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"Tagli agli armamenti. Il Pd: si prendano lì 5-6 mld per il sociale", di Massimo Franchi

Parte oggi dal Senato il cammino parlamentare della Spending review. Pubblicato venerdì in Gazzetta ufficiale, il decreto numero 95 «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini» dovrebbe essere convertito in legge entro la prima settimana di agosto, in tempo per la pausa estiva parlamentare prevista da venerdì 3.
Come accaduto per ogni provvedimento del governo Monti, il suo iter non sarà semplice. La stessa maggioranza, a partire dal Pd chiede a gran voce di modificarne molte parti, a cominciare dai tagli a sanità ed enti locali. Su un dato però governo e partiti concordano: come ribadito da Mario Monti, i saldi sono invariabili. Si potrà dunque modificarla solo trovando uguali risorse. Una prima stima sulla entità la fa il responsabile economia del Pd Stefano Fassina: «Per modificare i tagli insopportabili su sanità ed enti locali servono tra i 5 e i 6 miliardi già quest’anno». Una «prima idea» su come reperire i fondi necessari per rendere i tagli a sanità ed enti locali «sopportabili» è quella di ridurre «drasticamente la spesa in armamenti». Fassina e la Fp Cgil (che sul tema ha lanciato una campagna) la pensano allo stesso modo: «Con un F35 in meno si tengono aperti un centinaio di asili nido». Se questa proposta va annoverata fra uno spostamento di comparto all’interno dei tagli di spesa pubblica, Fassina poi rilancia anche l’imposta sui grandi patrimoni: «Con la patrimoniale potremo alleggerire fortemente i tagli a sanità ed enti locali e ripristinare un minimo di equità nelle politiche del governo», spiega il responsabile Economia del Pd. Della stessa opinione è l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano: «Dalla riforma delle pensioni a quella del lavoro abbiamo sempre dovuto correggere i testi del governo. Ora nella spending review il grosso del piatto è contro i lavoratori pubblici e lo Stato sociale con gli interventi su sanità ed enti locali. È necessario un riequilibrio: la patrimoniale sarebbe un segnale importante», spiega il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera.
UDC E PDL DIFENDONO IL GOVERNO
Bisogna però fare i conti con gli altri partiti della maggioranza e la parola “patrimoniale” l’Udc non la vuole neanche nominare. «Non è la soluzione e poi avrebbe un gettito basso spiega Gian Luca Galletti, vicecapogruppo Udc alla Camera . Per noi il presupposto è mantenere i saldi invariati per evitare l’aumento dell’Iva ed aiutare le popolazioni terremotate dell’Emilia e ad allargare la platea degli esodati continua Galletti . Detto questo, chi critica il decreto ha un obbligo: fare proposte alternative. Se ci saranno presentate buone idee in Parlamento non vedo perché non dovremmo votarle. La struttura della spending review va mantenuta, ma su alcuni capitoli si può interventire. In settimana anche noi dell’Udc inizieremo a discutere, ma al momento i nostri rappresentanti negli enti locali sono tutti abbastanza tranquilli e non si lamentano eccessivamente dei tagli», conclude Galletti.
Dal Pdl la difesa della spending review diventa poi un modo per attaccare il neo-presidente di Confindustria Gior-gio Squinzi, reo di avere posizioni «troppo filo Cgil». Per Giuliano Cazzola, che negli anni settanta è stato anche segretario nazionale della Fiom Cgil, difende le scelte del governo: «Se si vuole tagliare la spesa pubblica non ci sono misure diverse da quelle, forse ancora timide, previste nella spending review. Tanto più che una quota dei risparmi realizzati andranno a risolvere, almeno in parte, il tormentone degli esodati. Non so dove Giorgio Squinzi intraveda la “macelleria sociale” di cui parla assieme a Susanna Camusso». Sulla stessa lunghezza d’onda del Pdl c’è ReteImprese, l’associazione che riunisce i piccoli imprenditori. «Non possiamo non condividere la manovra del governo tesa a ridurre la spesa pubblica è la posizione espressa in una nota . Siccome sarebbe di grave danno a tutta l’economia italiana qualsiasi altra nuova imposta, diretta o indiretta, quel che va fatto è una severa riduzione della spesa pubblica, divenuta negli anni un mostro in grado di divorare ogni creazione di ricchezza».
Ma il Pd non si limita a criticare i tagli a enti locali e sanità. Anche le norme sui dipendenti pubblici «non sono coerenti». «Se il governo, per i dipendenti pubblici da accompagnare alla pensione, prevede una deroga all’applicazione della riforma previdenziale targata Fornero sino al 2014, perché si chiede Cesare Damiano non estendere questa stessa norma ai lavoratori privati e autonomi, anzichè fare continui rattoppi che non risolvono il problema? Del resto aggiunge l’esponente Pd trattamenti pensionistici diversi tra lavoratori non sarebbero accettabili e sarebbero contraddittori».
E che la conversione del decreto sulla spending review rappresenti un passaggio parlamentare delicato per il Pd lo conferma le dichiarazioni del senatore Marco Follini:
«Era ovvio che la spending review non potesse essere una passeggiata su un letto di rose. Tuttavia la riduzione della spesa è un passaggio ineludibile e fa parte di una moderna cultura di governo. Il partito aggiunge dovrà esercitare tutta la sua costruttività nel passaggio parlamentare che abbiamo davanti. È anche da questa cruna dell’ago che passeranno i futuri destini politici del nostro Paese».

L’Unità 09.07.12