Nell’ultimo anno sono diminuite del 10% le immatricolazioni all’università. Un risultato clamoroso, inaspettato e preoccupante. Da dieci anni quel dato era sempre in crescita e sembrava possibile recuperare lo storico ritardo della nostra dotazione di laureati, circa la metà rispetto all’Europa. Di questa emergenza nazionale si dovrebbe occupare il ministro dell`Università, se non avesse la testa altrove. Secondo il suo disegno di legge la priorità è nelle Olimpiadi degli studenti. Simpatica iniziativa che già oggi viene realizzata in autonomia dalle scuole e dal volontariato. Perché deve essere statalizzata? Non c`è alcun motivo pratico, c`è solo una reminiscenza da Littoriali, come dice lo storico Piero Bevilacqua. Altrettanto inutile è l`articolo che premia gli studenti migliori nell`accesso all`università per il semplice motivo che la norma esiste già, col decreto legislativo 21/200 8, e anzi è stato proprio il ministro a chiedere al Parlamento di non applicarla con il decreto milleproroghe. Si propongono nuove leggi sul merito mentre si bloccano quelle esistenti. È più facile distrarre l`opinione pubblica con la chiacchiera sul primo della classe piuttosto che chiudere la falla sociale apertasi nell`accesso alla scuola e all`università. È il profumo della «divagazione».
Non solo, con la scusa di una sacrosanta esigenza di rafforzare gli strumenti di orientamento nella scelta dell`università si stabilisce l`obbligo dei test d`ingresso generalizzati, senza però definire gli strumenti ne- cessari per aiutare i giovani a compensare le eventuali lacune formative. Inutili o dannose, inoltre, sono le norme che premiano con i soldi il successo scolastico.
Inutili, perché al meritevole figlio di papà non serve certo la paghetta di Stato. Si potrebbero risparmiare queste risorse e impegnarle a favore dei meritevoli con basso reddito. A tutti i meritevoli, sia ricchi sia poveri, si dovrebbero poi offrire scuole di specializzazione e attività di ricerca. Le iscrizioni all`università sono in calo • • • Questa è l`emergenza nazionale.
E dannose, in senso culturale, perché le famiglie borghesi di una volta si dividevano in due categorie, una premiava con una mancia il figlio che aveva superato gli esami e l`altra lo esortava dicendo: «Bravo, hai fatto il tuo dovere, il premio del sapere è il sapere». La prima era l`Italietta provinciale e corporativa, la seconda ha creato quel che c`è di meglio nello spirito pubblico nazionale.
La creatività dei nostri figli dipenderà dai contesti cognitivi, come insegna Mauro Ceruti su queste pagine. Sono rimasti solo i tecnocrati a credere nell`individuo isolato e mercificato. Da questa ossessione viene la proposta di incentivare col fisco il giovane assunto a tempo indeterminato. Sarebbe meglio incentivare le imprese ad aumentare i posti di lavoro. Inoltre riservando l`incentivo ai diplomati col massimo dei voti si attribuisce un valore fiscale al titolo di studio, in aggiunta al valore legale che il governo solo qualche mese fa voleva cancellare. L`università italiana è sfiancata dalle sedicenti riforme epocali dell`ultimo decennio. Sarebbe ora di affrontare i problemi reali. Ma il Paese reale è più consapevole dell`establishment. Anche nel mondo universitario c`è un fiorire di iniziative, di studenti che si mobilitano, di giovani che non si rassegnano all`esistente. Da questa linfa il centrosinistra nella prossima legislatura dovrà trarre la forza per la vera riforma dell`università.
l’Unità 21.06.12