Un dossier (anonimo) rivela i progetti di Berlusconi per il 2013. Pdl azzerato, listone civico e nework in salsa grillina. Dei suoi salva solo Verdini. Alla vigilia della tre giorni toscana di Matteoli, lanciata al grido struggente di «io resto nel partito», e in pieno svolgimento della prima assemblea dei Giovani a Fiuggi, nel Pdl scoppia la bomba. L’Espresso ghermisce e pubblica un dattiloscritto riservato (destinato, scrivono Marco Damilano e Tommaso Cerno, a un cerchio ristrettissimo di notabili del partito) con il «piano B» di Berlusconi per vincere le elezioni 2013. Candidato choc, l’unica carta ritenuta un jolly: Matteo Renzi.
Insomma, sembra che avesse ragione La Russa: Berlusconi si mette a fare l’allenatore delle altre squadre. Ma chi ha scritto le otto tragicomiche paginette al veleno? Trattasi di strategie belliche messe nero su bianco o di patacca diffusa con intenti satirici? Di certo, per chi conosce il Cavaliere, il contenuto è in linea con la sua filosofia. Fa pensare a un “volonteroso” collaboratore che ne abbia strutturato (molti) brandelli di pensiero.
L’esito non piace al sindaco di Firenze che a caldo sbotta «è un dossier ridicolo, che schifo», e poi si allinea ai toni goliardici: «Per la mia lista hanno firmato anche Capitan Uncino e Jack lo Squartatore. Ma accetto solo se me lo chiede il mostro di Lochness». Per lui è un colpo basso: il rilancio della «grande stima» del Cavaliere nei suoi confronti giunge a ridosso della sua convention a Firenze.
In realtà, il dossier è devastante soprattutto per la già vacillante autostima del Pdl. Titolo: «La Rosa tricolore» con il logo stilizzato del fiore che era il nome dell’amata mamma di Silvio. E che dovrebbe diventare il network della variopinta armata berlusconiana. Segue una summa delle indiscrezioni che circolano (svuotamento del Pdl, azzeramento vertici, listone civico nazionale, liste varie ed eventuali dagli animalisti alla Destra, il tutto in salsa grillino-tecnologica) con finale a sorpresa. Candidato premier (al netto di Berlusconi «se si sente il grande fuoco dentro», annotano sobri gli estensori) da pescare fuori dal partito. Non certo Alfano «che non va oltre il suo mondo (quale? ndr) e non crea trascinamento ed emozioni». Né Montezemolo «troppo elitario e tentennante». Manco Passera «privo di carisma e capacità decisionali forti». L’idea «folle o geniale» per vincere è appunto Renzi. Non chiedendoglielo direttamente («rifiuterebbe») bensì con un percorso in più tappe. Bisogna che il sindaco faccia la sua lista, «apra a tutti coloro che condividono il suo programma, ovviamente preventivamente concordato… a quel punto la coalizione di centrodestra decide di sostenerlo». Lista Renzi e Forza Silvio (o Forza Italiani) insieme al traguardo. Che, per Berlusconi, sarebbe il Quirinale. E le primarie Pd di ottobre? Secondo quel testo sono una chimera.
PDL GRADIMENTO ZERO
La considerazione del Pdl che traspare dal testo è illuminante: al momento «l’elettorato italiano è scosso dal disgusto verso la classe dirigente politica in carica». Nelle urne il partito subirà «un forte calo ulteriore» perché «non rinnovabile»: i big sono «attaccati al privilegio e considerano fondamentale solo la sopravvivenza di se stessi. Miracolati irriconoscenti appiccicati sulle spalle di Berlusconi». Allora tutti a casa, «i professionisti della politica». Drasticamente: «La vera svolta sarebbero le loro dimissioni, la scomparsa da video e giornali e la non ricandidatura». Uniche eccezioni: Verdini (per l’«eccezionale capacità di lavoro»), il lombardo Mantovani (sponsor della Minetti) e i parlamentari di primo mandato.
Così, liberi della zavorra, via con il movimento leggero, high tech, senza finanziamento pubblico nè pretese esose verso Silvio (ci pensano gli sponsor). Poi un patchwork di liste di genere: Forza Imprenditori, Forza Pensionati, ci sono pure Forza Pubblici Dipendenti e sic Forza Lavoratori. Potenziali alleati: Sgarbi, Storace, «SiAmo l’Italia« di Bertolaso, Santanchè, animalisti, neo-Dc, sindaci e Autonomisti, Lista Sud e Lista Nord. Tutti insieme appassionatamente verso il 37-42%. Magari sostenendo come quinta colonna «il gruppo di Marco Rizzo affinché si presenti alle elezioni». Solo il programma (a parte il presidenzialismo) è d’antan: via l’Imu, addio intercettazioni, torna il contante, abolita Equitalia, no carcere preventivo, e statuto speciale per ogni regione.
Sembra tutto troppo divertente per essere vero. Ma l’Espresso ha fatto una verifica: il dominio web di Rosa Tricolore è stato registrato il 23 aprile da Diego Volpe Pasini, imprenditore amico di Dell’Utri e Verdini approdato nel «cerchio magico» di Palazzo Grazioli. Che in serata confessa. «Idea mia, Renzi non sapeva nulla, Silvio ci sta pensando».
l’Unità 22.06.12