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"Parigi, una Le Pen all'Assemblée", di Cesare Martineti

Una Le Pen all’Assemblée dove il Ps di Hollande ottiene la maggioranza assoluta (come Mitterrand nell’81 , ma con il Pcf). Non è però la Le Pen più attesa, Marine, bensì la nipote Marion, appena 22 anni. Novità simbolica, e velleitaria.

Quel che più conta al termine del secondo turno delle legislative, un mese e dieci giorni dopo l’elezione all’Eliseo del socialista François Hollande, è che il Presidente ha ottenuto la maggioranza che aveva chiesto ai francesi. È un risultato schiacciante, ottenuto grazie a un’astensione altissima (ha votato solo il 57 per cento) che segna comunque un vero cambio stagione: battuto Sarkozy, sono caduti anche molti dei suoi. Per la destra, minoritaria anche nelle regioni e nei dipartimenti, comincia una vera traversata del deserto.

Hollande ha ora la possibilità di dispiegare senza alibi quel programma di «riforme per la crescita» che ne hanno fatto una sorta di feticcio di anti-Merkel nell’iconografia della politica europea. La sua squadra sarà monocolore, non avrà il condizionamento dell’estrema sinistra, che pure l’ha appoggiato nel ballottaggio contro Sarkò. Dovrà semmai tenere a bada le anime diverse del suo partito, non certo unanimi. Al Quai d’Orsay, ministro degli Esteri, c’è Laurent Fabius che divise il Ps nel 2005 schierandosi per il no alla Costituzione europea (poi bocciata dai francesi). A Bercy, ministro dell’Economia, c’è Pierre Moscovici che invece di quel trattato era un ardente sostenitore, come Hollande. L’europeismo del Presidente sarà presto alla prova: non tanto nelle richieste da fare a Berlino, quanto nelle risposte da dare alla Merkel sulla sovranità e rientro dal debito.

E poi tracce delle lotte interne al Ps si sono clamorosamente manifestate a La Rochelle, dov’era in lizza l’ex compagna di Hollande (e madre dei suoi quattro figli) Ségolène Royal, candidata – battuta da Sarkò – all’Eliseo nel 2007. La Royal è stata sconfitta dal socialista «dissidente» (cioè anti-Hollande) Olivier Falorni. «Ségo» ha accusato il «maschilismo» del partito. Il tweet avvelenato contro di lei lanciato come una maledizione nei giorni scorsi dall’attuale compagna di Hollande Valérie Trierweiler è stato l’aneddoto da pochade che rende caricaturale e un po’ patetica l’uscita di scena della Royal.

Ma la vera storia di questo secondo turno è il ritorno all’Assemblée dei deputati (tre) del Front National di Jean-Marie Le Pen, l’uomo nero della politica francese. C’erano stati – litigiosi e irrilevanti – nell’86 quando il machiavellico Mitterrand aveva introdotto il sistema elettorale proporzionale con l’obbiettivo di scompaginare la destra. A risultato raggiunto, si è tornati al maggioritario a doppio turno, il cosiddetto sistema francese che si vorrebbe introdurre anche in Italia. Da questo punto di vista l’andamento del voto di ieri è un interessante modello di studio: il sistema produce rinnovamento considerando il numero di vecchi leoni battuti (dal socialista Jack Lang al centrista François Bayrou), non impedisce l’ingresso in Parlamento ai deputati del Front (sono tre, compresa Marion Le Pen) e assicura governabilità.

E anche la bocciatura di Marine Le Pen è da manuale. Aveva largamente superato al primo turno i suoi avversari, tra cui il leader dell’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon, ma è stata superata al ballottaggio dal socialista riformista Philippe Kemel: una maggioranza «repubblicana» (cioè di destra e di sinistra) di elettori ha bocciato Marine. Sdoganata la nipotina, i francesi conservano dunque una rispettabile diffidenza per la figlia del vecchio duce collaborazionista.

da www.lastampa.it