, deputata Pd emilia- no-romagnola che da componente del- la Commissione parlamentare per l’In- fanzia e l’adolescenza precisa anche come «purtroppo siano triplicate le ri- chieste di assistenza ai reparti di Neu- ropsichiatria infantile nelle zone del “cratere”. Sarà importante, dunque, porre attenzione all’assistenza post-trauma per i bambini. E anche per questo, sarebbe bene che il mini- stro Andrea Riccardi contribuisse ad un piano ad hoc sull’infanzia e gli asi- li», da sommare a quanto già previsto per il ripristino e la ricostruzione delle scuole.
IMPRESE E DETASSAZIONE
Ma se, da parte degli imprenditori emiliani, prosegue il pressing sul go- verno perché metta al più presto a di- sposizione le risorse necessarie a ri-
partire («Non possiamo aspettare i fondi tre anni e mezzo come L’Aqui- la», l’appello del presidente di Confin- dustria Emilia-Romagna, Maurizio Marchesini), anche fra i deputati c’è chi sottolinea l’importanza di aggiun- gere al documento in discussione più misure per le aziende. «Se non si intro- ducono sgravi fiscali per far ripartire la produzione sarà l’intera economia nazionale a subire un ulteriore pesan- tissimo colpo», le parole in aula del parlamentare imolese Pd Massimo Marchignoli, che con la collega Dona- ta Lenzi ha presentato due emenda- menti al decreto 74, per far ottenere alle realtà che scelgono di assumere e di investire sul territorio incentivi e fondi. Mentre il leader Udc Pierferdi- nando Casini chiede lo «slittamento dei termini per il pagamento delle im- poste al 30 giugno 2013» e la «detra- zione del cinquanta per cento delle spese per la messa a norma antisismi- ca, per le strutture aziendali». Ma non bisogna dimenticare nemmeno gli aiu- ti agli enti locali e ai privati. «Bisogna lavorare all’allentamento del patto di stabilità – sottolinea Gianluca Benama- ti (Pd) – e far slittare ulteriormente la sospensione dei contributi per i citta- dini colpiti dal sisma».
Ieri intanto, una scossa di terremo- to è stata percepita distintamente an- che a Roma (magnitudo 3.5 della sca- la Richter, epicentro nella zona dei Ca- stelli), per gli esperti dell’Istituto na- zionale di geofisica e vulcanologia da spiegarsi con l’attività vulcaniche del- la struttura dei Colli Albani.
l’Unità 10.09.12