"La modica quantità", di Massimo Giannini
Ora si capisce perché i governi preferiscono aumentare le tasse. Soprattutto nei Paesi a statalismo diffuso come l’Italia, la spesa pubblica è l’“oggetto” del contratto sociale e il cuore della costituzione materiale. Tagliare la spesa equivale a rinegoziare il primo, e a riscrivere la seconda. Per questo il decreto sulla “spending review” varato da Monti, oltre che un forte impatto economico, ha un alto costo politico. La lama del governo affonda non solo sugli sprechi, ma nella carne viva della società italiana. La tempestività è soddisfacente. Ma ancora una volta l’equità è intermittente. Il tasso di riformismo del provvedimento non è assente, ma è insufficiente: siamo alla “modica quantità”. “Tagli versus riforme”. Tommaso Padoa-Schioppa, che la “spending review” la lanciò nel 2007 da ministro del Tesoro, aveva colto (ma non sciolto) il nodo gordiano. Nell’Italia del compromesso permanente sulle spalle delle generazioni future, dei diritti acquisiti e dei privilegi consolidati, delle sinecure per gli inclusi e delle ingiustizie per gli esclusi, serve innanzitutto la “revisione della spesa”, non la sua “liquidazione”. Un’operazione che richiede il …