Una settimana per evitare di trovarsi di fronte a uno scenario da incubo, una settimana che comincia oggi a Roma e si concluderà alla fine del mese a Bruxelles. Una settimana per accantonare quella «filosofia della lentezza» che sembra aver ispirato l’Europa nell’ultimo anno. Una sola settimana per scongiurare «attacchi speculativi sempre maggiori» e «tassi di interesse sempre più alti». Mario Monti ha accettato di parlare direttamente all’opinione pubblica dei sei maggiori Paesi europei per mostrare un percorso virtuoso capace di convincere i cittadini e i mercati che l’euro è «indissolubile e irrevocabile».
Il Professore è convinto che le possibilità per farcela esistano e rivendica per l’Italia il rispetto degli impegni e la capacità di fare da ponte tra Francia e Germania.
Sono passati pochi mesi da quel vertice autunnale di Cannes in cui Silvio Berlusconi si trovò nell’angolo e il nostro Paese sotto accusa, ma oggi sembra passato un secolo tanto che è stato Monti ad invitare a Roma Merkel e Hollande per rafforzare il percorso verso il summit di Bruxelles. E il nostro ruolo non è più quello dell’«appestato» quanto quello di un Paese «ascoltato» che può aiutare a trovare una mediazione tra le ricette differenti di Francia e Germania.
Nell’intervista che ha accettato di dare proprio per sollecitare i cittadini comuni a comprendere il valore dell’Europa, Monti si rivolge direttamente ai tedeschi, ai francesi e agli spagnoli, come ai polacchi e agli inglesi, affinché archivino stereotipi e luoghi comuni. «Perché – sottolinea – diversi Paesi si trovano a far sempre più fatica a far comprendere alle opinioni pubbliche che politiche giuste vanno continuate».
Ma è anche la nostra classe politica a preoccuparlo, tanto che Monti denuncia il rischio della disaffezione nella sua maggioranza: «Un rischio che vedo persino nel nostro Parlamento, che tradizionalmente è sempre stato europeista e non lo è più».
Nelle parole del premier, appena tornato dal G20 messicano, c’è invece l’orgoglio per la strada percorsa dall’Italia e per la capacità mostrata di rispettare gli impegni presi. Quella che spesso è presentata come la rigidità e l’ostinazione del premier-professore viene – nelle sue parole – implicitamente trasformata nell’unica possibilità che abbiamo per tornare ad essere credibili e protagonisti.
Ma, non basta, di fronte alla speculazione è necessario varare «un insieme di misure più efficaci per dare stabilità finanziaria all’eurozona». Un’eurozona che – ricorda con un filo di polemica – «presenta nel suo assieme disavanzo e debito pubblico che, in rapporto ai rispettivi Pil, sono inferiori a quelli del Regno Unito, degli Stati Uniti e del Giappone».
La fretta di Monti, il suo richiamo a abbandonare la «lentezza», è figlia della convinzione che nessun paziente può reggere a lungo a una «situazione di sveglia acuta, di insonnia e di convulsioni». Per questo ritiene indispensabile individuare in questa settimana «uno strumento, uno “scivolo” di passaggio verso un mercato più ordinato e sostenibile in termini di tassi di interesse» per quei Paesi che, pur rispettando le regole date e procedendo sulla via delle riforme strutturali, scontano spread troppo alti.
Nell’intervista, fatta ieri mattina presto a Palazzo Chigi, Monti ha accettato la sollecitazione della collega tedesca di provare a parlare direttamente ad un immaginario signor Müller, il pensionato tedesco spaventato dall’idea di dover pagare per tutti. E qui il professore ha rotto il suo aplomb, si è immaginato a tavola – in compagnia di due birre – e ha invitato il suo commensale a rilassarsi, «perché l’Italia finora non ha chiesto prestiti, ne ha dati molti» e non è vero che «stai mantenendo l’eccessivo tenore di vita degli italiani». C’è da augurarsi che oggi pomeriggio convinca anche la signora tedesca che si troverà di fronte.