Sarà all’Assemblea nazionale del 13 e 14 luglio che il Pd inizierà ad affrontare formalmente la pratica primarie. E lo farà approvando una norma transitoria allo Statuto che consentirà anche a Matteo Renzi di correre. Attualmente la Carta che regola la vita interna del partito prevede infatti che sia soltanto il segretario a presentarsi a primarie di coalizione utili a decidere chi sarà il candidato alla presidenza del Consiglio.
NORMA TRANSITORIA
Pier Luigi Bersani da tempo va dicendo che non intende nascondersi dietro regole statutarie e ha già dato mandato ai suoi di preparare poche righe da mettere ai voti all’appuntamento che si terrà a metà del mese prossimo. L’ipotesi di scrivere un articolato nuovo è stata infatti accantonata, e il 14 luglio verrà approvata una sorta di deroga, cioè una norma transitoria che dirà semplicemente che anche altri iscritti al Pd potranno correre alle primarie. Al momento si sta discutendo su quali criteri accettare le altre candidature oltre a quella del segretario. Cioè quale quota percentuale di firme (l’ipotesi più quotata è il 10%) di quale organismo dirigente (Assemblea nazionale o Direzione) sia necessaria per poter partecipare. Ma quale che sia la decisione finale, è fin d’ora certo che non impedirà a Renzi di candidarsi.
TETTO ALLE SPESE E ALBO ELETTORI
Le altre regole delle primarie saranno invece decise dopo l’estate insieme alle altre forze che sigleranno la «carta d’intenti». Una viene però data per assodata fin d’ora: verrà stabilito un tetto alle spese che sarà consentito sostenere da parte di ogni candidato. L’ipotesi su cui si ragiona al momento nel Pd è di 250 mila euro.
L’altra norma da discutere insieme agli altri candidati è come garantire la maggior partecipazione possibile impedendo però la possibilità di “infiltrazioni”. Bersani ha annunciato primarie «aperte» e Renzi ha più volte detto che non accetterà regole che restringano il campo dei possibili elettori. Nella segreteria Pd si ragiona sulla possibilità di istituire un Albo degli elettori a cui ci si debba iscrivere almeno una settimana prima del giorno in cui si va a votare, proprio per evitare che militanti e simpatizzanti di forze avversarie si presentino ai gazebo per influenzare in un modo o nell’altro il risultato delle primarie. L’ipotesi dell’Albo è però avversata da Renzi, per il quale ogni cittadino deve poter andare al gazebo e dare lì il proprio nome, senza fare pre-registrazioni. Altrimenti, ha già avuto modo di dire, «sarebbe un tentativo di bloccare la partecipazione».
CARTA D’INTENTI
Ma queste sono questioni che andranno discusse dopo che verrà presentata e siglata una «carta d’intenti». Chi sottoscriverà questo testo entrerà nella coalizione progressista, potrà partecipare alle primarie e discuterne le regole di svolgimento. Bersani intende presentare un primo documento entro luglio, per poi discuterlo in giro per l’Italia da settembre in iniziative in cui saranno coinvolte anche associazioni: «Non sarà un librone. Conterrà le nostre parole d’ordine e gli elementi alternativi al populismo». Conterrà anche l’accettazione di un vincolo di maggioranza da rispettare nella prossima legislatura alla Camera e al Senato: quando ci saranno posizioni differenti, cioè, i gruppi parlamentari delle forze politiche che andranno insieme alle elezioni decideranno a maggioranza come votare in Aula. Questa come anche altre parti della carta d’intenti che comunque alla fine sarà scritta insieme a tutte le forze politiche e associazioni che entreranno nella coalizione progressista lascia presagire che ci sia la volontà di fare di questo passaggio una prima tappa verso la costruzione di un soggetto unitario.
Quanto ai tempi, le primarie dovrebbero svolgersi nel mese di dicembre. Non ci vuole molto a capire che in caso di crisi di governo in estate (e un voto da tenersi entro sessanta giorni dallo scioglimento delle Camere) salterebbe tutto.
L’Unità 25.06.12