D’ora in poi i partiti potranno contare su un finanziamento pubblico dimezzato ma la vera novità è che le risorse così risparmiate nel 2012 e nel 2013 andranno direttamente a finanziare la ricostruzione delle aree colpite dalle calamità naturali dopo il 2009. Si tratta di 165 milioni (91 per quest’anno, 74 per il prossimo) che già fra 15 giorni potrebbero transitare dalla disponibilità di cassa del Parlamento a quella del Tesoro per essere destinati alla ricostruzione dell’Emilia e dell’Abruzzo, regioni colpite dai terremoti, ma anche alle Cinque Terre e alle aree del Messinese flagellate dalle alluvioni.
Questi 165 milioni andranno comunque principalmente ad alimentare una parte del fondo istituito dal governo per l’Emilia. Ieri il presidente del Consiglio ha firmato l’apposito decreto che stabilisce la ripartizione dei fondi per la ricostruzione (contributi fino all’80% dei costi sostenuti dai privati e dalle imprese) tra le regioni: il 95% dello stanziamento spetterà all’Emilia Romagna, il 4% alla Lombardia, l’1% al Veneto. Nel 2013 e 2014 la ripartizione verrà rideterminata dopo la definitiva valutazione dei danni. Il fondo sarà alimentato dalle accise, per un limite di 500 milioni, dal Fondo di solidarietà della Ue, dallaspending review (per complessivi due miliardi) e appunto, dalla riduzione dei contributi pubblici destinati ai partiti per complessivi 165 milioni nel biennio 2012-2013.
Ieri, dunque, il Senato ha dato il via libera al disegno di legge taglia fondi ai partiti che è stato approvato in via definitiva tra qualche mugugno: 187 favorevoli (Pdl, Pd, Udc, Api, Coesione nazionale), 17 contrari (Idv, Antonio Del Pennino del Misto e i senatori radicali Perduca, Poretti e Bonino), 22 astenuti (per la Lega «si poteva fare di più») mentre i democratici Roberto Della Seta e Francesco Ferrante non hanno partecipato al voto perché insoddisfatti da un testo che sostanzialmente mantiene il finanziamento pubblico. Molto critico il dipietrista Luigi Li Gotti che annuncia una raccolta di firme per indire un referendum abrogativo.
Invece Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd, si è voluta togliere un paio di sassolini dalla scarpa per smentire «tutti i commentatori, e non solo, che hanno strumentalmente agitato lo spauracchio secondo il quale i partiti promettevano e non mantenevano». In altre parole, la Finocchiaro ricorda che il Senato ha dovuto approvare in fetta e furia il testo giunto Camera, rinunciando a migliorarlo, altrimenti per una dimenticanza dei deputati non si sarebbe fatto in tempo a bloccare la seconda tranche di finanziamento 2012 in pagamento ai partiti a fine luglio. Scattano infatti dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale della legge i 15 giorni entro i quali il governo deve provvedere al cambio di capitolo di spesa. Per questo grande soddisfazione è stata espressa anche da Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl: «Il nostro contributo è stato decisivo per mantenere un impegno con i cittadini varando in tempi brevi che aumenta i controlli sui bilanci dei partiti, e riduce gli stanziamenti destinando una parte di essi alle popolazioni colpite dal terremoto».
Nel 2012 i partiti riceveranno complessivamente 91 milioni invece che 182. Ma di questi 91 milioni solo il 70% (63,7 milioni) saranno erogazioni dirette mentre il 30% (27,3 milioni) verrà percepito sotto forma di cofinanziamento. E questo vuol dire che per ogni euro donato dai privati (persone fisiche o enti non potranno elargire più di 10 mila euro) ai partiti lo Stato rimborsa 50 centesimi.
Il Corriere della Sera 06.07.12