attualità, politica italiana

"Centrodestra in picchiata Grillo ormai tallona il Pdl Pd primo partito al 27,5%", di Roberto Biorcio e Fabio Bordigon

La pesante sconfitta subita, alle recenti amministrative, dalla ex-coalizione di centrodestra ha provocato un cambiamento degli orientamenti di voto impensabile fino a poche settimane fa. Il Pdl, in caduta libera insieme alla Lega, vede minacciato il suo ruolo di principale avversario del centrosinistra. Il Pd consolida il suo primato tra le forze politiche, ma non riesce ad attrarre nuovi consensi. A rendere più incerto il quadro politico concorrono l´aumento dell´astensionismo, la sfiducia verso i partiti e la progressione del Movimento 5 Stelle. I dati dell´Atlante politico di Demos confermano, inoltre, la netta flessione dell´apprezzamento per il governo nei primi mesi del 2012.
Il Pdl e la Lega raccoglievano più del 45% dei voti nel 2008 (e ancora nel 2009): questo bacino di consenso appare oggi dimezzato (22%). La formazione di Alfano perde sei punti rispetto alla precedente rilevazione (17%), mentre molti ex-elettori del partito si collocano nella zona grigia – che si attesta al 41% dei potenziali elettori – dell´incertezza e della possibile astensione. Nel caso della Lega (4,6%), il peso elettorale si è ridotto alla metà in due soli (travagliati) mesi. Grava, su tutta l´area del centrodestra, la delusione per l´epilogo dell´ultima esperienza di governo, e il declino dei leader storici: Bossi e Berlusconi sono precipitati agli ultimi due posti nella graduatoria delle personalità politiche.
I vincitori della recente tornata elettorale, nelle opinioni degli italiani, sono stati due: la coalizione di centro-sinistra guidata dal Pd e la lista di Beppe Grillo. Il Movimento 5 Stelle (stimato oggi al 16%) ha triplicato in pochi mesi i suoi consensi, dando espressione alle proteste contro i partiti e le politiche del governo, ma anche alle domande di cambiamento e di ascolto per i problemi dei cittadini. Il Pd (27,5%) si conferma primo partito, e insieme alle altre formazioni di centrosinistra mantiene un´area di consenso superiore al 44%. Tuttavia, la coalizione che alle recenti consultazioni si è affermata in molti comuni appare, per ora, incapace di allargare il proprio bacino elettorale.
Allo stesso modo, i partiti del Terzo Polo, che sostengono con grande convinzione il governo Monti, non sono riusciti a intercettare i voti in uscita dall´area di centro-destra. Le preferenze per l´Udc (7,2%) e per Fli (2,5%) si sono anzi lievemente ridotte.
D´altra parte, la luna di miele tra l´esecutivo e gli italiani appare da tempo conclusa. Tra marzo e aprile i giudizi positivi sul governo sono scesi di circa venti punti, e fanno segnare una lieve ripresa nell´ultimo sondaggio (45%). Nonostante i forti malumori suscitati dai provvedimenti in materia economica e fiscale, Monti continua a beneficiare della speranza diffusa che il governo ci possa traghettare fuori dalla crisi – opinione però in evidente calo rispetto a marzo. Così, l´apprezzamento per il Presidente del Consiglio (52%) e per i suoi ministri – sebbene ridotto di oltre dieci punti – resta superiore a quello degli altri leader politici.

La Repubblica 02.06.12

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“Il partito che non c´è”, di ILVO DIAMANTI

È un Paese sospeso, quello che emerge dal sondaggio dell´Atlante Politico di Demos. Un Paese spaesato, in cerca di prospettive politiche ancora incerte. E per ora, comunque, insoddisfacenti. Il governo, dopo il sensibile calo di fiducia subìto fra marzo e aprile (circa 20 punti in meno), sembra aver recuperato consenso, fra i cittadini. Oggi il 45 per cento degli italiani ne valuta positivamente l´operato. Una quota elevata, se si pensa alle difficoltà economiche e sociali del periodo. E al malessere suscitato dalle politiche fiscali, in particolare dall´Imu, giudicata negativamente dal 70 per cento degli intervistati. Se si pensa, inoltre, che quasi il 50% degli italiani giustifica le proteste – talora clamorose – contro Equitalia. Nonostante tutto ciò, una consistente maggioranza della popolazione (60%) continua a credere che, alla fine, il governo “ce la farà” a condurci fuori dalla crisi. E per questo, probabilmente, ne sopporta le scelte, per quanto con insofferenza. D´altronde, Monti stesso, personalmente, è giudicato positivamente da oltre il 50% degli intervistati. E si conferma, quindi, il leader “politico” più affidabile, presso gli italiani. Molto più di qualunque altro leader di partito o aspirante tale. Da Bersani a Di Pietro, passando per Fini, Casini e Montezemolo. Mentre la popolarità di coloro che avevano guidato la maggioranza di governo per circa un decennio, Berlusconi e Bossi, è scesa ai minimi storici. La perdita di credibilità personale – e familiare – di Bossi ha coinvolto tutta la Lega. Compreso Maroni. Da ciò la crisi che ha affondato il centrodestra, attualmente privo di leadership ma anche di riferimenti politici.
Gli orientamenti di voto riflettono questo senso di spaesamento, rivelato – e accentuato – dalle recenti amministrative. Segnalano, in particolare: a) lo sfaldamento del Pdl, ormai dimezzato, rispetto alle elezioni politiche del 2008; b) la frana della Lega scivolata poco sopra il 4%, come 10 anni fa; c) Mentre il Pd e l´Idv tengono bene, anche se non riescono a intercettare lo sfarinamento dei partiti di centrodestra. Il Pd, in particolare, si conferma primo partito in Italia. D´altronde, secondo gli intervistati, è la formazione politica che si è rafforzata maggiormente, in seguito alle elezioni amministrative. d) Insieme, ovviamente, al Movimento 5 Stelle (M5S), promosso e ispirato da Beppe Grillo. Il quale, dal punto di vista elettorale, è stimato oltre il 16%, poco al di sotto del Pdl. Il successo alle recenti amministrative ha contribuito ad allargare ulteriormente la sua base elettorale. Il M5S è divenuto, infatti, il collettore privilegiato dell´insoddisfazione sociale verso il sistema partitico. Un sentimento generalizzato, che non dà segni di rallentamento.
Oltre il 40% degli intervistati, infatti, vede nella “protesta contro i partiti” la principale ragione di successo del Movimento. Una valutazione condivisa anche dal 27% degli elettori del M5S, i quali, però, danno maggiore importanza ad altri argomenti: l´estraneità dei candidati alle logiche di potere e la concretezza dei programmi proposti ai cittadini. Resta, comunque, l´incognita sulla capacità del Movimento di “tenere” la scena politica, oltre a quella elettorale. Soprattutto, oltre i confini locali. Infatti, quasi metà degli italiani (la maggioranza) ritiene il M5S in grado di “amministrare” le città e il territorio. Ma quasi 7 persone (e 4 elettori del M5S) su 10 non lo considerano capace di governare, a livello nazionale.
Da ciò l´impressione di un Paese sospeso. In attesa di un cambiamento ancora incompiuto. A cui Grillo e il M5S hanno offerto una risposta, uno sbocco. Sfruttato da molti elettori che, in un primo tempo, non li avevano presi in considerazione. Non è un caso se, rispetto a un mese fa, l´elettorato del M5S ha modificato sensibilmente il profilo sociopolitico. In particolare, al suo interno sono aumentati: a) gli elettori dei comuni medio-piccoli; b) le persone di età medio-alta; c) le componenti di centro-destra; d) gli elettori provenienti dalla Lega e dal Pdl. In altri termini: il M5S ha intercettato il disagio diffuso fra gli elettori. L´ha canalizzato, dandogli visibilità. Ma senza risolverlo.
La domanda di cambiamento politico, infatti, resta molto estesa, al punto che circa un terzo degli elettori sostiene che, se si presentasse un partito “nuovo”, guidato da un leader “nuovo” e “vicino alla gente”: lo voterebbe “sicuramente”. Si tratta di un orientamento trasversale. Particolarmente accentuato nella base elettorale dei soggetti politici che in precedenza detenevano il monopolio della rappresentanza del “nuovo”, come la Lega. Ma anche l´Idv e Sel. Tuttavia, questo orientamento appare ampio anche fra gli elettori dell´Udc, alla ricerca, da tempo, di un modo – e di uno sbocco – per uscire dal “centro”, che rischia di trasformarsi in un ghetto. Schiacciato da destra, sinistra e, ora, anche dal M5S.
Siamo, dunque, in una fase fluida. Il “mercato elettorale” è instabile, in cerca di un´offerta politica adeguata. Che stenta a delinearsi. Così cresce la voglia di “nuovo”. Anche se per gran parte degli elettori (quasi sette su dieci) il “nuovo” è il “vecchio” rivisto e ri-qualificato. Per cui si traduce, anzitutto, nella domanda di “rinnovamento” degli attuali partiti. Ma il “rinnovamento”, per la grande maggioranza degli elettori (il 61%), significa “ricambio e svecchiamento” della classe dirigente.
D´altra parte, fra i motivi che hanno favorito il M5S alle recenti amministrative, un ruolo importante è stato sicuramente giocato dalla figura e dall´immagine dei candidati. Giovani e preparati. Estranei a lobby e interessi. In grado di esprimere opinioni competenti sulla realtà locale. Senza slogan e senza retorica.
Ciò suggerisce che, per rispondere all´insofferenza verso i partiti, che si respira nell´aria, non sarebbero necessarie grandi rivoluzioni – politiche e antipolitiche.
Basterebbe che i principali partiti attualmente presenti sulla scena politica fossero in grado di rinunciare alle logiche oligarchiche e centralizzatrici che li guidano.
Basterebbe che offrissero maggiore spazio e ruolo ai dirigenti e ai militanti giovani, presenti e impegnati sul territorio. (Ce ne sono molti, nonostante tutto, ma vengono puntualmente scoraggiati.)
Basterebbe.
Ma non ne sono capaci. Così, avanza la richiesta del Nuovo-a-ogni-costo. Ormai, un mito, più che una rivendicazione. Travolge tutto. E rende la “nostra” Democrazia: “provvisoria”. La Politica e i partiti: inattuali.

La Repubblica 03.06.12