Una lettera aperta alle associazioni che si sono battute per la libertà e il miglioramento dell’informazione: «Scegliete due candidati per il cda Rai, il Pd li voterà». Pier Luigi Bersani esce dall’angolo. Dopo aver spinto per un cambio di governance che non è arrivato – nonostante l’intenzione di Monti di dare più poteri al direttore generale – il segretario democratico aveva deciso: «Noi non partecipiamo alle nomine ». Una mossa che, fuori e dentro il partito, era stata letta come un azzardo. Non partecipare significa non finire nel calderone delle proteste, com’è successo per i casi di Privacy e Agcom, ma vista l’intenzione del centrodestra di andare avanti, avrebbe significato anche lasciare che il Pdl facesse incetta di consiglieri.
Così, Bersani martedì ha cominciato a scrivere. La lettera l’ha completata ieri, l’ha diffusa in serata. È diretta alle associazioni
Libera, Se non ora quando, Libertà e Giustiziae Comitato per la libertà e il diritto di informazione
(che tiene dentro Federazione nazionale
della Stampa, Articolo 21, Usigrai e altre sigle). Parla di una Rai «umiliata da chi l’ha asservita ai capricci della destra. Incapace di competere, priva di un chiaro indirizzo industriale». Di un male profondo, frutto di «anni di lottizzazione » che hanno inaridito «la capacità innovativa della più grande industria culturale del Paese». «Nella prossima legislatura metteremo mano a una riforma che farà rinascere l’Azienda», promette il segretario, e conclude: «Lunedì scade il tempo per la presentazione delle candidature. Qualora le vostre associazioni ritenessero di indicarne due noi siamo pronti a sostenerle».
Non è la mossa suggerita dall’Udc e da Fioroni: «Sia Monti a decidere tutto il cda». Né quella pensata da Paolo Gentiloni: «Il premier proponga dei nomi, anche se gli altri non ci stanno noi li sosterremo». La scelta di Bersani è piuttosto un anticipo di quanto annunciato in direzione: l’intenzione di «aprire» il partito. «Così si garantisce spazio alla società civile evitando di regalare il Consiglio alla destra», plaude il capogruppo alla Camera Franceschini. Si voterà il 21, se le associazioni saranno in grado di mettersi d’accordo su due nomi il Pd potrebbe eleggerli. Il Pdl ne voterebbe altri due, uno la Lega e due il Terzo polo. «Di fronte alla forca caudina e al ricatto di dover mantenere l’attuale Cda, o peggio che venga nominato dai soliti noti, meglio scegliere il male minore della proposta Bersani», apre l’Idv Di Pietro. «Una novità importante da non lasciar cadere», è l’invito del portavoce di Articolo 21 Beppe Giulietti. Una scelta apprezzabile,secondo il segretario dell’Usigrai Carlo Verna, che però aggiunge: «Non so se sia una svolta data la complessità della scelta di due nomi da parte di quattro associazioni di cui una costituita da una pluralità di sigle».
Attacca Maurizio Gasparri: «È un modo per prendersi i posti facendo finta di non prenderseli, una lottizzazione con i guanti bianchi». Per il capogruppo pdl al Senato «a scegliere sarebbero sempre gli stessi ambienti». Critica che il Pd si aspettava: «Come si fa a dire che Libera è di area? La legalità è di area?», chiede il responsabile Cultura Matteo Orfini. E invita: «Se il centrodestra ha il coraggio, faccia come noi».
La Repubblica 14.06.12