Napolitano: «Impegno per risorse adeguate per assistenza e ricostruzione». Solidarietà e unità, ma anche impegno per l’assistenza alle popolazioni terremotate e per la ricostruzione. Nei giorni del dolore, il presidente offre la solidità della casa comune per rassicurare chi la propria casa l’ha persa. È questo il senso del videomessaggio che Giorgio Napolitano ha rivolto ieri agli italiani in occasione delle celebrazioni della festa della repubblica che avverranno oggi. Parole forti e piene di empatia umana e sociale: «Sentiamo l’angoscia di chi ha visto travolte vite operaie e certezze di lavoro nel crollo dei capannoni». Ed è lui stesso a farsi garante dell’impegno dello stato e della solidarietà nazionale, certo del risultato positivo: «Ce la faremo – afferma il capo dello stato, che giovedì prossimo visiterà le zone del sisma – e lo dico con fiducia innanzitutto a voi, gente emiliana, conoscendo la vostra tempra».
Nessun accenno alle polemiche sui costi della parata, e invece la riaffermazione del «rispetto » che si deve alle forze armate, ai corpi di polizia, alle rappresentanze della Protezione civile e del volontariato che operano nell’interesse «comune »: «Penso a quel che fecero i militari da protagonisti del movimento di liberazione da cui 66 anni fa nacque la repubblica, penso ai nostri contingenti impegnati in missioni internazionali di pace».
Poi, il messaggio politico, quello che sta a cuore a Napolitano sin dall’inizio del suo settennato, e che ieri ha riassunto in due parole: unità e solidarietà, necessarie «per superare tutte le emergenze e le prove». Insieme alle corrette modalità del vivere da cittadini: «Libero confronto tra diverse opinioni e proposte, non vecchie contrapposizioni ideologiche. Senso dell’interesse generale, senso dello stato, volontà di cambiamento» per «rendere più giusta una società troppo squilibrata e iniqua», «rinnovare la politica e rafforzare la democrazia». «Con questi intenti – è l’invito di Napolitano – anche se con animo turbato, celebriamo concordemente in questi giorni la repubblica e la costituzione, per trarne forza, per costruire un’Italia migliore».
Una festa completamente diversa da quella di un anno fa, quando erano in corso le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’unità d’Italia e a Roma arrivarono capi di stato e di governo di 81 paesi. Oggi la sfilata, dimezzata nella sua composizione e senza mezzi militari né frecce tricolore, sarà preceduta da un minuto di silenzio per ricordare le vittime del terremoto. Ma questo 2 giugno è lontanissimo dal precedente anche per un altro, fondamentale motivo: perché la persona che ieri blaterava di euro da far stampare dalla nostra zecca l’anno scorso era ancora a capo del governo, veniva fischiato dalla folla e rompeva il protocollo, andando a battere sulla spalla del re spagnolo, come un discolo che non sa comportarsi in società. Grazie a Napolitano, spettacoli di questo genere oggi e in futuro ci saranno risparmiati.
Quello di ieri è stato quasi sicuramente l’ultimo messaggio da presidente in occasione della festa della repubblica – Napolitano ha esplicitamente escluso una sua riconferma – e conteneva i temi più importanti sviluppati in questi anni al Quirinale, quasi il senso di una missione. Nel 2006, appena eletto, così il capo dello stato aveva concluso il suo primo messaggio per il 2 giugno: «Nulla è più necessario, ora, che un clima di operosità e di responsabile collaborazione nel libero confronto delle idee e delle posizioni politiche. Corrispondere a questa necessità sarà l’impegno della mia presidenza». È stato di parola.
da Europa Quotidiano 02.06.12