"Che cosa resta di un anno di scuola", di Alessandro D'Avenia
Riassumere in poche battute quello che accade nel vorticoso spazio di 200 giorni è impossibile. Basta un anno scolastico perché ogni studente e ogni docente abbia materia sufficiente per uno o due romanzi. Credo sia la scuola ad avermi costretto a diventare scrittore, altrimenti sarei rimasto schiacciato da tutte le storie che ogni anno mi capita di attraversare, vivere, sfiorare. Scrivere è usare una rete da pesca: ha la sua paradossale forza nei buchi, che lasciano passare l’ovvio della vita, e nei nodi, che trattengono ciò che si nasconde e sfugge sempre. Provo a tirare su le reti: dopo un anno che cosa resta? Proprio l’altro giorno me lo chiedevo e mi è venuta in aiuto una mail di una studentessa (alla fine di un anno chiedo sempre ai miei ragazzi in che cosa posso migliorare la qualità del mio insegnamento e quali errori posso aver commesso senza accorgermene): «Un altro anno è trascorso. È stato un anno intenso ma veloce, forse troppo, ma un anno in cui sento di essere cambiata, di aver fatto …