Fondi mobiliari e immobiliari per cedere quote di patrimonio pubblico. Il governo è pronto a predisporre speciali “veicoli” per valorizzare i gioielli di famiglia, soprattutto quelli degli enti locali – partecipazioni e mattone piazzarne le quote e scardinare così la mole di debito pubblico. Diverse le ipotesi sul tavolo. Dalla Superholding al trust, da società ad hoc (Sgr) al rafforzamento di Cassa depositi e prestiti e Demanio. Obiettivo minimo dell’operazione taglia-debito, almeno 50 miliardi. Ma si può salire. Il tempo è maturo per una spallata al vero mostro dei conti italiani, il suo debito pubblico. Un buco nero che viaggia verso i 2 mila miliardi di euro, oltre il 120% del Pil, rende vulnerabile il Paese e nutre il gioco della speculazione che poi infierisce sullo spread tra Btp e Bund, proiettato ora verso quota 500. L’annuncio del premier Monti, ieri da Berlino, imprime un’inaspettata accelerazione alla più decisiva delle manovre Salva-Italia, l’unico “firewall” plausibile in queste ore di panico sui mercati: l’erosione del debito.
OPERAZIONE TAGLIA-DEBITO
La via tracciata dal presidente del Consiglio riguarda la cessione di quote di patrimonio pubblico, sia mobiliare che immobiliare, a fondi speciali. I «veicoli» sarebbero già stati predisposti, ha fatto capire Monti, ma nulla si sa circa l’entità della massa critica che qui convoglierà. La torta totale vale 571 miliardi e contiene asset immobiliari di Stato e soprattutto di enti locali, che hanno un valore di mercato complessivo superiore ai 400 miliardi. A cui aggiungere partecipazioni (come in Eni, Enel, Finmeccanica, Anas), municipalizzate, concessioni. Gioielli di Stato, ma anche carrozzoni da valorizzare, tra cui l’esecutivo sarà chiamato a scegliere.
NASCE IL FONDO SALVA ITALIA
Ma come avverrà la cessione? Le ipotesi in campo sono diverse. La più accreditata vede in gioco una super-Sgr (Società di gestione del risparmio) o in alternativa la creazione di più fondi immobiliari a cui lo Stato vende parte dei suoi asset. Il fondo si finanzia poi collocando le quote presso investitori privati e istituzionali, il cui rendimento è garantito dal flusso di entrate degli stessi asset, come gli affitti pagati dallo Stato alla Sgr. Si stabilirà poi un vincolo di destinazione degli introiti netti dell’operazione, a riduzione del debito pubblico, escludendo dunque un loro utilizzo per finanziare nuove spese o riduzioni di imposte. Meno probabile la strada della Super-Holding, un bacino enorme in cui far confluire le controllate del Tesoro, le partecipate degli enti locali, gli immobili.
IL RUOLO DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI
Il punto debole dell’operazione “fondo” potrebbe però essere la scarsa liquidità in circolazione. Il mercato in questo
momento “non beve”, come si dice. E anche i tempi non certo brevi di realizzazione. D’altro canto, però, occorre fare in fretta. Ecco che avanza un’altra ipotesi, fattibile e rapida, circolata a più riprese nelle passate settimane. E che vede come protagonista la Cassa depositi e prestiti, società controllata dal Tesoro al 70%, ma fuori dal perimetro della pubblica amministrazione (in teoria, può fare debito per acquistare, ma incorrerebbe nel veto di Bankitalia), che gestisce circa 120 miliardi di risparmio postale degli italiani. Un bacino da cui attingere risorse per acquistare partecipazioni azionarie del ministero dell’Economia, anche fino a 50 miliardi, obiettivo considerato non troppo distante dalle intenzioni del governo sull’intera operazione.
SACE E FINTECNA
A fare gola, sono soprattutto Sace e Fintecna, società pubbliche floride, ricche di liquidità, tra i 10-15 miliardi, si stima, con le quali creare sinergie industriali nelle attività che ne disegnano il “core business”: l’assicurazione del credito alle esportazioni e soprattutto l’immobiliare, attraverso Fintecna immobiliare (a quel punto si dovrebbe escludere però Fincantieri, l’altra controllata di Fintecna). La leva finanziaria derivante dalla valorizzazione di queste
expertise
porterebbe in cassa i 50 miliardi desiderati, o più, per fare altri acquisti. Dal canto suo, il Tesoro potrebbe “stracciare” o meglio ritirare dal mercato una buona quantità di titoli di Stato, cominciando dai vecchi Btp, anche approfittando delle loro quotazioni ora decisamente ribassate. Il debito pubblico calerebbe.
OBIEZIONI
Esiste un problema politico, come ovvio quando si parla di patrimonio pubblico e partecipate. Ma anche diverse perplessità che spengono i facili entusiasmi. Per quanto riguarda gli immobili, ad esempio, la valutazione del patrimonio non residenziale è di 368 miliardi. Ma la parte libera, non utilizzata per le loro esigenze dalle amministrazioni, ne vale solo 42, l’11% del totale. E poi chi compra? Al contrario, il piano “vendi e riaffitta” potrebbe essere molto costoso, se lo Stato deve garantire un rendimento, rappresentato ad esempio dai canoni di locazione pagati dalle stesse amministrazioni.
La Repubblica 14.06.12
*******
“I tagli”, di Roberto Petrini
Scorte ai furbi, consulenze d’oro, sanità nel decreto Bondi risparmi per 5 miliardi. Un decreto da 4-5 miliardi, prima del Consiglio europeo di fine mese. Tutti tagli, accuratamente selezionati con il metodo della spending review cui sta lavorando l’esecutivo. La destinazione delle nuove risorse è ancora aperta: Monti ieri ha assicurato che non ci sarà una nuova manovra e dunque riprende quota la possibilità di evitare con le risorse recuperate l’aumento dell’Iva. Resta comunque il buco di 6-8 miliardi dovuto alla caduta delle entrate che potrebbe essere abbuonato dall’Europa come conseguenza della congiuntura avversa.
Il pacchetto di interventi parte dalla sanità per cui è prevista una riduzione della spesa per beni e servizi di 1,5 miliardi.
Sulla questione ticket ieri toni da giallo: in mattinata, dopo una riunione tra il ministro della Sanità Balduzzi e i presidenti delle Commissioni parlamentari, sono emerse indiscrezioni
su un piano del governo per legare il pagamento dei ticket ai redditi suddivisi in sei fasce (da 6 mila euro a sopra 40 mila euro) con entrate di 5 miliardi in cinque anni. L’altra ipotesi emersa, già nota e sul quale il governo ha invece ammesso di lavorare, è quella dell’introduzione di franchigia gratuita per accedere alle prestazioni proporzionali al reddito familiare al di sopra della quale scatterebbero i copagamenti. Il ministero ha smentito le sei fasce, ma Ignazio Marino (Pd), presente alla riunione, ha confermato che l’ipotesi è stata formulata dal governo. Balduzzi ha ribadito che si tratta di un piano allestito dal precedente governo e che si sta lavorando ad una partecipazione «equa» di «importo modesto e correlata al reddito familiare».
Non è dunque escluso un rafforzamento dei ticket.
La “centrale” nazionale valuterà le spese di Asl, Regioni, Comuni
AFFITTI, medicinali, computer, gestione dei rifiuti, dell’illuminazione e risme di carta per fotocopie. Non si salverà nulla dalla spending review di Bondi. Nel mirino la spesa per consumi intermedi delle amministrazioni centrali dello Stato che ammonta a circa 18 miliardi. L’obiettivo è quello di recuperare circa 4 miliardi (di cui 1,5 dalla sanità). Il perno intorno al quale girerà l’intera operazione è il sistema a rete, in grado di interessare anche la grande macchina degli enti locali e delle Asl: un meccanismo già varato con la Finanziaria 2007, ma mai concretamente sviluppato. La “centrale” di acquisti nazionale dovrebbe predisporre dei contratti quadro delle varie categorie merceologiche che poi le Consip federali metterebbero in atto in base alle necessità locali. Nessun acquisto dovrebbe sfuggire all’occhio della Consip che diventerà una sorta di difensore del contribuente.
Il buono pasto sarà più leggero Polizia e Finanza, alt al turnover
IL RINVIO a gennaio del pagamento della tredicesima per gli statali è stato in ballo fino all’ultimo momento, poi è stato scongiurato. Ma il pacchetto pubblico impiego disegnato dalla spending review riserva molte sorprese. La prima è costituita dalla riduzione del buoni pasto degli statali che saranno ricondotti a un importo unico per tutte le amministrazioni. Previsti inoltre interventi sulle consulenze che saranno ulteriormente tagliate del 75 per cento e un giro di vite sui contratti flessibili e precari. Inoltre, anche per settori come le forze dell’ordine e l’esercito, si profila un blocco assoluto del turnover per il 2012 e il 2013.
Troppi 2000 angeli custodi Nuova stretta sulle auto blu
SOLO chi ha veramente necessità di essere protetto avrà diritto alla scorta. E’ questa la linea di Enrico Bondi, noto per recarsi in utilitaria alla Parma-lat: una attenta “ricognizione” di tutte le scorte di Polizia e Carabinieri è già cominciata in sintonia con Interni e organismi di sicurezza nazionale, in modo da arrivare a una drastica riduzione. La proposta è contenuta nella relazione presentata da Bondi al Comitato interministeriale guidato da Monti. Sono 550 le persone sottoposte a tutela in Italia. Ad esse sono dedicati 2 mila uomini delle forze dell’ordine e militari. Oltre alle scorte, nel mirino ci sono le auto blu: già nei primi 5 mesi dell’anno, l’intero parco auto delle amministrazioni pubbliche ha registrato una riduzione netta di 1.117 vetture, come saldo tra 836 nuovi contratti (per il 63% rinnovi di contratti di noleggio) e 2.013 cessazioni o dismissioni. Diminuiranno ancora.
Un anno di “cassa” obbligatoria poi il travet andrà in pensione
DUE piani alternativi per alleggerire la platea dei pubblici dipendenti. Il primo riguarda il prepensionamento degli statali che verrebbero “rottamati” al compimento del sessantesimo anno di età: entrerebbero in una sorta di cassa integrazione nella quale avrebbero diritto all’80 per cento dello stipendio fino al raggiungimento dei requisiti per il pensionamento. Il piano alternativo riserverebbe la misura solo ai dirigenti pubblici: costoro sarebbero collocati nella condizione di esubero solo al compimento dei 42 anni di contributi. Per i dirigenti dello Stato si profila anche il rischio di un tetto alle retribuzioni sulla scia di quello delle posizioni “top” della Pubblica amministrazione che devono restare al livello del primo presidente di Corte di Cassazione.
Pompieri solo in sedi pubbliche E chiudono 33 piccoli tribunali
LA SCURE si abbatterà sui tre dipartimenti del ministero degli Interni (che saranno unificati), sul parco auto e sulla spese energetiche degli edifici della polizia. Inoltre le sedi territoriali dei Vigili del fuoco verranno trasferite in immobili demaniali e sarà istituita una centrale unica per gli acquisti. Questo il piano per la spending review messo a punto dal ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri. I risparmi attesi ammontano a circa 200 milioni. Pronte anche le proposte del ministro della Giustizia Severino che si propone di risparmiare 76 milioni: si prevede un taglio di 33 piccoli Tribunali di provincia e 37 Procure. Prevista anche l’eliminazione di tutte le 220 sezioni distaccate esistenti. Con uno spostamento di 461 magistrati e 7 mila dipendenti amministrativi.
Cura dimagrante per il ministero La Motorizzazione s’autofinanzia
RIVOLUZIONE nel sistema che amministra i trasporti in Italia: dalle sede locali a quelle centrali, dalla Motorizzazione alle autorità portuali, con un forte snellimento della stessa struttura del ministero. Si parla di una riduzione con effetto immediato degli organici e di una forte razionalizzazione delle strutture territoriali del ministero con l’obiettivo di calibrare il personale «in relazione al carico di lavoro e alla dimensione della scala di attività». In agenda anche la riforma della Motorizzazione civile che dovrebbe trasformarsi in un’agenzia di servizi autofinanziati. Il piano prevede anche una riforma del trasporto pubblico locale con il trasferimento alle Regioni di alcuni servizi ancora gestiti direttamente dal ministero.
La Repubblica 14.06.12