«Al mio partito chiedo di avere coraggio. Un partito di governo deve aprirsi, coinvolgere, ascoltare, ma poi deve decidere. Con nettezza». Chiede coraggio il segretario Pier Luigi Bersani, sulla collocazione europea, sui diritti, sul rinnovamento, sulle primarie. Al governo, invece, chiede cautela con gli annunci: «Mi sembra ci sia un eccesso di ottimismo sul decreto sviluppo».
Segretario, Monti ha detto che si è allargato il cratere della crisi. Siamo ancora sull’orlo del baratro?
«Fin qui abbiamo evitato di essere l’epicentro della crisi, di esserne i protagonisti come poteva essere sei mesi fa. Ora il nostro sforzo di allontanarci dal punto critico mostra molti punti interrogativi perché non sono emerse decisioni europee davvero solide ed è a rischio l’euro. Mi auguro che il vertice di giugno segni discontinuità».
Monti ha detto che, se il governo non ci arriva con la riforma del lavoro approvata, l’Italia rischia passi indietro.
«Noi abbiamo dato la nostra piena disponibilità ad accelerare, anche se molte norme, com’è noto, non ci convincono. Le cose dette a gran voce oggi e unitariamente dai sindacati noi le condividiamo. Chiediamo che in queste settimane arrivi una risposta seria ed efficace sugli esodati».
Alfano dice che nel dl Sviluppo c’è solo un miliardo e non ottanta. Anche lei ha espresso perplessità. Cosa non va?
«Intanto parto dallo sforzo positivo che si è fatto. Ci sono delle novità, un insieme di iniziative giuste, credo però che ce ne sia qualcuna discutibile. Mi chiedo se la riorganizzazione del ministero del Tesoro, ad esempio, sia funzionale a una maggiore
lotta all’evasione oppure no. E mi sembra poco credibile che gli incentivi alle ristrutturazioni edilizie vengano proposti riducendo la convenienza per interventi ambientali e con scadenza, troppo breve, a giugno prossimo. Ho sempre consigliato il governo sobrietà negli annunci perché i risultati si vedono soltanto in un secondo momento».
Lei ha detto che diventa sempre più faticoso sostenere il governo. Pensa al rischio, in termini elettorali,che si corre sostenendo
misure impopolari?
«Noi abbiamo detto “prima di tutto l’Italia perché l’Italia è in emergenza” e l’emergenza non è ancora finita. Ma è certo più difficile sostenere questo esecutivo, perché è la situazione a essere più difficile anche al netto degli errori e dei limiti dell’azione di governo. Malgrado questo noi siamo leali, siamo lì e in questo frangente così delicato, dovendo accettare anche cose che non condividiamo, siamo nella condizione di dire chiaramente che durante questa transizione lavoriamo per l’alternativa, per una prospettiva
di legislatura che abbia una maggioranza politica coesa in grado di dare una piega univoca alle scelte da fare».
Lei ha annunciato primarie di coalizione. Non teme possano essere di difficile gestione se il Pd ci arriva con più candidati?
«Invito tutti a non guardare i particolari ma l’insieme. Il punto principale ora è quella faglia tra politica e opinione pubblica, i particolari li vedremo in seguito. Abbiamo o no il coraggio di concentrare la nostra forza e il nostro patrimonio per rinsaldare il rapporto tra la grande area dei progressisti e la politica? In questo contesto persino le primarie diventano un particolare perché prima di tutto dobbiamo renderci conto che non è più una
questione solo di partiti o tra i partiti. Il punto ineludibile è garantire governabilità attraverso una partecipazione molto vasta».
Pensa alle primarie perché c’è il rischio che si torni al voto con il Porcellum?
«In direzione ho messo la legge elettorale al primo punto di un percorso perché per noi questa è la priorità. Dobbiamo restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, quindi spero proprio che entro poche settimane si arrivi a un’intesa. Quanto alle primarie vedo che anche il Pdl ha scelto questa strada. Che facciamo, ci tiriamo indietro noi che le abbiamo inventate?».
Alfano ha parlato di tre settimane per la legge elettorale. Una è passata.
«Ci sono contatti costanti tra noi e mi pare ci sia l’intenzione di andare avanti.
Purtroppo, e questo mi dispiace molto, il
Pdl non vuole il doppio turno, che secondo noi resta la soluzione migliore. Ora anche il nostro mondo di riferimento deve capire che la priorità è cambiare il Porcellum, anche a costo di complicarsi la vita con le alleanze. In ogni caso la legge elettorale si discute con tutte le forze politiche, anche fuori dal Parlamento».
Veniamo all’alleanza. Chi individua nell’area progressista di cui ha parlato in direzione?
«Penso a una perimetrazione del grande campo progressista con una dichiarazione d’intenti che mostri l’alternatività al populismo e alla destra. Mi riferisco a concetti basici: quale idea di democrazia abbiamo, quale Europa, come affrontiamo il grande tema dei diritti, del patto sociale e del lavoro. E questo punto di partenza deve coinvolgere non solo i partiti, ma singole personalità, associazioni, movimenti e amministratori. Alla fine di questo percorso apriamo la grande consultazione per avere un’indicazione chiara su chi dovrà guidare il governo del Paese riconnettendoci con la società. Il Pd a questo punto della storia italiana ha delle responsabilità, tocca a lui guidare la sfida e quindi avere coraggio».
Coraggio per fare cosa?
«Per esempio nel dire senza incertezze che in Europa noi siamo, pur con la nostra individualità, nel campo dei progressisti. Ancora: il partito ha dei compiti che non esauriscono la politica. L’episodio della Rai non è un episodio: è la linea».
Quando parla di coraggio si riferisce anche ai diritti civili? Il documento varato dalla commissione le sembra netto?
«Mi riferisco anche ai diritti e quel documento, letto con attenzione, è una base di altissimo profilo che ci mette in grado di inquadrare le decisioni che dovremo prendere su una base molto solida. In quel documento c’è uno spazio enorme per decisioni anche più coraggiose che dovremo assumere con i nostri organismi
prima e a livello istituzionale poi».
Eppure secondo alcuni la lettera che lei ha scritto al gay pride era più avanzata.
«Io sono stato più netto, alludevo già a una decisione ma la mia dichiarazione e questo documento non sono in contraddizione. Il documento è una base di partenza per una decisione che dovremo prendere. Stavolta si decide prima».
Altro tema su cui i partiti si giocano la campagna elettorale è il rinnovamento.
«Anche qui il Pd deve avere coraggio: dobbiamo mettere in campo forze nuove e credibili. Questo è un mio compito e non lo farò fare alla tv. Tocca al partito e all’area vasta dei progressisti selezionare una nuova classe dirigente, ce l’abbiamo e la manderemo avanti. E non ce l’abbiamo a caso, tutto è partito dal radicamento nelle amministrazioni locali e nei grandi settori di interesse sociale».
Grillo sostiene che i partiti s istanno sgretolando troppo in fretta. Vi chiede insomma di dargli un po’ più di tempo…
«Di quali partiti stiamo parlando? Noi in questi anni abbiamo avuto troppi partiti personali e se il Pd mostra la tenuta che sta mostrando è perché, accettando la sfida della modernità, non rinunciamo all’idea che il partito è un fatto collettivo, che deve avere regole, trasparenza e meccanismi di partecipazione. A Grillo dico che ci misureremo sulla durata».
A proposito di contraddizioni. L’Idv in Parlamento vi attacca e contestualmente vi chiede di stringere sull’alleanza.
«A Napoli ieri De Magistris dal palco della nostra conferenza sul lavoro ha detto che bisogna andare ben oltre la foto di Vasto e credo che anche lui intendesse che si deve andare oltre i semplici rapporti tra i partiti. Con Di Pietro sono stato chiaro: non accetto da nessuno la pretesa del monopolio della morale. Spetta
a lui sciogliere il dilemma di dove posizionarsi. Non abbiamo mai detto cose men che rispettose verso l’Idv. Se lui continua con questi attacchi, a volte piuttosto irritanti, di spazio non ce n’è».
Come intende gestire il dopo elezioni con i movimenti e le associazioni?
«So di essere considerato da alcuni “tradizionale” ma nei prossimi mesi, se toccherà a me guidare il percorso, vi stupirò. Credo molto nelle forze sociali, non solo i movimenti, penso anche agli amministratori. Il ruolo dei partiti è centrale, ma c’è uno spazio enorme per il civismo. Lascerò a tutti i soggetti esprimere la propria vocazione ma alla fine si decide. Solo così si governa».
l’Unità 17.06.12
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