Bersani, com´è ovvio, non ci sta. Finire sotto processo avendo vinto nella stragrande maggioranza dei comuni al voto, irrita il segretario dei Democratici. E se gli si chiede: «Allora, il Pd ha paura del rinnovamento?». La risposta è secca: «Il nuovo noi l´abbiamo già, basta scoprirli i giovani sindaci, i nuovi amministratori, anche i parlamentari di ultima leva. Non sono affatto messi di lato, forse sono meno visibili perché non vanno nei talk show… ma sono pienamente in campo». Esempi? Il neo sindaco di Alessandria, Rita Rossa. E quello di Asti, Fabrizio Brignolo…
Detto questo, Bersani sa bene che la sfida è complicata e che il Pd ha vinto ma non convinto, se l´astensionismo è stato da record, se non è riuscito a drenare voti al centrodestra ormai nel caos, se c´è stato il boom di Grillo. Il tribuno cinquestelle attacca di nuovo il leader del Pd, che evita questa volta di rispondergli: «Dica pure… «, lo liquida. Però i grillini non possono essere sottovalutati né ignorati. Di tutto questo, ma soprattutto delle preoccupazioni per il Paese, il segretario parlerà nella direzione convocata per martedì. Sulle accuse di mancato rinnovamento dirà: «Vedrete, le novità saranno nelle candidature e nella squadra di governo. Non solo rinnovamento dal punto di vista anagrafico ma anche necessità di competenze». Per quanto riguarda l´Italia e la crisi. «Che sia necessario un cambio di passo lo sappiamo prima noi degli altri, l´abbiamo sempre ribadito». Martedì sera a cena da Monti a Palazzo Chigi, Bersani ha lanciato un vero e proprio allarme: «Ci vogliono segnali concreti, un allentamento del patto di stabilità per i Comuni, per fare ripartire le imprese, fare girare lavoro e liquidità. E questi segnali ci vogliono subito». Ha anche insistito per una soluzione sugli esodati, e ci torna ieri: «Il presidente del Consiglio ci ha detto che questo problema sarebbe stato risolto, non è stato ancora così. Noi stiamo facendo una nostra proposta di legge, perché il problema va risolto».
Su alleanze ampie, dalla sinistra ai moderati, e sulla nuova legge elettorale (il doppio turno) tira dritto. «Siamo solidi», è il leit motiv. Però in direzione si annuncia battaglia. Si è già accesa sul web del resto, a colpi di post nei vari blog, da quello di Pippo Civati a Sandro Gozi a Paola Concia. Presenteranno un documento per chiedere rinnovamento? L´ipotesi è sul tappeto. Di certo annunciano interventi. Gozi anticipa il suo: «Credo che il dato dell´ultima tornata elettorale dimostri che abbiamo tenuto davanti al crollo del sistema ma non siamo capaci di raccogliere un voto che sia uno. In pratica abbiamo resistito, ma non interpretato il bisogno di cambiamento che gli italiani stanno non dicendo ma urlando con il voto a Grillo e con l´astensionismo». Già nei giorni scorsi aveva aperto un dibattito online: «Vinciamo sul vecchio. Non rappresentiamo il cambiamento e Grillo in Emilia Romagna è un problema ormai grosso come un elefante». Civati insiste sulla necessità di comprendere i grillini e di interpretare il M5S prima che diventi una forza alternativa. Sul suo e-book, che esce oggi lancia un appello sulle dieci cose da fare. Più che una battaglia generazionale, sono i temi dell´ambiente e dell´innovazione che vanno fatti propri. In direzione tornerà su due punti: scegliere dal basso i parlamentari e rendere categorica la regola che chi ha fatto tre mandati non si candidi. Come chiede Renzi, il rottamatore. «L´usura del tempo – ragiona Civati – si fa sentire rispetto a questa classe politica ed è uno dei motivi per cui Grillo ha tanti argomenti. Attenti a non dare altra strada alle derive demagogiche». Renzi infine è il più duro contro la mancanza di rinnovamento e chiede, come anche Civati e Gozi, primarie in autunno, in cui scegliere il candidato premier del centrosinistra.
Subito dopo la direzione, in programma ci sono altri faccia a faccia con Vendola e Di Pietro.
l’Unità 25.05.12