L’appello ai genitori: mandate i bambini, è tutto a posto
«Partiamo dalle cose che vanno meglio». C’è tutto lo spirito emiliano nelle parole del sindaco di Medolla Filippo Molinari. Se proprio deve descrivere a che punto è la situazione post-sisma nel suo Comune, perché partire dalle difficoltà più grandi? Nel bicchiere mezzo pieno di Medolla ci sono le scuole, tanto per cominciare, la priorità delle priorità negli interventi di ricostruzione. Sono cinque. Quattro saranno «perfettamente utilizzabili e sicure, secondo le nuove direttive antisismiche, già a settembre» anticipa Molinari. E poi ce n’è una «completamente fuori gioco». È la scuola comunale per l’infanzia, due sezioni per 53 bambini e danni così gravi da renderla irrecuperabile. Per quei bimbetti i pessimisti avevano messo in conto anni di container. Invece no. I tempi di riapertura, salvo gravi imprevisti, si preannunciano decisamente brevi. I bimbi si adatteranno nei moduli per tre-quattro mesi al massimo: quanto serve per costruire la nuova scuola seguendo «un progetto già definito — spiega il vicesindaco Giuseppe Ganzerli — al quale sta lavorando un team di architetti e che avrà il sostegno finanziario della onlus locale Rock no war».
L’apertura delle nuove aule è in programma entro la fine di dicembre e se tutto andrà come previsto Medolla sarà il primo Comune (fra quelli più colpiti dal sisma) ad avere in così breve tempo tutte le scuole funzionanti, definitive e in regola con le nuove indicazioni antisismiche. «Il vero problema, già lo vedo all’orizzonte, sarà far tornare i bambini nelle classi» immagina Molinari. «E parlo delle quattro scuole che riapriranno a settembre. L’impatto con il terremoto è stato così forte che sarà faticoso e difficilissimo gestire le paure delle famiglie. Le terze medie stavano preparando gli esami quando è arrivata la seconda scossa. Le scuole hanno tenuto bene, solo danni lievi, i ragazzini sono stati evacuati, nessuno si è fatto male ma noi abbiamo rischiato il linciaggio per averli fatti entrare lì dentro. Ora di settembre quattro cantieri metteranno tutto più che a norma: interventi di rinforzi, fissaggi di contropareti, pannelli, risistemazioni di intonaci, scaffali e lavagne… le strutture sono in cemento armato, io sono tranquillo ma sarà davvero difficile farli rientrare ed è per smorzare le paure che vorrei aprirle ai genitori prima dell’avvio dell’anno scolastico. Speriamo si convincano…».
Medolla è il Comune di un altro primato, a parte quello sulle scuole: la biblioteca. È praticamente l’unica della Bassa modenese che sia in piedi e funzionante anche se non è aperta al pubblico perché nelle sue sale sono ancora per terra scaffali e cumuli di libri. In pratica le impiegate comunali fanno la spola fra la biblioteca e la tenda del Comune per soddisfare le richieste di chi arriva a prendere volumi in prestito non avendo la disponibilità dei propri nelle case danneggiate. Di più. Quella di Medolla è diventata una specie di deposito per libri che arrivano dalle biblioteche danneggiate di altri Comuni.
Si legge, in questo angolo d’Emilia. 6.300 persone spaventate da un terremoto che sembra non finire mai (anche in queste ultime ore i sismologi hanno registrato scosse di piccola entità) provano a cercare il ritorno alla vita di sempre anche con la lettura di un libro, magari all’ombra di qualche pianta, accanto alle tende infuocate dal caldo umido di Caronte. Voglia di normalità. Con i bambini chiassosi da tenere a bada nei centri estivi comunali (più di 200 invece dei soliti 150), magari con il cinema all’aperto, organizzato nonostante tutto anche quest’anno. Voluto per sfidare l’idea stessa della resa, proprio come la Fiera di Bruino, festa paesana millenaria che per la prima volta nella storia di Medolla si è tenuta per un solo giorno (ieri) anziché una settimana intera. Con i volontari a distribuire ciambelle dolci tipiche (balsòn) e lambrusco: per dare il benvenuto al tempo che verrà, malgrado il terremoto.
Ma Medolla non è soltanto determinazione e ripresa. Ci sono, com’è ovvio, anche mille difficoltà da affrontare ogni santo giorno. È l’ora del bicchiere mezzo vuoto, per seguire la metafora del sindaco. Dei sei morti sotto le macerie. Delle attività produttive spostate (quando va bene) sotto le tende o nei container in attesa di rimettere in piedi i capannoni. C’è il settore biomedicale in ginocchio o costretto a cambiare territorio almeno per un paio d’anni per poter sopravvivere. Ci sono i commercianti sfrattati da palazzi inagibili…
Se la rinascita delle scuole è il primo passo verso la nuova Medolla, crepe e macerie da un lembo all’altro del suo territorio sono lì a ricordare che il post-terremoto è tutt’altro che risolto. «Cerchiamo di fare il possibile ma davanti alla parola ricostruzione — dice il vicesindaco Ganzerli — quello che si può dire adesso è che siamo ai preliminari, stiamo finendo il censimento dei danni. Ci sono arrivate circa 2000 segnalazioni di edifici lesionati». 375 sono inagibili in «classe E», cioè difficilmente recuperabili. Altri 300 danneggiati in modo più o meno grave. Nella zona rossa il campanile è così malmesso che sembra poter venir giù con un soffio di vento. E poi, per dirla con il sindaco, «non c’è un edificio pubblico che sia agibile». Municipio, teatro, centro diurno per anziani, magazzini comunali, tutte le chiese e tutti e tre i cimiteri… «Abbiamo danni per milioni di euro» considera Molinari. «C’è ancora molto, molto da fare e nessuno si illude che sia facile né veloce. Eppure, un passo alla volta, dobbiamo uscirne».
Il Corriere della Sera 02.07.12
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