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Informativa urgente del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sulla questione dei lavoratori cosiddetti esodati. Intervento dell'On. Cesare Damiano

Signor Presidente, signor Ministro, noi siamo qui perché vogliamo risolvere un grave problema e siamo anche stanchi – lo diciamo – di dare i numeri, di inseguire i numeri, anche perché, come lei ha riconosciuto, è difficile stabilire delle platee.
Crediamo, allora, che si debba invertire la logica del ragionamento. Non parliamo più di numeri e di tetti: parliamo di diritti dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Italia dei Valori), perché il diritto di andare in pensione con le vecchie regole, per coloro che si trovano nella circostanza di non avere più lavoro e pensione perché sono stati spiazzati da questa riforma, va ripristinato. Se partiamo ancora una volta dalle risorse e poi fissiamo dei tetti, noi neghiamo questo diritto.
Io mi collego a quello che ha detto il mio collega, l’onorevole Cazzola, di cui condivido l’intervento.

Le riforme sociali di questo Governo contengono un errore di impianto, a mio avviso, come se i muri maestri fossero sbreccati: l’errore è stato quello di abolire le quote di anzianità, di non prevedere nessuna gradualità nel passaggio da un sistema all’altro ed io credo – e lo dico a nome del Partito Democratico – che l’unica misura strutturale che serve per risolvere questo problema senza fare di volta in volta degli aggiustamenti sarebbe una sola: tornare alle quote di anzianità, magari adeguandole alle nuove necessità di innalzamento della pensione.
In secondo luogo c’è un errore anche per quanto riguarda il mercato del lavoro perché in un momento come questo di recessione che si prolunga, avere per i lavoratori una pensione che si allontana ed ammortizzatori sociali che quando andranno a regime saranno di tutela più breve, provoca un corto circuito difficile da gestire. Noi corriamo il rischio di creare dei cosiddetti esodati in modo permanente. Era evidente sin dall’inizio che il decreto per 65 mila lavoratori non sarebbe bastato ed è evidente che, come lei ha riconosciuto, al di là dei numeri che, lo ripeto, non voglio più inseguire, c’è un ulteriore platea che comunque dovrà essere coinvolta. Si tratta di altri 55 mila lavoratori e il raddoppio di quella cifra vuol dire estendere una salvaguardia. È vero, Ministro, lo abbiamo ripetuto per mesi, inascoltati, perché bisogna anche saper ascoltare la voce della politica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro per il Terzo Polo, Misto – Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché non sempre la politica non è capace di parlare e di interpretare il Paese reale. Bisogna anche scendere dall’idea di possedere una verità assoluta. Abbiamo avvertito il fatto che se si fissava al 4 dicembre il limite per gli accordi di mobilità riconosciuti, avremmo lasciato fuori molti accordi stipulati addirittura dal Ministero del lavoro e delle attività produttive – uno per tutti Termini Imerese – e se fate un decreto ministeriale interpretativo della legge che dice che entro il 4 dicembre quei lavoratori debbono già essere mobilità vuol dire che riduciamo drasticamente la platea e nessuno potrà essere salvaguardato se non pochissime persone. Quindi a quel difetto va posto riparo. Ci sono poi i licenziati individuali: noi siamo abituati a parlare delle grandi imprese, siamo abituati a discutere di esodati delle Poste, di ENI e di Telecom, ma dimentichiamo quelle decine, centinaia di migliaia di persone che nessuno conosce, invisibili, della piccola impresa, che si sono licenziati nella presunzione di andare in pensione e che vengono abbandonati a loro stessi (Applausi dei che con un dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro per il Terzo Polo, Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), che corrono il rischio di avere quattro, cinque o sei anni di attesa senza pensione, senza stipendio e senza tutele sociali. Che fine faranno queste persone? Dobbiamo salvaguardarle. E poi ci sono gli esodati, ci sono quelli che continuano con la contribuzione volontaria.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE DAMIANO. Vorrei inoltre ricordarle, signor Ministro, e mi avvio alla conclusione, che non capisco, per quanto riguarda la scuola, come non si sia compreso che un professore, un maestro, un insegnante, non sono operai della FIAT ed il loro anno di lavoro è un anno che coincide con il ciclo scolastico: il 1o settembre è il 1o settembre e non il 31 dicembre (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo), perché in questo modo è ovvio che si condannano questi lavoratori.

ANGELO CERA. È usurante, è un lavoro usurante!

CESARE DAMIANO. Concludo dicendo, signor Ministro, che siamo di fronte ad una situazione alla quale bisogna porre riparo. Anche io condivido il fatto che sarebbe meglio intervenire con una misura strutturale, ma intanto noi abbiamo bisogno di un provvedimento. Lei dice che non le bastano pochi giorni. Noi le diciamo, Ministro, che è dal mese di dicembre che le ripetiamo che sarebbe stato necessario fare questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Sono passati più di alcuni giorni. Quello che noi chiediamo è un provvedimento immediato …

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE DAMIANO. … che dia un segno di avanzamento che copra queste persone e le salvaguardi. Lo dobbiamo al Paese, lo dobbiamo a questi lavoratori. Dobbiamo liberare le persone reali dall’angoscia di non avere un futuro. Questa è la nostra richiesta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

da www.camera.it

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