Le amministrazioni cittadine, da Milano a Matera passando per Bologna, da gior- ni discutono sull’opportunità di offrirgli la cittadinanza onoraria, senza creare un caso diplomatico con la Cina. Ma è con il cuore e con il sorriso aperto di chi accoglie un’autorità spirituale e un Nobel della non violenza che, ieri, le popolazioni emiliane colpite dal terremoto hanno salutato l’arrivo del Dalai Lama a Mirandola, nel cuore della «bassa» modenese. La massima autorità del buddhismo tibetano, in esilio dall’occupazione cinese del 1959, è arrivato nell’epicentro del sisma in mattinata, per una visita ed una preghiera lampo con i 400 sfollati del campo Fvg1, allestito in zona piscine dalla Regione Friuli Venezia Giulia, prima di partire alle volte della Basilicata, e poi di ripassare per Milano, per una serie di incontri e conferenze. E ovunque, nel corso della camminata nella “zona rossa” del paese su su fino allo scheletro del- la chiesa di San Francesco, e poi fino ai tendoni roventi della Protezione civile, Tenzin Gyatso, 77 anni, premio Nobel per la pace, ha salutato centinaia di persone in attesa sotto un sole cocente, stringendo mani e dedicando, soprattutto ai giovani, pensieri di incoraggiamento «Gli italiani amano rilassarsi e fare le cose con calma – scherza in inglese sotto il tendone allestito nel campo della Protezione civile, con i disegni dei piccoli ospiti ad addobbare le “pareti” di gomma cerata – ma questo è il momento di lavorare duro. Non pensate alle belle cose che avete perso: guardate al futuro e ricostruite le vostre case con determinazione». Ospiti della tendopoli, volontari della Protezione civile e vigili del fuoco si commuovono e applaudono. Per un giorno i brutti pensieri restano fra parentesi. Al fianco della massima autorità tibetana, un sorridente presidente dell’ Emilia-Romagna e commissario straor- dinario per la ricostruzione, Vasco Erra- ni, e il sindaco di Mirandola Maino Be- natti, che all’inizio della mattinata avevano accolto il Dalai Lama all’aeroporto di Bologna. Accanto, ci sono gli altri sindaci del Modenese, il leader storico dei Nomadi Beppe Carletti, assessori ed autorità locali mescolati a chi ha trasformato le tende del campo in una nuova casa. Quello del leader della non violenza «è un incoraggiamento morale e spirituale forte – risponde Errani -, siamo davanti a persone che sanno bene cosa significa lavorare senza fermarsi, e ricostruire bene. Non vogliamo nuovi Paesi vicini ai nostri vecchi centri storici ora compromessi, rivogliamo i nostri centri». E «grazie anche allo straordinario sorriso del Dalai Lama ce la faremo».
Una bimba si avvicina all’anziana figura spirituale, che le accarezza il capo. Il vicepresidente della Regione Friuli, Luca Ciriani, regala al Lama il «crest» della Protezione civile, prima che lui avvolga al collo di Errani e Maini la kata, una sciarpa bianca tibetana benaugurale. «C’è un valore che supera tutto, ed è quello della spiritualità – dice Benatti -, ma altri due valori ci serviranno per andare avanti: la pazienza, e la tenacia. Così siamo sicuri che ricostruiremo benessere e coesione sociale». Le polemiche sulla cittadinanza sembrano lontane nel caldo torrido delle tende emiliane, «superate di fatto da quella capacità del Dalai Lama di infondere forza e speranza per il futuro», dice entusiasta Teresa, dell’associazione Italia-Tibet. Al suo fianco il presidente nazionale dell’associazione, Claudio Cardelli, e tanti militanti, su braccia e gambe i tatuaggi di mandala tibetani e la firma di Tenzin Gyatso. Prima di salutare Gyatso annuncia che dalla sua fondazione arriverà una nuova donazione di 50mila dollari, dopo la prima della stessa somma. Poi via, alle volte di Matera. «Preferisco non dare difficoltà alle istituzioni», la replica a chi gli chiedeva del rinvio della cittadi- nanza onoraria da parte del Comune di Milano, proprio mentre la città dei Sassi aveva confermato il suo “Sì”. «Giro per il mondo per dialogare e divulgare gli ideali della pace». E domani arriva in vista anche il papa Benedetto XVI. Per la sua visita c’è la massima allerta. «In Emilia – ha detto il Papa ieri all’Angelus – porto la solidarietà dell’intera Chiesa».
L’Unità 25.04.12
******
Errani ai terremotati: tendopoli via in autunno La visita del Dalai Lama «Un aiuto subito» per le zone colpite”, di Francesco Alberti
Il Generale Inverno? Per carità: da queste parti basta il Capitano Autunno a mettere i brividi. Con 13 mila sfollati distribuiti tra tendopoli, hotel e centri di accoglienza, oggi bolliti dall’afa e dal sole, ma da ottobre esposti ai primi sbalzi di temperatura e alle piogge, la principale frontiera per il governatore emiliano, nonché commissario straordinario per la ricostruzione, Vasco Errani, e per il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, è quella di svuotare al più presto le tendopoli. Da Mirandola a Finale, da Cavezzo a Novi, scalpitano i sindaci, la stanchezza alimenta le prime polemiche e difficilmente la situazione si rasserenerà con il trascorrere delle settimane. Ma la questione è complicata. Anche perché Errani, avvertendo nell’aria un’inevitabile elettricità e volendo lanciare ai terremotati un segnale forte, si è sbilanciato in una di quelle promesse che, se non mantenute, rimangono addosso tutta la vita.
Ha detto il governatore: «Gli sfollati non passeranno l’autunno in tenda». Così, testuale, senza sfumature.
Errani è un amministratore collaudato, una persona seria. Se l’ha detto, significa che pensa di avere le carte giuste. Eppure, anche se tutti, com’è giusto, tifano per lui, la sfida è davvero incerta.
Svuotare le tendopoli non significa solo trovare un tetto agli sfollati, ma evitare anche lo sradicamento delle persone e la disintegrazione delle comunità: in una parola, evitare di ripetere ciò che è avvenuto all’Aquila. Tre sono le leve sulle quali Errani e i suoi collaboratori intendono agire. La prima è spostare parte dei 13 mila sfollati nei tanti appartamenti sfitti esistenti tra Bologna e Modena. «Il censimento è quasi completato — fanno sapere dalla Regione —, numeri ufficiali ancora non ce ne sono, ma siamo nell’ordine di qualche migliaio». Il problema però non sono i numeri. E nemmeno la disponibilità dei proprietari: «Si agirebbe — spiegano i tecnici — sulla base di convenzioni». La questione centrale è la localizzazione di questi appartamenti sfitti: «Se distanti dalle zone del sisma, c’è il rischio che molti rinuncino per non allontanarsi dalle loro case». È già successo con gli hotel: nonostante una disponibilità alberghiera di 10 mila posti letto, solo 1.900 sfollati hanno accettato di andarci.
La seconda leva è quella dei cosiddetti «moduli»: prefabbricati e casette provvisorie. «Potrebbero ospitare qualche migliaio di persone» dicono in Regione. È la soluzione preferita dai sindaci dei paesi colpiti, ma sono indispensabili alcuni interventi (allacciamenti e cose del genere). Sui prefabbricati si punterà anche per affrontare l’emergenza scolastica: «A settembre saranno almeno 10 mila gli studenti che faranno lezione nei moduli». La terza mossa, infine, ha una valenza soprattutto psicologica: «Cercheremo di convincere chi ha la casa agibile a superare la paura e a rientrare».
In parallelo proseguiranno le verifiche: «Rivogliamo i nostri centri storici: ci riusciremo» ha detto il presidente Errani, che ieri ha accompagnato il Dalai Lama in visita a Mirandola. Il premio Nobel per la Pace, accolto da alcune centinaia di terremotati, ha donato 100mila dollari e spronato la gente a reagire: «Pensate al futuro e a chi non c’è più». Domani arriverà a Carpi papa Ratzinger: «Porterò ai terremotati la solidarietà di tutta la chiesa» ha detto il pontefice ieri all’Angelus. E stasera, allo stadio Dall’Ara di Bologna, saranno in 40 mila al concerto per l’Emilia. Il motto è tipicamente di qui: «Teniamo botta!».
Il Corriere della Sera 25.06.12