«Non sono accettabili tagli lineari ai trasferimenti verso i comuni italiani. Il governo ci aveva garantito che si sarebbe operato contro gli sprechi, invece, si procede verso un puro taglio alle risorse destinate ai comuni. Abbiamo offerto la nostra massima disponibilità per una razionalizzazione dei costi, per una rapida definizione dei costi standard e per una riduzione degli spechi. Se, invece, tutto si trasformerà in un taglio lineare per di più imposto dall’alto, ci sarà la nostra più ferma opposizione». Lo mette in chiaro il presidente dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani, il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio. Il messaggio al premier Mario Monti è chiaro: non si cambino le carte in tavola.
Che cosa accadrebbe se si procedesse già quest’anno al taglio lineare di 500 milioni di euro sui trasferimenti ai comuni? «Siamo praticamente a quattro mesi dalla chiusura del bilancio del 2012 e tagliare i trasferimenti nell’ultima parte dell’anno significa mandare in dissesto la gran parte dei comuni interessati. Se poi guardiamo ai 2 miliardi di cui si parla per il 2013 andiamo all’incredibile. Vorrei proprio capire su quali calcoli si sono fatte queste stime. Non ho traccia di sprechi negli enti locali di questa entità. Ricordiamo che negli ultimi tre anni i comuni hanno già tagliato di 7 miliardi la loro spesa…».
Avete chiesto di incontrare il governo?
«Chiediamo chiarezza. Sulla razionalizzazione della spesa abbiamo delle nostre proposte sulle quali il commissario Bondi ha espresso qualche interesse. Abbiamo chiesto di discuterle con il governo».
Ci può fare qualche esempio?
«Fare dei piccoli investimenti per risparmiare. Ad esempio per installare dei regolatori di flusso ai lampioni di tutte le città che consentirebbe di risparmiare diversi milioni di euro di bollette. Si vuole risparmiare sugli acquisti e sui servizi? Si realizzi un’informatizzazione completa degli atti anagrafici. Pensi al risparmio che si realizzerebbe con un contratto tipo, con criteri stabiliti a livello nazionale con le compagne assicurative con cui hanno rapporto i comuni, spuntando uno sconto del 20%. Poi vi è il rapporto con le banche. Come fa un comune di 10mila abitanti a trattare delle condizioni migliorative con un’assicurazione o con una banca? È così che si potrebbero ottenere dei cali strutturali della spesa della pubblica amministrazione. Se la si vuole aggredire veramente, almeno lo si faccia operando su quei capitoli di spesa che possono dare effetti strutturali». Parlava anche degli standard di spesa… «Va accelerato il lavoro sui costi standard per le singoli funzioni, per un terzo già definiti e utilizzabili. Si pensi ad esempio al costo unitario di un vigile urbano. Si effettuino i confronti, si vada a vedere dove si spende di più e perché. Si intervenga. Operare in questo modo è molto più equo dei tagli verticali che finirebbero per penalizzare esclusivamente le amministrazioni più virtuose».
Il premier Monti dovrebbe apprezzare…
«Sono abituato a giudicare dai fatti. Se nei fatti, nonostante le rassicurazioni, le parole del presidente del Consiglio si trasformeranno in tagli lineari allora è evi- dente che ci opporremo con tutte le nostre forze. Intendiamo difendere i bilanci dei comuni italiani che sino adesso per il 98% hanno rispettato il patto di stabilità, portando risparmi veri. Mi domando quali siano stati quelli reali realizzati dalle amministrazioni centrali negli ultimi cinque anni. I nostri sono stati tagli veri, non correzioni alla crescita tendenziale della spesa. Se si punta a rendere più efficiente la pubblica amministrazione saremo in prima linea e faremo la nostra parte. Se, invece, si intende mascherare l’ennesima manovra per recuperare risorse, allora diciamo no». Sindaci e Comuni di fronte all’emergenza della crisi sono in prima linea nella difesa dei cittadini. Una politica di tagli non rischia di porre anche un problema di demo- crazia?
«Oramai la Repubblica siamo noi. In prima linea ci siano sempre più solo noi e nella testa dei cittadini sono i sindaci a rappresentare le istituzioni democratiche. Questo non va sottovalutato. Lo Stato è una parte della Repubblica, come lo sono i Comuni. E con pari dignità. La Costituzione è chiara. Vogliamo fare la nostra parte. Ma deve essere altrettanto chiaro che non c’è chi dà ordini e chi esegue. Stato ed enti locali decidono assieme le misure strutturali da prendere. Lo prevede la legge 42 sul federalismo che ha istituito il coordinamento di finanza pubblica e che da tempo chiediamo si riunisca. Noi ai tagli lineari non ci staremo. Non accettiamo che vadano in dissesto la metà dei comuni italiani, perdi più sulla base di obiettivi decisi a priori e dall’alto. Alla fine si andrebbe al dissesto del bilancio pubblico. Per questo è necessario vederci subito con il governo e mettere a punto le metodiche di risparmio. Spero che i nostri interlocutori non deludano. Il percorso che ci era stato presentato aveva altre caratteristiche…».
l’Unità 09.07.12