«Il governo prossimo sarà in continuità con il meglio del governo Monti, ma dovrà anche fare delle cose nuove, avendo una maggioranza solida politicamente». Pier Luigi Bersani sorride di fronte alla «capacità di metterci in dibattiti metafisici eccezionali». Tipo quello sulla auspicabile (vedi Enrico Letta) o impensabile (vedi Stefano Fassina) continuità tra questo esecutivo e un eventuale governo Bersani. Il leader del Pd però, rispondendo a un gruppo di blogger che lo intervista on-line a Web Talk (trasmesso su Youdem), approfitta della domanda per lanciare un paio di messaggi: alcuni rassicuranti, all’indirizzo di un elettorato che alle volte fatica ad orientarsi nella selva di dichiarazioni su come dovrà essere il post-Monti, altri utili a mo’ di sollecito per un governo che deve tener conto delle posizioni delle parti sociali, e altri ancora ad uso e consumo di chi sostiene che con la sinistra al governo non si potranno approvare le riforme utili al Paese.
«Il prossimo sarà un governo in continuità con il meglio del governo Monti,ma dovrà fare anche cose nuove e diverse, avendo una maggioranza solida e univoca dal punto di vista politico», dice allora prima di tutto Bersani ricordando la compagine anomala che oggi sostiene l’esecutivo e il fatto che il Pd non abbia la maggioranza in questo Parlamento: «Siamo lì che tutti i momenti, essendo leali verso un governo di transizione, cerchiamo di portare a casa qualcosa come lo vogliamo noi. Ma quel che pensiamo noi non è esattamente quel che vediamo adesso, anche se vedo qualcosa di quel che faremmo anche noi».
Il discorso riguarda i contenuti, perché Bersani ha già avuto modo di dire che se non si farà ora, per esempio, sarà il prossimo governo ad abbassare l’Imu e a inserire un’imposta sui grandi patrimoni immobiliari. Ma riguarda anche le modalità con cui si deve arrivare alla definizione delle misure da approvare per affrontare le questioni economiche e sociali.
«Il dialogo sociale non impedisce le decisioni», dice Bersani giusto nelle stesse ore in cui a Palazzo Chigi si svolge un difficile confronto tra governo e sindacati e enti locali sulla spending review. Un messaggio all’esecutivo ma anche a chi, dentro e fuori i nostri confini, inizia a sostenere la tesi che il centrosinistra potrà anche vincere le prossime elezioni ma non avrà la capacità di approvare le riforme necessarie al Paese.
DIALOGO SOCIALE E DECISIONI
Lo ha fatto il “Financial Times”, e la cosa non è affatto piaciuta a Bersani. «Io rispondo coi fatti. Se oggi ci sono dei privati sui binari, se noi abbiamo fatto lo spezzatino dell’Enel, se abbiamo liberalizzato le licenze del piccolo commercio, si è fatto con uno che si chiama Bersani e che parlava ogni giorno con i sindacati», dice il leader del Pd ricordando le misure adottate quando era ministro di un governo di centrosinistra. «Contrapporre il dialogo sociale alle decisioni è un errore tecnico perché senza dialogo sociale le decisioni possono paralizzarsi, anche perché senza il confronto con i grandi soggetti sociali le piccole lobby possono prevalere». Insomma, «i fatti» per rispondere alle perplessità dei commentatori italiani e stranieri e l’assi-
curazione alle parti sociali che se dovesse toccare a lui guidare il prossimo esecutivo il dilalogo con i sindacati non si chiuderebbe. Anche se, precisa Bersani, questo «naturalmente non significa essere in coda di un processo, e significa invece essere in testa e sapere dove si vuole andare. Tutto il resto sono luoghi comuni».
LEGGE SULLE UNIONI DI FATTO
Tra le «cose nuove» che Bersani è convinto di poter approvare nel dopo-Monti, con il sostegno di un «centrosinistra di governo» (di cui difficilmente può far parte chi, come Antonio Di Pietro, «tutti i giorni ci azzanna o ci insulta») c’è una normativa per regolare le unioni di fatto, comprese quelle tra persone dello stesso sesso. «Le convivenze stabili tra omossessuali bisogna che trovino una risposta scegliendo al meglio nella legislazione europea», dice facendo riferimento alle normative esistenti in Inghilterra, Francia e Germania. «Bisogna che lo risolviamo questo problema, senza ambiguità e con una certa decisione». Bersani è convinto che si possa trovare una soluzione anche nel confronto tra progressisti e moderati, su questi temi come su altre questioni eticamente sensibili come il fine vita o la fecondazione assistita: «Sui temi di frontiera penso che si debba ragionare con una chiave umanistica, a partire dalla dignità e dalla libertà della persona. Attorno a questa logica anche le diverse sensibilità, laiche e cattoliche, possono incontrarsi attorno alla dignità dell’uomo».
l’Unità 04.07.12