"Chi non vuole le riforme", di Claudio Sardo
Cambiare la legge elettorale è una necessità vitale per la nostra democrazia malata. L’Italia non può permettersi un’altra legislatura segnata dal distacco crescente tra elettori ed eletti, da premier che rivendicano un mandato diretto senza averne titolo, da coalizioni rissose che nessun premio di maggioranza riesce a cementare. Per questo la sortita berlusconiana sul presidenzialismo non annuncia nulla di buono. Il nostro sistema ha già avuto in questo ventennio una torsione presidenzialista: ma questa è parte della malattia di cui soffriamo, delle manomazioni che sono state prodotte al nostro impianto costituzionale. Dovremmo liberare il sistema dalle zavorre populiste, dai miti iper-democratici (che hanno prodotto effetti autoritari), dalla demagogia gettata a piene mani nei delicati ingranaggi istituzionali. Invece rischiamo di ritornare al punto di partenza. Di perderci in un labirinto che può uccidere la democrazia rappresentativa. La crisi della politica è grave. Non solo in Italia. La ragione prima della crisi non sta certo nelle storture del sistema istituzionale. Il sistema vacilla innanzitutto perché la politica non si mostra capace di risolvere i gravi problemi sociali …