Cauto sugli esiti dell’incontro a quat- tro di Roma e preoccupato dal gioco allo sfascio di Berlusconi. Bersani non si aspettava che dal vertice tra Monti, Hollande, Merkel e Rajoy sarebbero uscite tutte le risposte per mettere in salvo l’Euro e per consentire all’Italia di affrontare adeguatamente la crisi economica. Né sì aspettava che con un governo chiamato ad affrontare l’emergenza l’ex premier sarebbe usci- to di scena. Ma la giornata di ieri ha confermato al leader del Pd che c’è di che essere preoccupati, per quel che potrebbe succedere nei prossimi mesi e poi anche in un futuro più lontano se dovessero imporsi «nuovi eccezionali- smi italici» dopo il ventennio dominato dal berlusconismo.
L’ITALIA CE LA FARÀ
Il Paese, è il ragionamento di Bersani, rischia un «impoverimento». E, come dice chiudendo un convegno sui parti- ti organizzato nella sede del Pd dall’as- sociazione “Rifare l’Italia” e dal “Centro per la riforma dello Stato”, c’è chi gioca ad alimentare il vento dell’an- tipolitica e «i prossimi saranno gli anni più difficili dal dopoguerra ad oggi, dal punto di vista del rapporto tra politica e società». Per questo Bersani invita i dirigenti del suo partito a «trasmettere l’idea che l’Italia ce la farà, ma guardando in faccia la realtà, perché a raccontar balle i nostri avversari sono migliori di noi e non c’è possibilità di riuscita».
Il leader del Pd guarda con attenzione alle mosse di Berlusconi, che sem- bra sperare in un fallimento del verti- ce europeo di fine mese come occasio- ne propizia per far saltare il governo. Se nel giorno del quadrilaterale roma- no l’ex premier definisce Monti una «parentesi», si candida ad essere «lea- der dei moderati» ed evoca un’uscita dall’Euro, Bersani richiama Berlusconi alle proprie responsabilità e auspica che il confronto tra i principali Paesi comunitari porti a risultati concreti utili all’Italia e all’integrazione dell’Unione europea. Un fallimento sarebbe pagato soprattutto dalle fasce più deboli della popolazione.
UE, PASSI AVANTI MA INSUFFICIENTI
L’incontro di ieri tra Monti, Hollande, Merkel e Rajoy ha fatto segnare «qual- che passo avanti», riconosce Bersani, che però è anche consapevole di quan- to sia «ancora incerta» la prospettiva sui punti principali. «Vediamo da qui al vertice del 28 giugno cosa succede – dice poco dopo la fine dell’incontro a Palazzo Madama – io sono rimasto col- pito favorevolmente dal fatto che Mon- ti, davanti alla Merkel che dice che non
si può derogare al patto di stabilità, abbia ricordato che la Germania nel 2003 lo ha fatto e anche grazie all’Italia. Cerchiamo di fare una discussione dove non si viene divisi tra innocenti e colpevoli». Il vertice di Roma «qualche premessa» l’ha posta, per Bersani, ma non ha certo portato «una soluzione». Gli occhi sono quindi puntati sul vertice europeo di fine mese, e per il Pd sarebbe drammatico se anche in quella sede non si dovessero presentare fatti concreti.
Berlusconi è invece pronto a gioca- re le sue carte, di fronte a un governo in difficoltà e rilancia sul ritorno della lira e della sua leadership. «Non c’è li- mite al peggio», sintetizza Bersani quando gli riferiscono delle parole dell’ex premier. «Fossi in lui eviterei queste uscite perché dieci anni di ber- lusconismo e di leghismo ci sono d’avanzo, ci hanno portato dove siamo e ora Monti sta cercando di tirarci fuori dai guai e dopo dobbiamo guardare avanti, l’Italia ha bisogno di un’alternativa che non è certo Berlusconi».
BERLUSCONI IRRESPONSABILE
Anche l’ipotesi evocata dall’ex premier di un’uscita dell’Italia dall’Euro viene bollata come «irresponsabile» da Bersani. Altro che “Forza Lira”. «Chi ha portato gli euro all’estero e ha la- sciato i debiti in Italia farebbe un affa- rone ma per la gente normale sarebbe un disastro. Noi stiamo con la gente normale e quindi vogliamo rimanere nell’Euro, non so Berlusconi con chi stia». Questa è stata la prima reazione del leader Pd di fronte all’esternazione di Berlusconi, ripetuta in troppe occasioni per essere una semplice battuta. «Queste cose le sentiamo da Berlusco- ni, da Grillo, da un sacco di gente. Usciamo dall’Euro? Per andare dove? Perché chi può cavarsela sempre, se la cava, anche se usciamo dall’Euro, ma la gente che è qua in giro che vive in Italia normalmente ci rimarrebbe sot- to. Quindi, attenzione alle parole».
l’Unità 23.06.12