Sintesi della relazione alla Direzione nazionale del segretario Pier Luigi Bersani
Se in un sommovimento così profondo, se in acque cosi mosse, qualcuno pensa che il compito nostro sia quello di giostrare sugli accorgimenti tattici o sui rapporti politici o perfino sui temi programmatici, si sbaglia. Sono cose che ci vogliono ma che da sole non arrivano a grande parte della popolazione. Il sommovimento è molto, molto profondo. “Tocca a noi” vuol di re tocca a noi giocarcela e investire il consenso che abbiamo sul punto principale della questione, il punto che sta fra politica e popolo, che sta nella faglia che si è aperta fra grande parte dei cittadini e il sistema e che nel profondo, secondo me, è un bisogno di sentirsi comunità e l’impossibilità di esserla: perché la grande traduttrice, colei che traduce l’individuo nella comunità, e cioè la politica, ha ormai un suono che tantissima gente non sente. Quindi noi non staremo fermi. Ci muoveremo. Non lasceremo erodere il consenso che abbiamo, lo investiremo rischiando qualcosa, come succede sempre per un investimento.
Ecco dunque il percorso che vi propongo e che è organizzato su tre punti.
Primo punto. Per intervenire su quella faglia, su quella frattura bisogna cominciare dalla legge elettorale. Adesso basta. Districhiamo il nodo che si è avviluppato fra riforma elettorale e costituzionale. Il Semipresidenzialismo non è la nostra opzione. Noi siamo per un sistema parlamentare riformato, semplificato e rafforzato, per un ruolo forte del Governo e per una preziosa funzione di equilibrio del Presidente della Repubblica. Naturalmente il semipresidenzialismo è una posizione legittima, ma non è comunque percorribile in questo scorcio di legislatura. Lo stesso PDL nei suoi emendamenti riconosce l’esigenza di leggi di attuazione non banali (a cominciare ad esempio dal conflitto d’interesse) e che non potrebbero essere lasciate fra le varie ed eventuali. E per favore, non si mostri di voler proseguire l’iter o far finta di proseguirlo con qualche voto a maggioranza. In una situazione come quella in cui siamo sarebbe ridicolo. Abbiamo detto più volte e lo ripetiamo che per noi la prossima sarà una legislatura costituente. Siamo pronti a prenderci impegni su questo anche trovando assieme le vie ed eventualmente gli strumenti per formalizzare questo impegno. La legge elettorale sia quindi liberata da ogni condizionamento. Lo ripetiamo per noi (e non solo per noi!) il doppio turno di collegio ha una sua rinnovata attualità, dal punto di vista della percezione dei cittadini, della chiarezza politica, del contributo che può dare in termini di composizione e quindi di governabilità (questione che sta emergendo acutamente). Il doppio turno non è come è ovvio necessariamente connesso agli assetti costituzionali. Questa è la nostra proposta, che ribadiamo, sperando che si comprenda che non è per noi (noi avremmo più sicuri vantaggi da altre soluzioni) ma è per l’Italia. Detto questo, noi non aggiungiamo: o è così o ci teniamo il porcellum. Se qualcuno di noi lo pensasse (e non lo credo) dovrebbe avere la bontà di dichiararlo. Non possiamo permetterci che ad ogni passo di mediazione parta l’accusa di volerci vendere l’anima. Io ribadisco il no al porcellum che considero una causa principe del distacco dei cittadini e che non ha consentito la governabilità. Considero peraltro che i tempi ormai sono molto molto stretti.
Alfano ha detto: tre settimane! Gli rispondo: bene, tre settimane e si decide se c’è l’accordo o no e lo si decide all’aperto. I nostri paletti concettuali sono chiari:
1) basta liste bloccate. Per noi la strada maestra sono i collegi.
2) massima attenzione alla governabilità e quindi alla possibilità dei cittadini di pronunciarsi utilmente sull’indirizzo di governo. Ai primi di luglio dobbiamo sapere con ragionevole certezza la soluzione. Chiedo quindi mandato alla Direzione per metterci al lavoro da domani con le altre forze politiche.
Il Secondo punto del percorso su cui ugualmente lavorare da domani è un UN PATTO DEI DEMOCRATICI E DEI PROGRESSISTI PER L’ITALIA.
E’ una proposta che propongo di avanzare non solo ai Partiti di un centrosinistra di Governo ma ad Associazioni, Movimenti, Liste Civiche, Sindaci e Amministratori, Singole personalità che si riconoscono nel campo democratico e progressista. Un Patto, e cioè una Carta di intenti PER LA RICOSTRUZIONE E IL CAMBIAMENTO che delinei una idea di Paese alternativa alle pulsioni regressive e populiste a cui l’Italia e l’Europa sono esposte. Una carta di intenti in cui possano riconoscersi le chiavi essenziali del nostro progetto (la legislatura costituente e la riforma delle istituzioni e della politica; il lavoro e la conoscenza, la loro centralità; l’equità, il civismo, la legalità).
Una carta di intenti che significhi per tutti una forte assunzione di responsabilità verso il Paese, verso la sua salvezza e le sue esigenze di cambiamento e di riforma e verso le speranze della nuova generazione. Quindi un passaggio non formale ma sostanziale che seguiremo assieme già dai prossimi giorni.
Terzo punto. Io credo che sia giusto ed utile che sulla scorta di questo fondamentale Patto si proceda entro l’anno a primarie aperte per la scelta del candidato dei Progressisti e dei Democratici italiani alla guida del Paese. Io mi candiderò, ma mi candiderò dentro a quel percorso e in una giornata di grande partecipazione costruita non per allestire generiche carovane o determinare questa o quella rendita di posizione ma per ricavare governabilità dalla partecipazione, per riconnettere politica e società, per mettere in movimento la forza dei progressisti e non lasciarla spettatrice di acrobazie altrui, spesso senza capo né coda; perché alla fine la democrazia è guardare la gente negli occhi e farla scegliere liberamente. Si dimostrerà che questo lo facciamo solo noi. O vogliamo forse disperdere un punto di forza, un punto distintivo così grande e così vero?
So di chiedere al mio Partito un atto di generosità e il coraggio di una sfida. Conosco bene le contraddizioni, i problemi che dovremo affrontare. Ma io ho sempre pensato che metterci al servizio di un processo più grande di noi non riduce né il ruolo né la forza del nostro Partito. Le accresce, semmai. Facciamo questo percorso con fiducia e sicurezza. La strada che abbiamo compiuto assieme dal Lingotto ad oggi ha avuto inciampi, problemi, difficoltà. Ma ci siamo. Siamo il principale Partito del Paese; siamo un Partito centrale, ma non nella geometria politica; siamo centrali nel rapporto fra politica e Paese. E’ questa la responsabilità da prenderci per essere davvero utili all’Italia.
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La Direzione del PD si è aperta questa mattina con un ricordo del terremoto in Emilia e una promessa di aiuto alle popolazioni.
“Voglio esprimere cordoglio per le vittime, consapevolezza per la gravita? dei danni anche all’identità di quei luoghi magnifici”, ha detto Bersani aprendo i lavori. “Esprimiamo anche la nostra ammirazione e il ringraziamento per tutti coloro che aiutano le popolazioni”, ha aggiunto il segretario, “noi ci sasremo sempre anche quando verranno meno i riflettori”.
Introducendo il suo intervento alla Direzione, il Segretario ha annunciato che la sua relazione “secondo una buona consuetudine” sarà messa ai voti della platea ed ha volto uno sguardo al panorama politico internazionale ed in particolare alla Siria.
“L’Italia deve fare di più per la crisi siriana. L’autocrate siriano sta massacrando la sua gente, l’opposizione è sempre più divisa, non si vede una via d’uscita: bisogna togliere le protezioni internazionali ad Assad, a cominciare da Russia e Cina. Se abbiamo voce in capitolo – ha detto il leader democratico – con quei paesi facciamola sentire con più forza”.
Per quanto riguarda la situazione interna al nostro Paese, Bersani ha espresso delle richieste chiare al governo Monti: “Su fiducia e equità bisogna che l’azione di governo si caratterizzi meglio. La situazione è difficile ma c’è bisogno di risposte immediate e di qualche segnale concreto, come pagamenti più veloci dalla P.A. alle imprese, la risoluzione della questione degli esodati e qualche margine per gli investimenti. Bisogna guardarsi dalla politica degli annunci. Non è più tempo di parole facili. C’è bisogno di risposte meditate e concrete”.
Il Segretario ha comunque ribadito lealtà al governo tecnico, ringraziando Monti e Napolitano per quanto stanno facendo, pur imputando a Monti un approccio un po’ ‘ragioneristico’ nella tenuta dei conti pubblici. Citando il Presidente della Repubblica la platea della Direzione del PD ha applaudito calorosamente.
“Per noi la legislatura si chiude nel 2013. Sappiamo che non è tutto nelle nostre mani e vediamo segnali di instabilità che però non vengono da noi. Se è vero che i conti devono tornare è anche vero che questo è possibile anche senza approcci ragionieristici che vedo troppo spesso”.
E sulla crisi europea, dalla quale non possiamo prescindere, Bersani ha lanciato una chiara richiesta: “Non c’è più tempo, bisogna che la Germania si muova e ci siano alcune decisioni. Al Consiglio Europeo di giugno si deve arrivare a qualche decisione. L’uscita della Grecia dall’euro non è pensabile, è un pensiero da apprendisti stregoni”.
Bersani ha poi analizzato la situazione contingente della politica italiana e il ruolo che il PD è chiamato a svolgere. “Tocca a noi prendere la guida della proposta politica per i prossimi anni, che vuol dire investire il consenso che abbiamo su un punto principale della questione, che è la faglia che si è aperta tra i cittadini e il sistema. Noi non staremo fermi, ci muoveremo, non lasceremo erodere il consenso che abbiamo, lo investiremo rischiando qualcosa come succede sempre per un investimento”.
E parlando della Lega ha fatto una battuta: “La Lega è al guinzaglio, come si è visto nelle ultime votazioni in Parlamento. Una volta almeno abbaiavano”.
Il Segretario ha quindi proposto “un centrosinistra di governo aperto ad un patto di legislatura con forze democratiche e civiche moderate. Un patto tra progressisti e moderati per ricostruire il Paese che non equivale certo a una ‘ammucchiata’. Noi non abbiamo nessuna guerra da fare ma a questo partito è consentito chiedere chi è e cosa vuole fare, che significa non limitarsi alle proposte sulla raccolta differenziata ma dire qualcosa di più preciso”, ha detto, riferendosi al Movimento 5 stelle di Beppe Grillo.
E a Di Pietro, il Segretario del PD ha detto: “Decida se vuole insultarci e attaccarci ogni giorno o fare l’accordo. Decida se vuole mancare di rispetto alle Istituzioni della Repubblica o fare l’accordo. Quelle cose assieme non possono stare. O l’una o l’altra”.
Primarie aperte entro l’anno per la scelta del candidato premier dei progressisti e dei democratici italiani. E’ l’altra proposta avanzata da Bersani che ha annunciato la sua candidatura ed un significativo rinnovamento della classe dirigente democratica.
“Abbiamo nuove forze da mettere in campo. Abbiamo forze per un rinnovamento vero. Questo mi fa dire che siamo nelle condizioni di mandare avanti persone nuove e sperimentate, e di mettere sulle loro spalle le responsabilità. Questo avverrà. Lo considero parte del mio compito. Non avverrà senza il presidio di esperienza maturate negli anni, ma detto questo, il rinnovamento avverra”, ha assicurato il leader democratico.
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