I tagli dell’ultimo governo Berlusconi hanno portato il fondo per il Diritto alla studio universitario da 246 a 12 milioni di euro. Escludendo di fatto dal sostegno economico un’enorme platea di ragazzi. La denuncia dell’Unione degli universitari. Decine di migliaia di studenti italiani hanno diritto ad una borsa di studio ma non la riceveranno mai. Il mega taglio al fondo per il Diritto allo studio universitario (il Dsu) operato dalla coppia Gelmini/Tremonti, prima di passare la mano al governo tecnico guidato da Mario Monti, ha lasciato al palo 145.000 studenti universitari che, stando alla normativa vigente, per reddito familiare e per merito, dovrebbero ricevere un sostegno. A denunciarlo è l’Unione degli universitari che, il 2 giugno, sarà al fianco dei sindacati in occasione della manifestazione unitaria indetta da Cgil, Cisl e Uil a Roma.
“La situazione è ormai insostenibile, il governo deve intervenire con urgenza”, spiega Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Udu. Tra la crisi che colpisce le famiglie, la riduzione della spesa pubblica, le persone che non studiano né lavorano – i cosiddetti Neet – e la disoccupazione giovanile galoppante, la situazione degli studenti si sta facendo davvero pesante.
“Nell’ultimo anno accademico, più di 145.000 studenti si sono visti riconoscere dallo Stato il diritto ad avere la borsa di studio – continua Orezzi – ma sempre dallo stesso si sono sentiti dire che questa borsa non la riceveranno mai: migliaia di studenti sono riconosciuti idonei alla borsa di studio in base al reddito e al merito accademico, ma vengono poi scaricati dal sistema e abbandonati a loro stessi”.
Il taglio inferto dal governo Berlusconi sei mesi fa è stato memorabile: da 246 milioni si è passati a poco meno di 26 milioni nell’anno corrente per raggiungere il minimo storico, appena 12 milioni, nel 2013. A conti fatti, meno 95 per cento, e borse di studio nel 2013 soltanto per 18.000 studenti, “mentre paesi europei come Francia o Germania investono nel diritto allo studio miliardi di euro ogni anno”.
“Senza nessun intervento – aggiunge Orezzi – questi studenti non solo non avranno alcun tipo di prospettiva per i prossimi anni, ma avranno anche un futuro sempre più precario e buio”.
L’ultimo bollettino di ‘guerra’ divulgato dall’Istat fa intravedere per i giovani un futuro a tinte fosche: a marzo 2012, 36 ragazzi italiani su 100 in cerca di lavoro, con età compresa fra i 15 e i 24 anni, sono stati costretti a rimanere con le mani in mano. In Europa, la disoccupazione conta ormai 11 milioni di giovani destinati ad un futuro di precarietà e incertezza. Per coprire completamente le borse di studio occorrerebbero 130 milioni. “Proprio in questo momento di grave crisi sociale anche solo la vendita delle frequenze televisive potrebbe garantire risorse sufficienti almeno ad un piano triennale di finanziamento delle borse di studio per tutti gli studenti aventi diritto”, dice il coordinatore dell’Udu.
Con mille o duemila euro annui, i fortunati che la borsa di studio riescono ad ottenerla riescono a coprire parte dell’affitto mensile, di pranzi e cene lontano da casa e dell’abbonamento mensile al bus o alla metro. Per acquistare i libri e le dispense, per viaggiare per motivi di studio e per tutte le altre spese da sostenere durante l’intero percorso universitario devono intervenire invece i genitori sempre più alle prese con nuove tasse e disoccupazione. “Non si può pensare – conclude Orezzi – di far uscire l’Italia dalla crisi senza liberare nuove energie per rendere più dignitoso il nostro sistema d’istruzione, non si può pensare di risollevare il Paese senza creare nuovo lavoro, non si può vedere un futuro per l’Italia se non si investirà nei giovani”.
La Repubblica 23.05.12